Recensione: Fai piano quando torni - Silvia Truzzi

by - aprile 09, 2018

Buongiorno lettori,
oggi giornata piovosa da queste parti. Peccato debba fare un salto in posta... speriamo solo di fare presto.
Sabato ho terminato la lettura di Fai piano quando torni di Silvia Truzzi, uno dei miei acquisti di tempo di libri. Vediamo cose ne penso?

Fai piano quando torni
di Silvia Truzzi
Longanesi | La Gaja Scienza | 272 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €16,40
8 marzo 2018 | scheda Longanesi

TRAMA
Margherita ha trentaquattro anni e un lavoro che ama. È bella, ricca ma disperatamente incapace di superare sia la scomparsa dell'adorato papà, morto all'improvviso otto anni prima, sia l'abbandono del fidanzato che l'ha lasciata senza troppe spiegazioni. Dopo un grave incidente d'auto si risveglia in ospedale. Qui incontra una signora anziana che da poco è stata operata al femore. Anna, oggi settantaseienne - nata poverissima, «venduta» come sguattera da bambina - ha trascorso la vita in compagnia di un marito gretto e di una figlia meschina, eppure ha conservato una gioia di vivere straordinaria. Merito delle misteriose lettere che, da più di mezzo secolo, scrive e riceve ogni settimana. I mondi di queste due donne sono lontanissimi: non fossero state costrette a condividere la stessa stanza, non si sarebbero mai rivolte la parola. Dopo i primi tempestosi scontri, però, fuori dall'ospedale il cortocircuito scatenato dalla loro improbabile amicizia cambierà in meglio la vita di entrambe.

"La vita è lunga e bisogna dividerla con qualcuno che sta dalla tua parte, che ti aiuta, che vuole tutto il bene per te."

Margherita. Trentaquattro anni, un cuore spezzato e una vita piegata da un incidente (cercato o meno...). Chiusa da tre mesi in ospedale per essere rimessa in sesto, non sa neanche lei che cosa vuole. Uscire dall'ospedale? Magari si, per non avere più la scocciatura dello psichiatra, ma anche no perché lì in fondo si sente al sicuro, fino a che sta lì dentro non è in dovere: di uscire, di riprendere in mano la propria vita, di pensare, di andare avanti. Nel letto accanto c'è Anna, settantasei anni ben portati, un po' pienotta ma tanto sfacciata, di quella sfrontatezza che chi ha una certa età si sente in diritto di usare. Tra le due all'inizio son scintille, poi piano piano nasce... una confidenza?... no Margherita, chiamala con il suo nome, un'amicizia. Un'amicizia che in fondo salverà entrambe e che darà a tutte e due quella spinta per affrontare qualcosa di nuovo e qualcosa di passato.

Questo era un romanzo da cui mi aspettavo molto, scoperto per caso su un numero de Il Libraio non ho resistito all'acquisto. Eppure non mi ha del tutto soddisfatta.

La storia si incentra su Margherita, una ragazza che ha riversato tutta se stessa in una relazione che alla fine è andata in fumo e che ha nel suo passato tante perdite, prima fra tutte quella prematura di un padre tanto amato. Ricca, bella, con un buon lavoro, sembra avere tutto dalla vita, anche la possibilità di essere felice, eppure in lei più di un pezzo non combacia con l'altro e niente sembra andare per il verso giusto. Fino a quell'incidente che l'ha lasciata incosciente per diversi giorni e ha rischiato di spezzarla in due. Ma il destino spesso ci mette il suo zampino e, avendo ancora qualcosa in serbo per lei, l'ha salvata.
Sono tanti gli aspetti positivi di questo romanzo. L'amore incondizionato per un padre, la riscoperta di una madre, l'amicizia salvifica, di quella che ti insegna ad affrontare i colpi della vita e le cicatrici che ti lascia, la riscoperta di un se stessa che si dubita esista. Tutte tematiche fortemente sentite in questo libro, che a volte ti lasciano col fiato corto per quanto insistenti sono. In particolare è chiaro come un'amicizia anticonvenzionale e improbabile come quella tra Margherita e Anna diventi quasi un antidoto alla depressione e alla paura di tornare nel mondo dei vivi.
Il problema è che ad un certo punto si entra quasi in un loop, in cui poco succede e in cui il lettore si sente imprigionato. La via di fuga è il viaggio che si appresta a fare Margherita e che... per quanto mi riguarda ha snaturato un romanzo dalle ottime premesse. Ebbene si, tutta la parte finale stona rispetto al resto ma soprattutto stona con Margherita, con il suo carattere e con il suo vissuto. Capisco l'evoluzione del personaggio ma più di una volta ho storto il naso davanti ad una azione della protagonista o ad una nuova strada che prendeva. Mi ha proprio fatto strano questo finale troppo perfetto, troppo buono, troppo rosa.

Margherita è un personaggio particolare che non sta simpatico e non lo diventa. Troppo freddina e sulle sue, ha questa cosa spesso di pensare una cosa e poi dirne un'altra per mantenere un po' la facciata, ma giusto un po'. Non si sa fare amare, sarà anche per questo allure da bimba viziata a cui la vita ingiusta e matrigna da tutto e toglie tutto. Ha ragione la signora Anna quando le dice che è facile guardare alla vita dal punto di vista dei ricchi:

"Volevi nascere nei miei anni ma nella tua vita, cara mia. Noi poveri a queste cose non ci pensavamo allora e non ci pensiamo adesso"

Lei invece, la signora Anna, è la vera colonna portante di questo romanzo, romanzo che le deve molto. Anna è nata povera, praticamente cacciata da casa perché da sfamare tutti non ce n'era e mandata a servizio sin da piccola. Con lei si che gli uomini e la vita sono stati ingiusti, privandola di un'amore e dandole solo dolori e maltrattamenti. Ma nonostante questo lei non si demoralizza e prepara le sue piccole e giuste vendette, cercando di riprendersi almeno qualche pezzetto di felicità. Mi viene da dire fortuna che c'è Anna a dare vivacità e carattere al romanzo e alla sua co-protagonista, grazie ai suoi modi spicci e a volte sopra le righe, alla sua vita sgrammaticata e anche ai suoi modi spesso imperiosi. Sono le sue le parti che più si attendono di leggere, i suoi incontri con Margherita, ma anche le sue lettere a Nicola, fatte di vita vera e quotidiana, dei fatti di cronaca che hanno insanguinato l'Italia e che lei, boh, aveva sentito dire che erano avvenuti, nulla più. Anna è la parte reale e forte e grazie a lei anche Margherita si spolvera un po' via la spocchia che la ricopre e inizia a guardare al mondo con un altro piglio.

In conclusione, un libro che penso avesse il potenziale per essere un bel romanzo ma che sul finale delude un po'.

Alla prossima





credits immagini: trovaspiagge.it , academy.bottegaportici.it. 

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5 comments

  1. Ciao Laura sono perfettamente d'accordo con te! Ho da qualche giorno finito questo romanzo e mi aspettavo qualcosa di più. Il finale mi ha deluso anzi le ultime quindici pagine sono state una noia mortale! Peccato le potenzialità ci sono tutte ma cadute tutte sull'epilogo, secondo me! Baci Rosa

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    1. Il finale mi ha proprio stupito in negativo. Mi sono distratta un secondo ed è diventato un romance??

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    2. Ho avuto la stessa medesima sensazione!

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