Recensione in Anteprima: 40 cappotti e un bottone - Ivan Sciapeconi

by - gennaio 18, 2022

Buongiorno lettori!
Settimana ricca questa qui sul blog, anche oggi vi propongo, infatti, una recensione. Il libro in questione esce oggi in tutte le librerie e mi è stato proposto dalla casa editrice, quindi ci tenevo a parlarvene in concomitanza con il suo arrivo sugli scaffali. Si tratta di 40 cappotti e un bottone di Ivan Sciapeconi


"Come potremo mai ringraziarvi".
Ma non è proprio una domanda. È un'emozione. Una di loro, una che fino a quel momento era stata in disparte, dice: "Non dimenticate che c'eravamo anche noi. Solo questo".

C'è nella pianura modenese un piccolo paese che custodiva un grande segreto. No, non è l'inizio di una fiaba, ma di una storia che a quasi 80 anni dal suo inizio dovrebbe ancora farci riflettere su tanti aspetti dell'animo umano.

Nell'estate del 1942 a Nonantola, non lontano da Modena, arrivò un gruppetto di bambini ebrei provenienti dai Balcani e prima ancora dalla Germania e dall'Austria. Sono in fuga e sono soli, ma la DELASEM (Delegazione Assistenza Emigranti Ebrei) è riuscita a riunirli, a dare loro degli accompagnatori che se ne prendessero cura e quindi a portarli fino in Italia, con l'intento un giorno di condurli fino in Israele. Nonostante le leggi razziali, nonostante il pericolo potesse piombare su di loro da un momento all'altro, i ragazzi di Villa Emma, chiamati così perchè furono alloggiati proprio in questa grande villa alla periferia del paese, poterono trascorrere più di un anno alla luce del sole in questo piccolo angolo di mondo, protetti da un intero paese...

Ci cercano, ora lo sappiamo con certezza.
In paese è arrivata anche una squadra di SS. Hanno fatto domande su di noi. Nessuno ha detto nulla, tutti muti, altrimenti non se ne sarebbero andati. Però torneranno, di questo si può star certi.

Tra i ragazzi di Villa Emma c'è anche Natan, che dopo aver visto il padre portato via dalle camice scure dalla loro casa di Berlino, è dovuto fuggire da tutto quello che conosceva per potersi salvare, almeno lui. Ha lasciato senza una lacrima la mamma, il fratellino Sami e lo zio Hermann, ben sapendo nel suo cuore che molto probabilmente non li avrebbe più rivisti.
A Nonantola presto si crea un clima di cooperazione e di aiuto reciproco, ma soprattutto si vedo i tanti grandi atti di generosità della gente del luogo. Il falegname che produce per loro i letti necessari, le signore che vengono ogni giorno in villa ad insegnare alle bimbe a cucire, il medico che corre appena c'è la necessità. Tutto gratuitamente, senza un tentennamento o un dubbio. Natan non capisce, perchè fanno tutto questo, perchè mettono loro stessi in pericolo per persone che vengono da lontano, che non conosco. Ma Natan non ha visto ancora niente, perchè arriva l'8 settembre 1943 e il loro idilliaco isolamento sta per finire. Devono fuggire, girano voci fuori dal paese, tutti quei bambini hanno dato nell'occhio; i tedeschi sono alle strette, gli alleati stanno rapidamente risalendo la penisola e i ragazzi di Villa Emma devono sparire. Ma dove? A sud verso il fronte alleato, in mezzo alle bombe, con i bambini piccoli come si fa? Allora a nord! La Svizzera!! Là si c'è la salvezza! Ma i tedeschi sono già in paese e i ragazzi devono essere nascosti. Gli abitanti non ci pensano due volte, alcuni possono nascondersi nel seminario, don Arrigo li terrà al sicuro. Gli altri diventano presto figli, fratelli, sorelle, nipoti, nascosti nelle case degli stessi abitanti, con la paura che vengano riconosciuti, ma anche con la certezza di star facendo la cosa giusta. 

