Recensione: La donna senza nome - Vanessa Montfort

by - novembre 15, 2021

Buongiorno lettori!
La settimana inizia, udite udite, con una nuova recensione. Il libro di cui vi parlerò oggi è stata una sfida, per la sua mole e per la sua ambientazione. Si tratta di La donna senza nome di Vanessa Montfort, ringrazio la Feltrinelli per la copia del libro.


Avevano voluto cancellare il suo nome dalla vita di Gregorio, avevano voluto eliminarla dalla vita politica del suo paese, ma non avrebbe mai permesso che facessero scomparire la sua opera.

Diviso su due piani temporali, La donna senza nome racconta la storia di un amore e di un successo. L'amore è quello di María Lejárraga e Gregorio Martínez Sierra. Il successo è quello del loro connubio teatrale che ha portato alla creazioni delle più importanti opere teatrali spagnole. Tra l'uno e l'altro c'è però un grande mistero e l'intento di svelarlo: chi ha scritto veramente il Sortilegio, l'unica tragedia attribuita a Martinez Sierra che sta per tornare in teatro? Si apre così un lunghissimo viaggio che dal passaggio al nuovo secolo, ci condurrà per la Belle Epoque parigina, lungo la prima guerra mondiale e la dittatura franchista, sotto i bombardamenti fascisti per approdare nella Buenos Aires peronista. Il tutto per trovare un nome.

Questo libro per me è stato una vera sfida, per la sua mole certo, ma soprattutto per la sua ambientazione. Leggo, lo ammetto, poca pochissima letteratura spagnola poiché mi lascia sempre e comunque una sfumatura malinconica e di ineluttabile decadimento che solitamente mi infastidisce. Questo libro non è da meno ma devo ammettere che per una volta questo clima rarefatto, afoso quasi, non mi ha dato fastidio, ero preparata e l'ho affrontato a testa alta. 
La storia racchiusa in queste 600 pagine è una storia per la maggior parte vera, con personaggi realmente esistiti. E credo che questa sia stata la sua vera forza, portare in scena una storia vera ma che magari non in molti conoscono (o almeno la sottoscritta), una storia di passione e odio, di sincerità e menzogna, una storia che ci parla dei fermenti culturali di inizio secolo, della magia della Parigi del primo Moulin Rouge, della tragedia del Titanic e delle guerre, dei movimenti femministi e della politica opprimente. È indubbiamente un romanzo ricco, ricchissimo, di eventi, nozioni, storie, vite, come lo è stata quella della sua protagonista María, una donna che in quasi 100 anni ha vissuto mille vite diverse: maestra, moglie, scrittrice, drammaturga, politica, zia, scopritrice di talenti, amica. Dite una cosa, un posto e lei l'ha fatta, lo ha visto, lo ha raccontato. María è stata una donna forte, priva di limiti ideologici, eppure ferma nel non superare i confini che lei stessa si è creata, nel non voler osare l'inosabile: rivendicare fin da subito la paternità dei suoi scritti. 

Cosa è che allora è andato storto con questa lettura? I mille personaggi che appaiono in scena. Molti sono importanti nella storia che viene raccontata, ma la gran parte vengono appena citati, sfiorati, portati ad esempio, magari solo pensati, per poi sparire nelle nebbie del tempo e non tornare più. Se togliessimo tutti questi accenni e alcuni eventi secondari che non aggiungo molto al racconto se non creare ripetizioni... ecco avremmo avuto di certo una lettura più maneggevole e diretta, meno pesante (in tutti i sensi). 

Si questo libro per me è stata una sfida, che io ho vinto andando oltre ad un'ambientazione a me non congeniale, anzi iniziando persino ad apprezzarne le atmosfere rarefatte; ma che lui non ha vinto con me rimanendo intrappolato in un groviglio di nomi non necessari. 


Quando la direttrice di teatro Noelia Cid viene incaricata di mettere in scena Sortilegio, opera del celebre drammaturgo Gregorio Martínez Sierra, decide di documentarsi analizzando i testi e le lettere conservati dalla moglie di Gregorio, María Lejárraga. E così, tramite la sua indagine, Noelia non solo si immerge nella complessa relazione tra María e Gregorio, ma fa luce su un mistero che si tramanda da oltre un secolo. Il mistero di un autore che nella sua lunga vita ha scritto più di novanta opere, andate in scena nei principali teatri del mondo, dagli Champs-Elysées a Buenos Aires, a Broadway. Un autore che ha vissuto in prima linea i grandi eventi del secolo passato: la Madrid letteraria degli anni venti, la Parigi della Belle Époque, l’esilio durante la guerra civile spagnola, l’occupazione nazista della Francia e il glamour degli anni d’oro di Hollywood. Un autore che ha collaborato con i principali intellettuali dell’epoca e ha conosciuto Stravinskij, Sarah Bernhardt, Picasso. Un autore che ha lottato per l’uguaglianza e per il voto alle donne. Un autore che in realtà era un’autrice, rimasta nell’ombra del marito per la maggior parte della vita, lasciando però dietro di sé una traccia sottile grazie alla quale Noelia riesce finalmente a restituirle un nome. Un avvincente romanzo che parla di amore e disamore, di contraddizioni umane e di segreti. Un’Odissea attraverso l’Europa e l’America del Ventesimo secolo, con un’antieroina che è sempre rimasta fedele alla sua vocazione artistica, anche a costo di restare nell’ombra. Personaggi che compaiono nel romanzo, e che conobbe María Lejárraga: Juan Ramón Jiménez, Federico García Lorca, Pablo Picasso, Claude Debussy, Maurice Ravel, Colette, Sarah Bernhardt, Margaretha Zelle “Mata Hari”, Luis Buñuel, Igor Stravinskij, Charles Chaplin, Ernest Hemingway, Gerda Taro, Walt Disney…

LA DONNA SENZA NOME
di Vanessa Montfort
Feltrinelli | I Narratori | 608 pagine
ebook €12,99 | cartaceo €20,00 | 28 ottobre 2021 | scheda Feltrinelli 

Alla prossima





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1 comments

  1. Io la mia sfida con questo libro l’ho persa. Dopo le prime (e già faticatissime) duecento pagine ho iniziato a saltare pagine e capitoli, per riuscire senza troppa sorpresa a recuperare il filo in qualsiasi punto della storia.
    Avvincente? No.
    Giusto? Forse.
    Per carità, restituire dignità e merito alla donna Marìa è nobile finalità, ma una lettrice come me avrebbe apprezzato un romanzo più essenziale, meno vezzoso, meno pedante.
    Inutilmente pesante, non consiglierei la lettura.
    (E rincaro: non avevo adorato neppure il tanto acclamato “donne che comprano fiori”, anche quello ben scritto ma in troppi passi scontato e ruffiano. Ho cercato di accogliere la Montfort nuovamente, per rimanere nuovamente delusa. Peccato).

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