Recensione: Gli amici silenziosi - Laura Purcell

by - dicembre 17, 2018

Buongiorno lettori!
Inizia oggi l'ultima settimana lavorativa/scolastica, felici? È anche una settimana che si preannuncia bella fredda. Quindi copritevi bene mentre andrete a finire i regali... IO LI HO GIÀ FATTI TUTTIIIII!!! Avverto l'odio profondo nei miei confronti... ihihihihhhh! Sabato mi sono gettata nella mischia e ho fatto gli ultimi che restavano, Madre e Padre, quello di Sorella è in arrivo in questo momento e gli altri sono già stati tutti consegnati. AAHHH la giooooiiiaaa! A rovinare tutta questa perfezione natalizia è però il lavoro (o meglio non lavoro.... va beh, lunga storia): domani devo fare un salto a Guantanamo Bay (vi è mancata?) per un tecnico, prevedo freddo e una gran rottura di scatole.

Ma non pensiamoci ora. Ora parliamo di libri! Vi propongo infatti la recensione di Gli amici silenziosi di Laura Purcell, edito DeA Planeta, che ringrazio per la copia digitale che mi ha fornito. 


Gli amici silenziosi
di Laura Purcell
DeA Planeta Libri | 382 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €18,00
27 novembre 2018 | scheda DeA Planeta

Inghilterra, 1865. Rimasta vedova e incinta del primo figlio, la giovane e inquieta Elsie parte alla volta della tenuta del marito insieme alla zitellissima cugina di lui, Sarah. Ma in quell'angolo di campagna inglese remoto e inospitale, l'opportunità di trascorrere in pace il periodo del lutto diventa qualcosa di molto più simile a una prigionia: un esilio opprimente in attesa che l'amato fratello Jolyon giunga da Londra a salvare Elsie dall'isolamento e dalla noia. A distrarre lei e Sarah dalla cupa atmosfera in cui sono sprofondate, solo l'intrigante diario di un'antenata dei Bainbridge, Anna, vissuta e tragicamente morta più di duecento anni prima; e la stanza in cui giacciono ammassate decine di figure di legno dalle sembianze realistiche e straordinariamente inquietanti. Quegli "amici silenziosi" che Anna si procurò allo scopo di deliziare ospiti illustri, presto costretti a ripartire in circostanze mai del tutto chiarite.


Non era possibile spiegare la paura, si poteva solo sentirla ruggire nel silenzio e azzittire il cuore.
@tripadvisor.com
Parto col dire che una comprerebbe questo libro già solo per la copertina. Si lo so, un libro non si giudica dalla copertina, l'abito non fa il monaco, bla bla bla, ma guardatela!! Non è stupenda? E poi dietro quella serratura ... c'è veramente qualcosa!!!
Quindi se dovessi giudicarlo solo dalla veste grafica sarebbe un 10 ( anche se i miei gufi sono solo 5... dovrò assumerne altri prima o poi). Voi lo sapete che c'è un però nell'aria? Eh siete lettori furbi voi!

PERÒ la storia che racchiude questa copertina non mia ha del tutto affascinata.
Elsie giunge a The Bridge neo vedova e incinta. Inizio tutt'altro che allegro ma dalla grande atmosfera. The Bridge è, infatti, una tenuta enorme e bellissima ma trascurata e inospitale, in cui la polvere ricopre come un manto ogni angolo e il personale, ridotto all'osso, riesce a stento a mantenere qualche stanza in ordine. Elsie vi giunge con la cugina zitella del marito, Sarah, una donna sciatta e insignificante. La noia e l'isolamento sembrano già incombere sulla nuova padrona  che non si capacita della morte del marito ma soprattutto del lutto e dell'isolamento a cui è costretta così giovane. Mal sopporta anche la gravidanza che la limita ancor più nei movimenti. In casa poi iniziano ad accadere strane cose, porte che si aprono e si chiudono, strani rumori, scricchiolii, e quelle statue di legno così strane! Erano ammassate nel solaio, così realistiche da essere inquietanti, sono gli Amici. Acquistati da Anna Bainbridge, la prima padrona di The Bridge,  duecento anni prima. Si inserisce così la storia di Anna e della sua famiglia, che si lega a quella di Elsie e Sarah grazie anche al ritrovamento dei diari di Anna. 

