"L'istante tra due battiti" di Marta Tempra

by - maggio 09, 2014

Buon pomeriggio amici lettori!
Il sole splende, le api ronzano, il bucato si asciuga ed è venerdì!! 
Piccolo promemoria prima di partire con il post: domenica è la festa della mamma! Un'altra festa comandata e decisa a tavolino dai venditori di bigliettini, fiori e noti cioccolatini col bacio? Forse! Ma non per questo non bisogna dimenticarsi di festeggiare le nostre mamme (ma anche nonne, zie... insomma, tutte coloro che ci vogliono bene e ci hanno cresciuto! Non mettiamo paletti!). E per farlo non c'è bisogno di fare chissà che regalo, basta anche un semplice gesto, ad esempio preparare noi la cena (che non preoccupatevi, per lei sarà buonissima, anche se poi i Nas vi fanno un controllo), dare una pulita per casa (occhio al suo vaso preferito! Magari quello lasciatelo impolverato, non si sa mai!) o uscire con lei, fare una passeggiata e offrirle un gelato (si il gelato piace anche a noi, ma questi son dettagli!). Io e mia sorella faremo la cena (cioè io farò la cena  e lei apparecchia... fidatevi, l'avvelenatrice di famiglia non sono io...) e le prenderemo delle piantine di erbe aromatiche visto che sta cercando di fare un angoletto di giardino con le piante da usare in cucina (e sono sicura che questa volta il basilico non perirà tra atroci sofferenze!! Ottimismi!!!!).

Detto questo, passiamo al motivo di questo post! Oggi vi propongo la recensione di una raccolta di racconti che mi è stata inviata dalla stessa autrice (grazie grazie grazie!). Si tratta di L'istante tra due battiti di Marta Tempra


Titolo: L'istante tra due battiti 
Autore: Marta Tempra 
Editore: Arpeggio Libero  
Pagine: 136 
Cartaceo: € 12,00
TRAMA

Ricordo la prima volta che ti ho visto. Me ne stavo lì, le mani su quel vetro che si appannava e si spannava con il mio respiro e guardavo, guardavo senza vedere nulla in particolare. File di occhi chiusi, di piccole mani strette a pugno, di teste coperte di peluria. Cuccioli d'uomo senza ancora un nome o una storia. O forse il nome sì, ma sai, il nome è come un paio di scarpe, prende forma solo con l'uso: ci vuole un bel po' prima che aderisca perfettamente alla pelle. E fino a quel momento resta qualcosa di astratto, interscambiabile, una semplice fila di caratteri su una targhetta attaccata al polso.

Questa e altre storie accompagneranno il lettore nella raccolta di Marta Tempra, scrittrice ventunenne al suo esordio. Sotto la sua penna, nascono immagini, suoni, perfino odori che trasportano il lettore di volta in volta in mondi diversi: il cielo d'agosto senza stelle vedrà un ragazzino scoprire l'esistenza del dolore, una nevicata in città avvicina un uomo e una donna uniti dall'amore in un'improbabile lega, il vento di settembre fa da spettatore a una altrettanto impalpabile figura, una ragazza dal capellino rosso che sconvolgerà per sempre la vita di una bambina e della sua famiglia. Un viaggio attraverso prosa e poesia, estasi e tragedia, azione e sensazione: un mondo dove sognare, ridere, commuoversi, emozionarsi...da gustare racconto per racconto o leggere tutto d'un fiato.


Solitamente non amo le raccolte di racconti, lasciano sempre quel "non detto" che mi fa un po' venire i nervi. Mi ritrovo  pensare a cosa poteva succedere dopo il punto finale e a pensare al perché l'autore abbia deciso di non cimentarsi con un romanzo intero, seppur breve. Da qui l'occhio un po' prevenuto con cui ho guardato inizialmente questa raccolta di ben 13 racconti, qualcuno più lungo qualcuno più corto. E, almeno all'inizio, non sono riuscita ad entrare veramente in sintonia con i primi racconti. Li trovavo belli, molto intensi e poetici, nonché vicini a tematiche piuttosto discusse; però non ero riuscita ad appassionarmi. Ad esempio non mi veniva voglia di rileggerli, che per me è un campanello di allarme, sia con i racconti che con i romanzi. Poi però ho letto Dieci Agosto che mi ha veramente conquistata. L'ho trovato semplice ma di un'ampiezza incredibile. E in fondo cosa c'è di più semplice di un ragazzino che steso sull'erba guarda il cielo e si rammarica delle nuvole che coprono le stelle? E cosa c'è di più spiazzante di una ragazzina che oltre quelle nuvole vede l'abisso? L'ho trovato semplicemente bellissimo! Mi è piaciuta molto la naturalezza con cui la ragazzina interviene, prendendo anche un po' in giro il ragazzo, la sua sfrontatezza e la sua verità. Per la cronaca l'ho letto e riletto più volte.