È difficile giudicare un libro del genere, perchè non si può giudicare una storia così bella e così vera. Villa Emma è esistita veramente ed è ancora lì, sede di eventi e manifestazioni. C'è anche un'associazione culturale ora che ne porta il nome, Fondazione Villa Emma, che si impegna, sul ricordo del grande atto di generosità di quel lontano 1943, a portare avanti eventi culturali, scambi, ricerche storiche e incontri con le scuole. Ma soprattutto sono esistiti quei 73 bambini e ragazzi ebrei che giunsero qui dopo un lungo viaggio che ha fatto attraversare loro mezza Europa. Natan è la voce narrante di questo gruppetto, esempio di tenacia e coraggio ma anche voce di tutti quei dubbi e paure che devono aver avuto. 
40 cappotti e un bottone è un libro che racconta una storia grande, enorme che si fa quasi fatica a credere reale, eppure lo fa veramente a misura di bambino, attraverso i suoi occhi e le sue idee, con i suoi termini e i suoi atteggiamenti. Natan in realtà non è esistito, ma è come se lo fosse stato, spezzettato qua là in ognuno di quei 73 ragazzi che grazie alla generosità di un'intera popolazione sono sopravvissuti. E abbiamo i nomi di tutti, in fondo al romanzo, come grazie a Natan abbiamo tutti i nomi di coloro che "devono essere ricordati", coloro che li hanno aiutati in un modo o nell'altro; sono tanti tantissimi, Natan ci prova a ripetersi i loro nomi per mandarseli a memoria. Don Arrigo Bettari, Giuseppe Moreali, Goffredo Pacifici, Boris, Josko, Leonardi, Cesarina, Dede, Lauretta... Sono tanti gli eroi di questa storia, troppi per un solo bambino. Ed è proprio questo a rendere questo libro luminoso e solare, pieno di gioia e speranza. 

40 cappotti e un bottone ci racconta non solo una storia vera e un grande atto di coraggio, ci dice attraverso la ritrosia di Natan a fidarsi e alla gioia sfrenata del finale che c'è speranza, che non bisogna nascondersi dietro ad una imposta chiusa, che a volte bisogna rischiare per fare la cosa giusta. E se ci pensate bene questa storia è tanto di 80 anni fa quanto dovrebbe essere di oggi. 

Estate 1942. Alla stazione di Nonantola, in provincia di Modena, scendono quaranta ragazzi e bambini ebrei. Sono scappati dalla Germania nazista grazie all'organizzazione di Recha Freier e, con i loro accompagnatori, stanno cercando di arrivare in Palestina, ma la guerra li ha costretti a continui cambi di direzione: prima la Croazia, poi la Slovenia, ora l'Italia. A Nonantola vengono sistemati appena fuori dal paese, a Villa Emma. Sembra che il peggio sia passato. Ci sono lezioni, assemblee e i più grandi imparano mestieri che un giorno potrebbero essere utili. Tra i ragazzi e le ragazze di Villa Emma c'è anche Natan, che inizialmente vede tutta questa attenzione con sospetto. Bruciano ancora il ricordo del padre trascinato via nella notte, l'addio della madre e del fratello più piccolo. Eppure, a Villa Emma non ci sono stelle gialle da appuntare al cappotto, né ghetti, né retate nella notte. Sembra di essere in un mondo completamente nuovo, dove i contadini portano cibo, il falegname i letti, dove ognuno può fare la propria parte. Con l'otto settembre del 1943, però, a Nonantola iniziano ad accamparsi le truppe naziste e per i ragazzi di Villa Emma c'è una nuova fuga da organizzare. Questa volta non sono soli, però, questa volta hanno un intero paese a lottare per loro. Una storia luminosa, inedita e sorprendente. Una storia vera. Uno squarcio di ottimismo nell'orrore della Shoah, 40 ragazzi messi in salvo da un'intera cittadinanza. Questo libro è per loro, per i salvati e i salvatori, perché non siano mai dimenticati. Ma anche perché ancora oggi la normalità del loro eroismo ci commuove e ci sfida a non abbandonarci a facili paure e all'indifferenza.

40 CAPPOTTI E UN BOTTONE
di Ivan Sciapeconi
Piemme | 208 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €17,50
18 gennaio 2022 | link Amazon affiliato

Alla prossima






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