Recensione: Lo strano viaggio di un oggetto smarrito - Salvatore Basile

by - maggio 11, 2016

Buongiorno lettori,
sono giornate veramente impegnative queste. Volete sapere cosa ho fatto ieri? Ho portato fuori il cane, creato una barriera anti lumache intorno alla dalia (riuscirò a sconfiggervi maledette!! E ci riuscirò senza ammazzarvi!!) e scoperto che le cuffie col microfono non servono a niente visto che ho passato un'ora al telefono con Laura usando quelle normali senza microfono e lei mi sentiva benissimo. Insomma, mica poco per una sola mezza giornata!
Ho inoltre terminato la lettura del libri di Salvatore Basile, Lo strano viaggio di un oggetto smarrito. Ringrazio la Garzanti per la copia che mi ha messo a disposizione e vi lascio con la recensione!

Lo strano viaggio di un oggetto smarrito
di Salvatore Basile
Garzanti | Narratori Moderni | 302 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €16,90
5 maggio 2016

TRAMA
Il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto da scuola, ma quando apre la porta della sua casa, nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po' ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Lo ripone nella valigia, promettendo di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza dalla banchina. Sono passati vent'anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l'unica compagnia degli oggetti smarriti che ritrova ogni giorno nell'unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano. Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, Michele ritrova il suo diario, incastrato tra due sedili. Non sa come sia possibile, ma sente che è sua madre che l'ha lasciato lì. Per lui. Ora c'è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito.

"Perché la felicità non ci riesci a metterla addosso come una corazza. Mica la puoi afferrare come la tristezza, la felicità. E quindi sai che la puoi perdere da un momento all'altro."
Tutte le sere alle 19:45 in punto il treno torna alla stazione da cui era partito la mattina, Miniera di Mare, e tutte le sere, dopo che i passeggeri stanchi dalla giornata di lavoro sono scesi e sono tornati nelle loro case, Michele sale sul treno, lucida le maniglie, butta le cartacce e recupera gli oggetti dimenticati dalle persone. Ombrelli, chiavi, giacche, borse, valige, un guantone da pugilato (e chissà cosa ne è stato del fratello). Tutto, debitamente archiviato, finisce nella casa in cui abita all'interno della stazione stessa, sulle mensole ad aspettare insieme agli altri oggetti il ritorno a casa di Michele, ad osservalo preparare la stracciatella che manco gli piace, guardare un film in tv, andare a dormire e, il giorno dopo, ricominciare tutto di nuovo, ancora e ancora. Questa è la vita di Michele. Ha sempre vissuto in quella stazione, ci viveva già quando la mamma una mattina prende una valigia e se ne va per sempre, lasciandolo solo con un padre che di lui si è sempre interessato il giusto. Michele da quella stazione non si è mai allontano, è rimasto lì, chiuso nella sua routine, convinto di avere tutto quello che gli serve. Ma nella vita, come ogni buon libro insegna, ad un certo punto un vento fresco arriva, spalanca le finestre e rimescola le carte in tavola. Quel vento ha il nome di Elena che irrompe nella vita di Michele e lo spinge  alla ricerca non solo di sua madre ma anche di una vita che vale la pena di essere vissuta, che ha ogni giorno un colore diverso.
Salvatore Basile ci racconta una storia dal sapore di favola, in cui la leggerezza e la spontaneità dell'infanzia si unisco all'abbandono e al dolore. Michele è un protagonista gentile e sensibile, che guarda il mondo con gli occhi di un bambino, eppure è riuscito più volte a farmi perdere le staffe, si avete letto bene. Più lui guardava quello che lo circondava con occhi trasognati, più non parlava e rispondeva a monosillabi, più io avevo voglia di andare lì e scuoterlo, colpirlo per avere da lui una vera reazione. Michele si lascia correre la vita davanti, proprio come il treno che ogni mattina apre per la sua nuova corsa. Ma su quel treno lui ci sale solo dopo aver conosciuto Elena, che con la sua allegria e spontaneità disarmante lo convince che oltre le quattro mura di quella stazione c'è altro, magari una madre che per un buon motivo se ne è andata, magari un orso polare bianco che aspetta solo di essere trovato. Nel suo viaggio di pochi giorni Michele, finalmente, vive tutti insieme quegli episodi che nei suoi 30 anni non aveva mai vissuto: conosce persone nuove e particolari, ritrova un amico di infanzia, viene picchiato, aiuta a rubare una ruota, partecipa ad una vera cena di famiglia. Eppure in lui resta una rabbia repressa, anzi direi compressa, data da quel senso di abbandono affibbiatogli in tenera età dalla madre (ma anche dal padre). 
Per scelta non ho voluto leggere niente su questo libro, nessuna recensione o articolo. Mi sono confrontata con chi lo aveva letto prima di me e in generale ho sentito un vero entusiasmo nei confronti di questa storia. Io però non sono così convinta. La storia mi è piaciuta nella sua leggerezza, nel suo raccontare i drammi di due protagonisti in maniera però semplice e quasi ovattata, cosa che ha dato a mio parere un accento ancora più doloroso alle vicende di Michele ed Elena. Tuttavia ho trovato alcuni punti troppo lenti, troppo descrivi e troppo ripiegati su se stessi. Tutto viene descritto, ogni cosa che Michele mette nello zaino, posa su una tavola, guarda da una finestra, ogni profumo, ogni riverbero di luce, ogni strada percorsa. Tanto, troppo per una storia che invece ha il sapore della delicatezza. 
Michele è poi un protagonista sicuramente particolare ma dal carattere difficile da inquadrare. A volte mi è sembrato un cucciolo smarrito, altre un pentolone pronto ad esplodere. In più di un'occasione se io fossi stata Elena avrei girato i tacchi per lasciarlo nel suo brodo. 
Non è scattata la scintilla, quel qualcosa che mi fa amare alla follia un libro anche con le sue piccole pecche. E' stata una lettura che mi ha accompagnato piacevolmente in questi giorni, ma che non mi ha presa, mi ha lasciata là a chiedermi curiosa di che colore sono oggi, ma non mi ha trascinato via con se alla ricerca di una persona di cui fidarsi.

Voto


Alla prossima






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11 comments

  1. Un bel dilemma. Chissà se x me scatterà la scintilla o farò intorno al libro una..barriera antilumache??? Per il momento l' ho ordinato, poi si vedrà.
    Ciao da lea

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    1. Per la cronaca, la barriera stanotte ha miseramente fallito... Ma io non demordo!

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  2. In questo periodo non posso permettermi niente di "lento". Nemmeno un capitolo. Potrebbe risentirne tutto il libro u.u

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  3. È già sul mio Kindle, mi manca solo leggerlo!

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  4. Concordo con il tuo pensiero! Anch' io ho dato un tre e mezzo come voto, piacevole lettura ma non entusiasmante!

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  5. Non so se mi convince, sembra carino ma niente di eccezionale. E' appena arrivato tra le novità in biblioteca, magari lo prenderò lì :)

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