Rinvigorita da questa bella sorpresa ho continuato la lettura, sperando di trovarne altre. E così è stato.
Posthume tocca un tema veramente delicato e lo fa in un modo strano, quasi inquietante. E' il racconto di un suicidio, una ragazza che si taglia i polsi, ma non è così semplice; intorno a questo gesto ultimo c'è un rapporto strano e conflittuale con la madre e con l'arte. Lo stesso suicidio, il sangue che esce e si mescola all'acqua nella vasca, il ritmo cadenzato dato dai rintocchi dell'orologio, diventano opera d'arte, terribile e bellissima, tragica e pacifica.

Luci sfocate è il racconto che più mi ha destabilizzato  tra tutti. E' il più lungo e mi sarebbe piaciuto vederlo più sviluppato, anche se il taglio del racconto gli da un'immediatezza e una forza tutta particolare. Anche in questo caso la tematica è delicata, cioè quello delle madri surrogato, anche se non è questo il vero centro del racconto. Il punto focale è il rapporto di questa bambina con quella che lei vede come un'estranea, che le è pure antipatica all'inizio, una persona piombata nella sua vita all'improvviso. Tutto il racconto si muove tra il non detto e l'intuito da parte della bambina stessa. Si sentiva quasi il silenzio che la circonda squarciato dalle sue domande urlate, dalle sue richieste di attenzione e dai suoi perché.

Questi tre racconti sono quelli che più mi hanno colpita e che sono veramente felice di aver letto. I primi, come dicevo, mi hanno lasciato un po' più fredda, probabilmente anche a causa dei miei preconcetti, mentre negli altri, pur trovandoli, belli, quasi dei piccoli scorci dell'animo umano, non ho trovato quella particolarità che invece mi ha colpito in questi tre.

Lo stile dell'autrice mi è piaciuto molto, soprattutto perché, nonostante i temi trattati e la forte nota poetica e intimistica, non è affatto pesante. La lettura è molto scorrevole. Mi ha molto colpito il fatto che i protagonisti dei racconti siano sia uomini che donne. In particolare mi è saltato all'occhio il fatto che parlasse di tematiche come la nascita di un figlio dal punto di vista maschile, cosa che non deve esser stata facile (anche visto il caso in se..),  e lo fa in maniera molto credibile, per niente forzata.

E' difficile dare un voto unico alla raccolta, a Dieci Agosto darei tranquillamente 5 gufi (o stelle),  mentre ad altri un voto più basso. Quindi il voto che vedrete è il risultato di una sorta di media (non matematica, per carità!), ma sappiate che per me i tre racconti che vi ho citato sono dei 5 pieni!

Voto...



Alla prossima
Eliza


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2 comments

  1. io sto sempre qua. Devo diventare la bibliotecaria del blog XD non ho letto tutta la raccolta (ma lo farò, promesso) ma ho letto dieci agosto e come una melodia su meetale. ho preferito il secondo ma anche il primo e' molto bello. ho letto però il secondo libro di Marta, l'estate dei bucaneve, uscito a inizio aprile. nella prima parte c'e' un racconto lungo pazzesco. ti fa pensare a cosa chi perché soprattutto e poi il finale e' assolutamente inaspettato. bello bello. ci sono altri racconti, sempre molto brevi, che ho riletto più volte. Marta e' brava, scrive prosa come fosse poesia. e', per me, una pittrice dell'anima come... beh se leggerai la seconda raccolta lo saprai :p

    scusami per le e apostrofate ma al tablet non piacciono. Ci vediamo al prossimo post xD

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  2. Non è proprio nel mio genere preferito, ma la cover è bellissima.

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