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Recensione: Un soldato semplice - Gabriele Babini

Buongiorno amici lettori!
Ieri volevo scrivere questa recensione, tuttavia sono arrivata a sera che ero ridotta ad uno straccetto per la polvere, quindi, piuttosto che scrivere sciocchezze senza capo ne coda, ho preferito chiudere il computer e mettermi a vegetare davanti alla tv, guardando Pechino Express. 
La recensione riguarda il libro Un soldato semplice di Gabriele Babini, che mi ha gentilmente inviato copia del romanzo...

Un soldato semplice

di Gabriele Babini
ed. Caldera Edizioni
pp. 179
€ 15,00
Trama
Una cartolina di precetto. La quotidianità travolta da un conflitto di cui non sapeva nulla.
La paura di morire e la voglia di tornare a casa.
La storia di un uomo semplice nel mezzo del più grande evento bellico del ventesimo secolo.
Il dramma della Seconda guerra mondiale negli occhi di un attore non protagonista.
Una guerra ed i suoi protagonisti possono essere raccontati in molti modi. Un modo possibile è quello di prendere una storia, vera, semplice, e di narrarla nella sua completezza. Seguendo, come in questo caso, le vicissitudini del protagonista in prima persona, attraverso i suoi occhi, le sue gesta, le sue emozioni. Ci sono eventi che cambiano la storia del mondo, e all'interno di questi eventi è possibile ritrovare storie eccezionali e straordinarie storie di normalità.
Quella raccontata nelle pagine di "Un soldato semplice" è, appunto, una storia di straordinaria normalità. Raccontata dal protagonista, attraverso le parole del nipote a sessant'anni di distanza. 
Partendo dalla vita quotidiana nella campagna romagnola la storia raccontata nel romanzo ci accompagna assieme al protagonista prima in Jugoslavia, poi in Italia ed in Germania per ritornare, infine, alla propria terra. 
Tra tentativi di fuga, espedienti per restare vivo e i tanti, troppi, interrogativi che una guerra porta con sé in dono ad un ragazzo di diciannove anni. 
La vicenda umana di un ragazzo che parte soldato e torna, inevitabilmente, uomo.

Recensione
Ci sono libri che non solo raccontano una storia, ma diventano l'emblema di ciò che un'intera generazione ha vissuto, libri che parlano di quello che in fondo i nostri nonni (o bisnonni) ci hanno sempre raccontato, libri che nella loro semplicità restano lì nella nostra memoria a ricordarci che quella è la nostra storia. Questo è Un soldato semplice, il racconto genuino e a tratti ingenuo di un normale ragazzo della campagna romagnola, abituato a lavorare e a rimboccarsi le maniche, che da un giorno all'altro è costretto a lasciare la sua casa per partire soldato. Il protagonista è un ragazzo semplice, che sì, ha sentito parlare della guerra che si sta combattendo in Europa, ma sa solo quelle poche notizie che arrivano in paese: che c'è un tale in Germania che vuole conquistare il mondo e che il Duce non vuole perdere l'occasione di avere le sue briciole di potere. Ma in fondo a lui poco importa, la sua vita è fatta della sua famiglia e delle terre da lavorare ogni giorno. Tutto però viene stravolto quando arriva la cartolina di reclutamento, con il suo nome, una data e un luogo. E così il nostro protagonista, soldato anonimo tra i tanti, fa quello che non ha mai fatto in vita sua: parte, lascia il paese dove è nato e cresciuto, e va ad Udine. Inizierà quindi una vera odissea di tre anni che lo vedrà prima marconista dell'esercito italiano in Jugloslavia, poi fuggitivo dopo l'armistizio dell'8 settembre del '43, quindi prigioniero in una Francoforte assediata dai bombardamenti alleati e infine prigioniero liberato in cerca di un modo per tornare a casa, per vedere se una casa c'è ancora.
E' un racconto semplice ed essenziale, fatto attraverso gli occhi del protagonista, tutto in prima persona  e, cosa che mi ha colpito, senza dialoghi diretti. Non è un semplice romanzo, ma quasi un reportage di guerra, chiaro e diretto, forte delle esperienze realmente vissute (dato che Gabriele Babini basa il racconto sulla vita di suo nonno) piene di difficoltà, sofferenza  e paura. E la paura ci accompagna dall'inizio alla fine, perchè non ci sono alti ideali da perseguire andando in guerra, non è questo che la gente vera provava in quel momento, in quel periodo storico, è la paura: di essere arruolato, di trovarsi al fronte con un moschetto che non spara, di non sapere se i tuoi compatrioti ti sono amici o nemici, di non superare un altro inverno, di scoprire che la tua casa non c'è più. 
Sono storie che ti lasciano un groppo in gola mentre le leggi, ma anche dopo quando ci rimugini sopra e ricordi, quando da piccola, ti portavano in gita scolastica ad Alfonsine al Museo della Battaglia del Senio e ti parlano della Linea Gotica, del fronte. E solo ora, con un pizzico di vergogna, pensi che il fronte correva lì dove c'erano case e famiglie. 
Un soldato semplice è un romanzo che consiglio assolutamente, perchè ti fa riflettere su quello che doveva significare avere 19 anni in piena Seconda Guerra Mondiale e trovarsi catapultato in un conflitto che non comprendi. E lo consiglio soprattutto a chi si ritrova a  dover studiare quel periodo storico, perchè va bene è importante conoscere date ed eventi, ma è questa la vera storia, quella di persone vere, con paure vere.

Voto...


e mezza!!!


Alla prossima
Eliza

Commenti

  1. Ciao, ma che bella recensione, amo i libri che parlano di una guerra che per fortuna non abbiamo vissuto ma che non dobbiamo dimenticare e che soprattutto dobbiamo conoscere per cercare di non rifare gli stessi errori. Lo acquisterò di sicuro.Grazie per avermelo fatto conoscere, a presto, baci.
    Sara

    RispondiElimina
  2. per chi volesse acquistare una copia di questo libro
    http://www.calderaedizioni.it/un-soldato-semplice.html

    RispondiElimina

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