Recensione: Risveglio a Parigi - Margherita Oggero

by - aprile 06, 2016

Buongiorno lettori!
Come sapete con le altre Lgs, Laura, Dany e Salvia, da un pochino portiamo avanti l'iniziativa Libro sparpagliato, un libro che viaggia per l'Italia andando di casa in casa tra le partecipanti della nostra Challenge. Questa settimana nella mia Biblioteca è arrivato Risveglio a Parigi di Margherita Oggero e questa è la mia recensione.


Risveglio a Parigi
di Margherita Oggero
Mondadori | Oscar Bestsellers | 303 pagine
ebook €6,99 | cartaceo €9,50
24 gennaio 2012

TRAMA
Un viaggio a Parigi. Silvia, Barbara e Mariangela lo sognano dai tempi della terza media, l'età dei confusi progetti di vita e dei castelli in aria, quando una breve vacanza nella ville lumière simboleggiava le magnifiche possibilità del futuro: il successo professionale, la libertà e l'amore. Adesso che di anni ne hanno trentadue, e non si sono mai perse di vista, decidono di partire regalandosi alcuni giorni a Parigi, in omaggio all'amicizia, certo, ma anche per una specie di malinconico rimpianto dell'adolescenza. In sottofondo, inconfessata, la speranza per tutte di dimenticare, anche solo temporaneamente, il proprio carico di delusioni, ansie, contraddizioni, per ritornare un po' alleggerite dei fardelli che ciascuna porta con sé. Al momento di partire, però, ecco la prima sorpresa non proprio gradita: Manuel, il figlio di sette anni che Mariangela sta crescendo da sola, pianta un enorme capriccio e convince la madre a portarlo con loro. Questo bambino scontroso e diffidente le costringerà a confrontarsi con il tempo che passa, con la realtà che l'adolescenza è ormai lontana, e infine con la consapevolezza che per essere passabilmente felici occorre molta buona volontà. Forse... Forse, perché le mille domande poste dal piccolo guastafeste che viaggia con loro, le sue esigenze, i suoi occhi severi offrono alle amiche l'occasione per rivedere le loro convinzioni, trasformando la vacanza da una fuga nel passato a un più consapevole sguardo sul presente e sul futuro.

Ammetto che è stato il primo approccio con la Oggero, scrittrice torinese pluripremiata, e ammetto che come prima volta  non è andata molto bene. Libro sbagliato? Probabile. Eppure la lettura è stata
semplice e veloce, niente intoppi diciamo così e la storia in se non mi è dispiaciuta. Cosa non mi è piaciuto? In primo luogo i personaggi e poi l'aria di triste rimpianto, il senso di è troppo tardi che traspare in ogni riga. Mariangela, Silvia e Barbara partono nella speranza di rivivere un bel momento della loro vita, un sogno creato insieme e che per lunghi anni avevano messo nel cassetto. Aprono quel cassetto e tirano fuori il sogno, ma cercando di realizzarlo in qualche modo lo rovinano.
In un lungo alternarsi tra presente e passato, tra un punto di vista e l'altro non solo vediamo il realizzarsi e il rovinarsi di questo sogno ma anche le delusioni, i problemi, le mancanze che queste ragazze  e le loro famiglie hanno vissuto. I capitoli brevi e lo stile familiare fanno di questo libro una lettura sicuramente scorrevole, tuttavia in più parti mi sono trovata a chiedermi sulla necessità di questa o quella storia parallela, non leggiamo infatti solo di Mariangela, Silvia e Barbara, ma anche dei genitori di una, di quelli dell'altra, del fratello e della cognata di una, dell'amico di una, della zia dell'altra e così via. Molte parti me le sarei risparmiate, altre le ho sentite completamente inutili.
Ma quello che mi ha veramente urtato i nervi, irritato a morte, fatto pensare di abbandonare a metà il libro sono i personaggi. Non se ne salva uno, a partire dal piccolo Manuel, 7 anni di lagne, vizi, testardaggine, non un bambino ma una piaga su due gambette, che fa l'infelicità della madre e delle amiche. Che cattiva, starete pensando, te la prendi con un bambino! Lo so, ma Manuel riuscirebbe a far perdere la pazienza ad un Santo! E la madre, Mariangela, non è tanto meglio! Capisco le difficoltà, capisco la stanchezza, capisco tutto, ma chi sano di mente lascerebbe solo un bambino di 7 anni in un albergo a Parigi per andarsi a sballare in discoteca.... chi?? Beh , le e le due geniacce che la accompagnano! No mi spiace! In loro, come negli altri personaggi che costellano la storia, non ho trovato niente di buono, solo egoismo e una buona dose di pazzia, e non nel senso buono. 
Questo astio nei confronti dei personaggi ha sicuramente influito sulla mia reazione alla lettura, portandomi a vedere il libro nel suo complesso come la storia di una sconfitta: il viaggio va a monte, ha un barlume di luce verso la fine ma non basta, come non bastano i piccoli sprazi di sereno nelle vite di queste persone a dire che sono persone felice, che hanno una vita piena  e soddisfacente. No, questa è una storia fatta di tanti fallimenti, bugie, segreti. E' una storia che non mi ha dato speranza, neanche per un momento e io con una storia così non posso entrare in sintonia.

Voto

Alla prossima

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9 comments

  1. Ciaooo :) Mi ha colpita la tua frase finale "una storia che non da speranza".. solitamente è proprio la speranza che si cerca di scovare nei libri e nelle storie narrate, quindi questa affermazione mi basta a non tuffarmi in questo libro.. di speranza si ha sempre bisogno ;)

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    1. E purtroppo è così, mi ha lasciata con l'amore in bocca :/

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  2. Sai che non lo ricordo quasi per nulla? Ossia ricordo solo che il caro Manuel indisponeva pure me...comunque di piaghe con due gambette ne conosco tante, non sei cattiva. ;-)
    Non mi resta che aspettare il postino e rileggerlo.
    Ciao da Lea

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    1. Chissà magari rileggendolo dopo un po'... No niente, Manuel resta insopportabile! 😂

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  3. Concordo su tutto!!! Anche per me era il primo incontro... Per niente entusiasmante!

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    1. Mi sa... Magari proverò con altro anche se per il momento voglia zero!!! ;)

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  4. Che dire...per ora l'ho salvato solo io ah ah ah

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    1. Ahahahah abbiamo fatto la scala... Ora tocca a madre, sono curiosissima!

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