Recensione: Una vita da libraio - Shaun Bythell

by - maggio 30, 2018

Buongiorno lettori,
la recensione di oggi non piacerà a molti, non è positiva e sicuramente qualcuno nel leggerla farà il muso storto. Vorrei cogliere l'occasione proprio per dirvi che capita, sì capita anche ai blogger che qualche libro non piaccia. Lo dico perché sempre più spesso noto di blogger che si ammantano di questa aurea da "i libri che scelgo di leggere sono perfetti, tutti da cinque stelle" che mi fa un po' di nausea. Non so se ci credano veramente o se sia semplice piaggeria, ma per una volta io, che sto sempre nel mio e mi faccio i fatti miei in questo grande mondo bloggereccio, voglio darvi un consiglio dal più profondo del mio cuoricino: non credete a chi vi dice che tutti i libri che legge sono belli. Fidatevi, è impossibile. Lo scivolone capita e non c'è niente di male, anzi è utile, affina l'animo critico (e non criticone) di chi vi dovrebbe appunto consigliare. Non dico che dobbiate condividere o meno i pareri, ma diffidare di chi non è in grado di ammettere che un libro non fa per lui/lei o, peggio, che un libro non sia proprio riuscitissimo. 

AAAHHH, che bello! Anche io ho aderito ad una piccola polemica del web... mi sento molto social oggi. Vi starete chiedendo quale libro ho stroncato... Si tratta di Una vita da libraio di Shaun Bythell, che per altro ho ricevuto grazie alla collaborazione con Unilibro.

Una vita da libraio
di Shaun Bythell
Einaudi | Stile Libero Extra | 378 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €19,00
6 marzo 2018 | scheda Unilibro

TRAMA
Dal cliente che entra per complimentarsi dell'esposizione in vetrina, senza accorgersi che le pentole servono a raccogliere la perdita d'acqua dal tetto, alla vecchietta che chiama periodicamente chiedendo i titoli più assurdi, alle mille, tenere vicende di quanti decidono di disfarsi dei libri di una vita. The Book Shop, la libreria che Shaun Bythell contro ogni buonsenso ha deciso di prendere in gestione, è diventata un crocevia di storie e il cuore di Wigtown, villaggio scozzese di poche anime. Con puntuta ironia, Shaun racconta i battibecchi quotidiani con la sua unica impiegata perennemente in tuta da sci, e le battaglie, tutte perse, contro Amazon. La sua è l'esistenza dolce e amara di un libraio che non intende mollare.

Vendere libri usati non vuol dire stare seduti in pantofole, i piedi sul pouf e la pipa in bocca a leggere Declino e caduta dell'Impero romano accanto a un caminetto crepitante, in un viavai di clienti deliziosi che ti impegnano in brillanti conversazioni e se ne vanno dopo aver sganciato fasci di banconote.

No. No no no. Mi spiace ma questo libro per me è un grosso ed enorme no. Ci sono proprio rimasta male nel leggerlo. La copertina, disgraziata lei, è splendida, da esporre in libreria in tutta la sua beltà. Ma si sa, l'abito non fa il monaco e la copertina non fa bello il libro.

Siamo davanti al diario di Shaun, libraio scozzese per caso, che con passione e arguzia porta avanti un lavoro che al giorno d'oggi risulta sempre più difficile. Lo strapotere di Amazon, tanto odiato ma necessario a portare avanti la baracca, i clienti complicati, il poco spazio, gli intoppi quotidiani, persino il gatto invasore che fa pipì in giro. Questa è la vita di Shaun, che ci racconta giorno dopo giorno, un anno del suo lavoro.

Tutto bello, tutto fantastico. Ma qual è il problema? Il problema è che siamo davanti ad un diario che non è un romanzo ma che ha pretesa di esserlo. Siamo davanti ad un autore che non è tale ma che ha avuto l'idea di provarci. E qui mi sento di chiederlo: era necessario? No, mi spiace, ma poteva proprio evitarlo. Non è che perché uno lavora coi libri debba per forza mettersi a scriverli!

È stata una lettura noiosa, ripetitiva, che le battute dell'autore non han saputo ravvivare se non in minima parte e mai abbastanza a lungo. Ogni giorno è identico all'altro o quasi: il meteo (ok, siamo scozzesi ma a tutto c'è un limite), è entrato questo, ho valutato questi libri, cattivo Amazon, ma su Amazon vendo, il gatto entra e fa la pipì in giro. E ancora e ancora.
Sicuramente la vita di un libraio non è così idilliaca come in molti la sognano. Niente ore passate a leggere fregandosene del mondo, niente clienti ideali che arrivano e comprano a più non posso (io non valgo), niente mancanza di intoppi. E in questo questo libro sa dare un quadro abbastanza preciso di che cosa voglia dire oggi aprire una libreria indipendente: i soldi che entrano in maniera discontinua, il poco spazio, il ciarpame che ti tocca comprare per ottenere quei pochi titoli che valgono, i clienti maleducati e incompetenti, il personale poco attento, le infiltrazioni d'acqua. Tuttavia la ripetitività mi ha ucciso entusiasmo e divertimento.

Mi spiace Shaun, la tua è una bella storia, di chi si è buttato e in parte ce l'ha fatta, di chi alla fine fa, fortunato lui, un lavoro che ama, ma  per quanto mi riguarda potevi evitare queste 378 pagine.

Alla prossima

crediti immagini:
- Il Post

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6 comments

  1. Super condivido!! Per non parlare di quanto critica la sua collaboratrice.. Che la tieni a fare se è veramente in quel modo!!

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  2. Copertina a parte, già non mi ispirava.

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  3. Io sto aspettando di leggere il libro dalla biblioteca.Quando ho visto la copertina ho detto wow lo metto in lista,poi ho visto come è stato scritto,come un diario appunto e mi son detta...no aspetta non so se ne vale la pena,meglio prenderlo in biblioteca.Vedremo cosa sarà!Grazie per il tuo post.

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  4. Ciao Laura, l'ho quasi finito ma cavolo una palla allucinante! Sono pienamente d'accordo con te!

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  5. La copertina e il titolo sono una vera tentazione, ma sono contenta di aver resistito. Se proprio vorrò dargli una possibilità, credo che lo prenderò in prestito.

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  6. pensa che a Tempo di Libri volevo comprarlo. Avrei buttato via i soldi per niente perché non è la prima recensione negativa che leggo.

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