@pixabay.com
Laura Purcell è riuscita a dare a questa storia una buona dose di mistero. L'inquietudine e la paura sono palpabili in ogni pagina e il lettore ha spesso la sensazione di essere quasi osservato. In alcuni punti si scivola addirittura nell'horror con descrizioni e situazioni raccapriccianti e sanguinolente. Ma sono i rumori e gli scricchiolii che pervadono tutto il romanzo a fare veramente paura. Ogni volta che Elsie dirà di sentire questo rumore continuo, questo ssssshhhh... beh, vi guarderete intorno, abbraccerete il gatto e vi nasconderete sotto al piumone, nella speranza che il mostro non spunti da sotto al letto. Questo per farvi capire che le descrizioni e metodi narrativi della scrittrice mi sono piaciuti, sono stati utili a dare il giusto tono ad un racconto nato per fare paura, per inquietare il lettore
Leggendo si ha poi la sensazione di una storia complicata, arzigogolata, non tanto per i salti nel tempo, quanto per i vari elementi che vengono messi sul piatto, che sembrano slegati ma che alla fine si ritrovano tutti insieme: la pazzia, Hetta, gli Amici, la fabbrica di fiammiferi, Sarah, il bambino, lo zingarello. Con il senno di poi, però, la storia non è così complicata e mi sono ritrovata un pochino delusa nel trovare un finale che era tra le mie varie ipotesi. Un racconto che si maschera ma che alla fine non è così eccezionale come credevo, la cui soluzione è anche intuibile in un certo senso (soprattutto se si è lettori un po' prezzemolati). 

Il romanzo parte dalla fine e francamente questa scelta mi lascia sempre perplessa. Fin dalle prime pagine sapevo, infatti, come sarebbe andata a finire tutta la storia che Elsie ci stava raccontando. In un romanzo in cui il mistero è così centrale avrei preferito non sapere molte delle cose che l'autrice dice già a pagina tre. Come avrei preferito una narrazione incentrata su The Bridge e gli eventi relativi agli Amici, lasciando invece da parte il passato di Elsie. Serve a capire la natura della protagonista e il suo rapporto con il fratello Joylon, ma mi è sembrata una forzatura, un qualcosa in più che non faceva altro che complicare una storia di per sé già complessa. 

Un ruolo piuttosto importante ha la stregoneria. Anche qui, è l'elemento scatenante, da cui tutto parte, ma che alla fine viene sempre buttato un po' ai margini. Lo vedi, aleggia qua e là, ma non si riesce mai ad inquadrare. Si parla di erbe, di rituali forse (di questo non sono neanche del tutto sicura), ma ci si ferma lì. E invece avrei voluto sapere qualcosa di più su queste erbe e anche su Mary, la sorella di Anna. 

Ma arriviamo alla protagonista Elsie. Elsie non riesce a stare simpatica, neanche alla fine, neanche dopo aver saputo tutto... niente! Snob, superficiale, con la puzza sotto al naso, empatica quanto un vaso da notte. Ogni sua parola mi dava il nervoso, ogni suo comportamento non faceva che acuire questa mia antipatia. Le muore il marito e lei pensa a quanto sia ingiusto dover portare il lutto, tratta Sarah come una serva solo perché zitella senza mezzi, accusa il personale senza avere le prove, disprezza tutto ciò che la circonda. Capito il tipo?

Un romanzo che mi ha convinta a metà, che presenta un'atmosfera inquietante e misteriosa, che si basa molto sui sensi e le sensazioni, ma che scivola sui tentativi di arricchire troppo una storia già di per sé complessa e che ha una protagonista che non riesce a legarsi al lettore. Purtroppo è uno di quei casi che rimangano sulla sufficienza o poco più... della serie è bravo ma non si applica.

Alla prossima






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