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Recensione: Scomparsa - Tim Johnston

Buongiorno amici lettori!
In queste giornate piovose le letture procedono spedite, quindi, oggi vi propongo la recensione di Scomparsa di Tim Johnston che mi è stato gentilmente inviato dalla Neri Pozza (ancora grazie!!).


Titolo: Scomparsa
Titolo originale: Descent
Autore: Tim Johnston
Editore: Neri Pozza
Collana: I Neri
Pagine: 447
Ebook: € 
Cartaceo: € 18,00
Data di pubblicazione:  10 settembre 2015
Link Amazon: Scomparsa  

TRAMA

Il sole sta ancora risalendo il versante opposto dei monti e il paese aspetta in un freddo lago d'ombra, quando Caitlin e Sean si avventurano lungo i sentieri che si inerpicano sulle Montagne Rocciose, in Colorado. Lei, diciottenne, ammessa al college per meriti sportivi, una ragazza atletica, disinvolta con la sua canottiera bianca, i pantaloncini bianchi con la scritta "badgers" in rosso e le Adidas bianche e rosa ai piedi, con cui corre velocissima. Lui, quindicenne, impacciato sulla sua mountain bike presa a noleggio, l'aria di chi si sforza di non apparire un ciccione disperato e ansante. Un fratello e una sorella, che saltellano tra i pioppi dei boschi e su strade sterrate odoranti di resina e di aghi secchi e bruni. Poco prima di un incrocio, i due ragazzi odono dapprima un rumore assordante di musica, poi scorgono uno strano veicolo, tutto riflessi di sole e pulsare di bassi. Dal finestrino il conducente fissa su di loro le sue lenti gialle per un lungo momento, poi il veicolo prosegue e, scollinando, scompare alla vista. Caitlin affronta decisa la strada, e l'ultima immagine che Sean ha della sorella è quella di una creatura gelida ed evanescente attorno a cui l'aria si raffredda e le foglie dei pioppi ingialliscono e cadono. Qualche tempo dopo una telefonata raggiunge Grant e Angela Courtland, i genitori dei ragazzi, nella stanza del motel in cui soggiornano...




Il libro di Tim Johnston, che con Scomparsa entra nel mondo della letteratura per adulti, è un libro strano. La parte iniziale e quella finale sono interessanti, avvincenti e ben gestite, insomma un thriller con tutti i santi crismi. La parte centrale invece è lenta, spesso dispersiva, se non proprio confusionaria. Nonostante questo squilibrio non mi sento però di bocciarlo in toto. La storia che viene proposta è una storia forte, forse con un vago sentore di già sentito o già letto, ma ha comunque una forte presa sul lettore: durante una vacanza coi genitori e il fratello più piccolo sulle Montagne Rocciose, nel Colorado, Caitlin sparisce, rapita dall'orco di passaggio; le vite di questa bella famiglia del Wisconsin vanno in pezzi, distrutte dalle crisi depressive della mamma Angela, dai sensi di colpa del figlio Sean e dall'angoscia di non sapere del padre Grant. Passano lunghi mesi, anni, in cui ognuno a modo suo cerca di ritrovare un apparenza di normalità, anche se la mente torna sempre a quelle strade sterrate che hanno inghiottito Caitlin.

Come dicevo, se l'inizio e la fine sono convincenti, anche se non particolarmente spettacolari, la parte centrale si siede e non è riuscita a convincermi del tutto. Tranne alcuni flash su Caitlin e il suo rapitore, vediamo come stanno metabolizzando la sparizione i genitori e il fratello. Sarebbe stata una bella idea vedere il rapimento, il non sapere, lo scorrere del tempo dal punto di vista di chi resta; il problema è che la vita di questi personaggi mi sembra un po' stiracchiata, c'è il tentativo di raccontare una storia on the road che però non riesce, la madre appare e scompare dal racconto e i momenti con lei mi hanno lasciata indifferente. Se a questo aggiungiamo dei salti temporali  che confondono e protagonisti francamente piuttosto antipatici il quadro dovrebbe essere piuttosto chiaro.
Il finale invece mi è molto piaciuto, semplice, di impatto, molto incisivo, non si perde in inutili arzigogoli ma va dritto al punto.

I personaggi sono adatti alla storia che viene raccontata. Viene particolarmente sviscerata la loro psiche. Ogni tic, ogni movimento, ogni gesto ha un senso molto più profondo che va ricercato nel loro essere e nel loro passato. Tuttavia anche se l'analisi psicologica è così importante, direi quasi estrema, i personaggi restano piuttosto distanti, come se il lettore li vedesse, o meglio, li analizzasse da dietro un vetro unidirezionale. Vedono tanto di loro, li conoscono, scoprono anche i loro lati più intimi ma restano comunque separati, intoccabili.

In conclusione, ho avuto tra le mani un buon thriller, o meglio quello che poteva essere un ottimo trhiller ma che purtroppo non ha saputo conquistarmi in pieno. Peccato, soprattutto perchè invece ho trovato molto interessante lo stile di Johnston; sa alternare momenti più secchi e concisi  a momenti quasi evocativi e poetici.

Voto


Alla prossima
Eliza



Commenti

  1. Stessa sensazione, come sai: troppo stiracchiato, quasi avesse voluto allungare il brodo ad ogni costo. Peccato!

    RispondiElimina
  2. Nooo... mi ispirava così tanto! Per un thriller è un vero peccato parlare di lentezza e dispersione, diciamo che è una promessa non mantenuta :(

    RispondiElimina

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