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Recensioni: Le assaggiatrici - Rosella Postorino

Buongiorno lettori,
ma soprattutto buongiorno lettrici e buona festa della donna! Al grido di Meno mimose e più libri oggi vi propongo la recensione di un libro straccio da una donna e con una donna protagonista, un libro vi avverto che mi ha catturato fin dalle primissime pagine. Sto parlando di Le assaggiatrici di Rosella Postorino. E visto che oggi prende il via anche Tempo di Libri vi avviso che Rosella Postorino presenterà il suo libro in fiera sabato 10 marzo alle ore 16:30, Sala Brown 2. Se vedete un donnino con occhi adoranti in prima fila... sono io!

Le assaggiatrici
di Rosella Postorino
Feltrinelli | I narratori | 285 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €17,00
11 gennaio 2018 | scheda Feltrinelli

TRAMA
La prima volta che entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti, Rosa Sauer è affamata. "Da anni avevamo fame e paura", dice. Con lei ci sono altre nove donne di Gross-Partsch, un villaggio vicino alla Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler nascosto nella foresta. È l'autunno del '43, Rosa è appena arrivata da Berlino per sfuggire ai bombardamenti ed è ospite dei suoceri mentre Gregor, suo marito, combatte sul fronte russo. Quando le SS ordinano: "Mangiate", davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio; subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un'ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato. Nell'ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s'intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, eppure si sorprende a cercarla. Specialmente con Elfriede, la ragazza che si mostra più ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del '44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti - come una sorta di divinità che non compare mai - incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame inaudito.

La paura entra tre volte al giorno, sempre senza bussare, si siede accanto a me, e se mi alzo mi segue, oramai mi fa quasi compagnia. 

Con il libro della Postorino ho rispolverato la mia collezione di segna pagina colorati. Era da tanto che un libro (o almeno un cartaceo) non mi chiedeva così tanto lavoro di sottolineatura. E lo sapete che cosa vuol dire quando i miei libri diventano un arcobaleno di colori per i tanti post it usati. Esatto: mi è piaciuto un sacco!

credits: notizie.it
Di questo libro si è parlato e si sta parlando molto e devo dire a ragione. E' un libro che rimarrà, non una di quelle pubblicazioni spuntate giusto in occasione delle giornate della Memoria. No, Le assaggiatrici ci parla del nazismo, di Hitler e della Germania del 1944 con un altro piglio e soprattutto con un altro punto di vista, o meglio con un punto di vista trasversale. Rosa non è una fervente nazista né all'opposizione. Si è ritrovata in questa situazione e cerca di sopravvivere come può. Lei è un altro gruppo di donne sono, infatti, le assaggiatrici, donne che assaggiano il cibo di Hitler per controllare che non sia avvelenato. Sono tedesche, donne che lavorano per il Fuhrer e che a lui votano il proprio corpo. Il pericolo di morire avvelenate è in ogni boccone che a fatica buttano giù, in ogni sorso d'acqua. Rosa si trova in questo gruppo per caso. Lei è berlinese, suo marito è al fronte e per sicurezza si è trasferita dai suoceri, in un paesino a poca distanza dalla Tana del Lupo.

La storia di Rosa Sauer è ispirata a quella
di Margot Wolk
(credits: corriere della sera)

Dicevo, Rosa lotta per vivere, o meglio per sopravvivere, in nome di quel marito che conosce appena e che l'ha lasciata per arruolarsi, da bravo tedesco. E' però cosciente che la sua vita è legata a quella del Fuhrer, finché lei vivrà lui vivrà. Ecco un aspetto che non può non colpire in questo romanzo, l'ambiguità, il confondersi e lo sdoppiarsi delle personalità. E' qualcosa di molto sottile, che però attraversa tutto il romanzo e che spesso troviamo con frasi quasi deliranti, ma che ci danno un senso netto di quella che doveva essere la vita di queste donne. Il loro lavoro consisteva nel mantenere in vita proprio colui che  stava portando il paese e loro stesse sull'orlo dell'abisso. C'era chi si rendeva conto di ciò, chi aveva smesso i panni del fervente nazionalsocialista, ma c'era anche chi ancora credeva ciecamente al sogno della grande Germania. In mezzo donne come Rosa, consce che il mondo era al collasso ma costrette nel loro ruolo. E così il loro cibo era il cibo di Hitler, la loro vita era la vita di Hitler.

Non merito nulla, a parte ciò che faccio: mangiare il cibo di Hitler, mangiare per la Germania, non perché la ami, e neanche per paura. Mangio il cibo di Hitler perché è questo che merito, che sono.

In mezzo a tutte queste contraddizioni c'è Rosa, una moglie che non ha mai potuto farlo fino in fondo e che per caso si trova a svolgere un lavoro pericoloso e disarmane, che mina la sua psiche, che la tiene sempre sul filo del rasoio. In Rosa c'è quasi una vergogna nel vendere il proprio corpo (perché alla fine anche lei si rende conto di fare ciò) ma lo fa, per quel marito lontano, per i suoceri che l'hanno accolta come una figlia, per quelle stesse donne che con lei si siedono al tavolo della mensa e ingurgitano, si sforzano di riempire il proprio corpo pur sentendosi completamente svuotate, in attesa che quello sia il loro ultimo pasto. Sono donne molto diverse quelle di cui si circonda, donne che però ci raccontano a modo loro un pezzo di storia: le madri sole, le ragazze invaghite di un soldato, quelle che devono celare la loro vera identità, le "invasate" felici di sacrificare tutte loro stesse per la causa.

Rosella Postorino non ci racconta solo una storia, non ci racconta solo di un periodo storico, no fa molto di più. Scandaglia l'animo umano, le sue debolezze e le sue ambiguità, le sue paure ma anche i suoi peccati e lo fa con una prosa chiara e netta, di quella che ti fa stare attenta e che ti tiene legata al libro. Le assaggiatrici va letto, per la sua verità e per la sua schiettezza.

Alla prossima



Commenti

  1. L'ho finito pochi giorni fa e non posso che concordare. Mi è piaciuto molto benchè mi abbia lasciato la tristezza nell'anima!

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    Risposte
    1. Penso che questa tristezza, questa malinconia, che ti rimane sia voluta. È un libro che deve suscitare emozioni e te le deve lasciare dentro, per la sua storia e per la protagonista

      Elimina

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