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Recensione: Alla fine del viaggio - Antonio Fusco

Buongiorno lettori!
Continuo con il recupero delle recensioni lasciate indietro durante l'estate. Oggi vi parlo dell'ultimo libro uscito di uno dei miei autori del cuore, Antonio Fusco. A fine maggio è, infatti, uscito un nuovo romanzo con protagonista Tommaso Casabona, Alla fine del viaggio. Io l'ho letto (ahimè andando un po' a rilento) a giugno ed ecco finalmente la mia recensione.


Alla fine del viaggio
Solitudine per il Commissario Casabona
di Antonio Fusco
Giunti | M | 228 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €16,00
29 maggio 2019 | scheda Giunti

È la vigilia del palio di San Jacopo nella cittadina toscana di Valdenza, ma il commissario Casabona non è in vena di festeggiamenti: mentre sui tetti del centro storico esplodono i fuochi d'artificio, la moglie gli annuncia che sta per andarsene di casa. Un duro colpo per il commissario, che nonostante i problemi con Francesca non aveva mai pensato che il loro legame potesse davvero spezzarsi. Nemmeno il tempo di piangere la fine del suo matrimonio, che una telefonata lo richiama immediatamente al dovere: un uomo è stato ucciso da un treno in corsa. Un fatale incidente? Tutt'altro, visto che la vittima è stata legata a una sedia a rotelle e lasciata sui binari. Chi è quell'uomo che nessuno riesce a identificare? Perché l'assassino ha scelto un'esecuzione così plateale? Ed è solo una coincidenza che qualche anno prima, nello stesso luogo, un ragazzo sia stato travolto da un treno? Nella solitudine della sua casa ormai vuota, Casabona è tormentato dai dubbi. E mentre i primi indizi portano sulla strada della pedofilia, nuove morti inspiegabili arrivano a spazzare via ogni certezza. Come se ci fosse una regia occulta a spostare le pedine in campo. Qualcuno assetato di sangue e di vendetta. Qualcuno che viene dal passato, per regolare tutti i conti in sospeso...



L'assenza non è un concetto astratto. Sbaglia chi pensa si tratti solo dell'ostinata sopravvivenza di un ricordo evanescente. L'assenza ha una propria dimensione fisica, è qualcosa di tangibile che arriva ai sensi. A volte si nasconde nella fragranza di un profumo rimasta imprigionata in un armadio vuoto, altre volte rimane impressa su un cuscino e si fa accarezzare delicatamente prima di dissolversi nel nulla, oppure si lascia intravedere nelle cose fuori posto rimaste a segnare un passaggio. C'è sempre un silenzio particolare che le fa da sottofondo, pesante e ingombrante come un'immensa scatola vuota che nulla riesce a riempire. L'assenza, con il tempo, diventa una compagna fedele che ti aspetta quando torni a casa. Non la puoi mandare via, perché le appartieni e ti appartiene. A volte è l'unica cosa che ti rimane, e così finisci addirittura per innamorarti di un'assenza e conviverci per sempre. 
Diamo il ben tornato a Tommaso Casabona, commissario di Valdenza alle prese con un nuovo caso e con un nuovo capitolo della sua vita. Sua moglie Francesca va via di casa e gli chiede spazio e tempo. Tommaso è confuso e arrabbiato e, come se non fosse abbastanza, un nuovo caso finisce sulla sua scrivania: un uomo ucciso da un treno in corsa, un suicidio forse o un tragico incidente. Eh no, perché l'uomo è stato legato su una sedia a rotelle. Un omicidio vero e proprio a cui fanno seguito altri casi, altro sangue. Cosa sta succedendo? Chi è il burattinaio dietro a tutto ciò?

@Foto di Jeffdiabolus da Pixabay
Scoperto un po' per caso, mi sono affezionato a Tommaso Casabona, il commissario di Valdenza tanto umano da essere quasi una mosca bianca nel panorama dei poliziotti da romanzo. Niente passato oscuro, niente morti sulla coscienza, niente traffici strani. Tommaso è un commissario qualunque, alle prese con una situazione familiare difficile ma, ahimè, non così straordinaria. E proprio questo pacchetto fa di lui un personaggio tanto amato, a cui ci si affeziona dopo poche righe e che, romanzo dopo romanzo, ritrovi con piacere.

Questo quinto libro con lui come protagonista è molto più cupo dei precedenti. Un po' è il caso che tocca punti della sensibilità umana piuttosto delicati, un po' è proprio l'umore del povero Casabona che, cercando di capire una moglie in crisi, in crisi ci finisce lui stesso.
L'aspetto personale e il giallo quindi si incrociano in questa storia ma in modo particolare, creano l'atmosfera in cui si muovo i personaggi e ne enfatizzano i toni. Se volessi dare un colore a questo romanzo sarebbe un rosso scuro, cupo, del sangue ma anche del dolore.

Ho amato e divorato tutti i libri dedicati al commissario che Antonio Fusco ha scritto. Ho amato la sua penna così attenta a ricostruire in maniera realistica indagini e personaggi. Eppure ho sentito tra queste righe un po' di stanchezza. Magari è stata solo una mia sensazione, o forse l'ho letto in un momento in cui io ero particolarmente stanca, sta di fatto che nel leggerlo mi è mancata un po' la scintilla che ho invece sempre trovato. Scritto bene, benissimo, e non mi sarei aspettata nulla di meno da Antonio Fusco. La storia è avvincente, anche se il finale non mi ha proprio stupito. Però non mi sono sentita così coinvolta come era capitato durante le altre indagini.

Nella speranza che ci siano giorni migliori anche per il buon Casabona...

Alla prossima


Commenti

  1. Devo recuperare un po' i libri di Antonio Fusco ho letto il primo ma non ho continuato presa da altri libri, anche se mi è piaciuta la prima indagine del commissario Casabona, spero di farlo presto.

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