Recensione: Sotto mentite spoglie - Antonio Manzini

by - novembre 10, 2025

Buongiorno lettori!
Con oggi inizia una settimana che prevedo bella intensa, ma va bene così, meglio fare che non fare.
Come poteva iniziare una settimana che definirei friccicarella? Con la recensione di Sotto mentite spoglie di Antonio Manzini. Rocco is back!


SOTTO MENTITE SPOGLIE 
(Rocco Schiavone, #15)
di Antonio Manzini
Sellerio | La memoria | 432 pagine
ebook €11,99 | cartaceo €17,00
4 novembre 2025 | link Amazon affiliato

Ad Aosta è quasi Natale. Una stagione difficile, per Rocco Schiavone, e non solo per lui. Un periodo dell’anno che da sempre con le sue usanze svetta nella nota classifica affissa in Questura.
Tutto sembra andare male. Ovunque nelle strade si esibiscono cori di dilettanti che cantano in ogni momento della giornata. La città è preda di lucine a intermittenza, della puzza di fritto, dell’agita- zione dovuta all’acquisto compulsivo. Lampeggiano vetrine e finestre, auto e antifurti. Di fronte ai negozi, pupazzi di raso e fiamme di stoffa si agitano al soffio dell’aria calda dimenando braccia, teste e lingue. Non c’è da aspettarsi niente di buono. 
E infatti. Una rapina finisce nel peggiore dei modi possibili, coprendo Rocco di ridicolo, fin sui gior- nali. Un cadavere senza nome viene ritrovato in un lago, incatenato a 150 chili di pesi. Un chimico di un’azienda farmaceutica sparisce senza lasciare traccia. Rocco non parla più con Marina. E nevica. Eppure qualcosa si muove. Sandra sta meglio, sta per uscire dall’ospedale. Piccoli spiragli, rari sorri- si, la squadra, come la chiama Rocco con un filo di sarcasmo, sembra crescere, i colleghi migliorano, i superiori comprendono. Schiavone a tratti sembra trovare le energie per affrontare gli eventi che si susseguono, le difficoltà che si porta dentro, e poi quello slancio svanisce e ancora si riforma. Il vi- cequestore entra ed esce dalla sua oscurità, a volte il sole lo aspetta, quasi sempre il cielo è plumbeo, una promessa di neve e di gelo. Passo dopo passo, però, anche se stanco, amareggiato, arrabbiato, Rocco Schiavone continua a guardare il mondo con gli occhi socchiusi, a indignarsi, a tenere insieme il cuore e il cervello, la memoria e il futuro.
4! Oh Rocco, sei tu?

Non c'è niente da provare. Niente da far ripartire. Niente a cui pensare, su cui rimuginare, provare. Niente!

Rocco torna sulle pagine di un libro e lo fa nel periodo meno adatto. Natale. Aosta è coperta dalla neve e invasa dai cori. I tu scendi dalle stelle si nascondono dietro ogni angolo, pronti a pararsi davanti al vicequestore. Manco fosse un agguato! E ovviamente Rocco non li sopporta. L'umore, in questo periodo da rottura di coglione di ottavo livello, è sempre nero, il freddo, oltre a distruggere l'ennesimo paio di Clarks, lo colpisce fin dentro le ossa, portandolo a farsi ogni tanto un riassunto mentale dei vari dolori. Proprio sotto Natale Rocco viene richiamato al lavoro non dall'ennesimo omicidio (o rottura di c. del decimo livello) ma da una rapina in banca, che si risolve in una enorme presa in giro. I delinquenti ne escono con un becero travestimento, passando sotto al naso di tutta la questura di Aosta. Direte: tutto qua? 400 e passa pagine per una rapina in banca? No calmi. Rocco potrà nascondersi dai cori travestiti da angeli ma non dall'ennesimo omicidio: un corpo irriconoscibile trovato in un lago. Ma c'è anche un noto chimico sparito nel nulla. Schiavone si deve dividere in due e indagare, scovare chi, quando e come. Ma se i tre casi (si, mettiamoci pure la rapina) non fossero così separati tra loro?

Rocco è tornato e devo dire che lo fa un po' meglio rispetto alle ultime volte. Dopo il viaggio in Sud America e il ritorno di fiamma che hanno caratterizzato gli ultimi due libri della serie, ho aperto Sotto mentite spoglie con le pinze, col timore che soprattutto la parte privata di Rocco facesse una brutta fine e diventasse la mia rottura di c. di decimo livello. Ma no, non è così. Come ogni buon giallo seriale che si rispetti anche qui abbiamo il caso (o meglio i casi) e la vita di Schiavone, ma questa volta il dislivello tra le due parti è meno forte. Il giallo (i gialli!... perdonatemi, ma sbaglierò ancora... oh ho fatto uno spoiler!) forse è un po' meno forte rispetto al precedente, anche se sicuramente è molto più articolato, molto più da grattata di testa, se ci siamo capiti. La rapina, il morto, la sparizione, Manzini ha forse calcato la mano sulla quantità e sui personaggi che ogni tanto si perdono un po' di vista e bisogna ricordarsi chi è chi e cosa faceva (consiglio una lista), ma ha creato una trama fitta e intricata, degna dei prima libri di Schiavone. La vita privata di Rocco, d'altro canto, è meno campata in aria rispetto al libro precedente, più credibile e coerente con il caratteraccio che abbiamo imparato così bene a conoscere. Ne esce fuori un Rocco più ombroso e scorbutico, certo, ma ritroviamo anche l'uomo che ha amato e che non potrà più amare, che è stato felice e che ora non lo sarà felice. 
È fortunato Rocco, ha conosciuto la gioia di avere l'amore della sua vita, altri non sono stati così fortunati.
 
Io vivo con la certezza che non saprò mai più cos'è la felicità. O anche solo la serenità. L'ho conosciuta, si, ed è andata. Sono fortunato, se ci pensi. Ci sono persone che non l'hanno mai provata in vita loro.

Manzini ci rispolvera un personaggio più cupo e chiuso, che, complice anche il Natale, ritrova solo in Lupa un po' di calore. Eppure, sotto sotto, Rocco ha sempre avuto dei porti sicuri a cui approdare, Brizio e Furio, Gabriele, Caterina. 

Antonio Manzini credo abbia fatto un passo indietro rispetto a Il passato è un morto senza cadavere. Non ha voluto percorrere quella strada che si era aperto e ha deciso invece di chiudere quella porta a doppia mandata, abbandonando un personaggio che non mi era mai parso così speciale o così adatto al vicequestore. Di questo sono contenta perché in quel libro era stata la scelta narrativa che più mi aveva messo in allarme, che mi aveva fatto pensare a un Rocco finito e a un autore che non sapeva più che idee tirare fuori. Qui ho trovato un po' più di coerenza narrativa e nello sviluppo dei personaggi. 
Sotto mentite spoglie non è sicuramente il libro più bello della serie, ma ha avuto il grande pregio di farmi ritrovare un po' quella fiducia nella storia che negli ultimi libri andava via via scemando. Rocco qui è un personaggio più credibile, un po' come se fosse tornato da un lungo viaggio. Nel frattempo era stato sostituito da un vicequestore che non era più lui, che io come lettrice non riuscivo più a riconoscere. 

Io però so qual è il vostro dubbio: ultimo libro? No. Anzi, sul finale Manzini si è fatto scappare un nome e un cognome... Preparate il ripiano della libreria che un nuovo libro ci sarà.

Alla prossima






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