Recensione: Anna di Kleve - Alison Weir

by - ottobre 06, 2021

Buongiorno lettori!
Tempo brutto da queste parti, sembra finalmente essere arrivato Mr Autunno! Si è fatto desiderare, ma i colori del parco dietro casa sono davvero molto belli. Lo sapete quanto io adori questa stagione!

Con la fine di settembre ho terminato di lavorare. La stagione per me quest'anno è stata lunga, ma ora un po' di riposo e di letture non me li toglie nessuno. Inoltre con Lallì e la Bacci stiamo preparando una cosa e forse a novembre... ma no! Non ve lo posso dire, finché non ho la certezza matematica non vi dico nulla!

Anzi, cambiamo argomento e, novità novità, parliamo di libri. Qualche giorno fa mi è arrivato dalla Beat il nuovo libro di Alison Weir, Anna di Kleve, quarto volume della serie dedicata alle mogli di Enrico VIII. Ho dovuto leggerlo un po' a pezzetti causa lavoro e mi scuso con la Casa editrice se pubblico la recensione solo ora. 



Iniziamo mettendo i punti sulle i: si scrive Kleve o non Cleves. La buona Anna (e non Anne) era tedesca e non francese, quindi è corretta la prima grafia. Messa da parte la questione linguistica che libro è stato?

Aspettavo con ansia l'uscita di questo quarto libro della Weir, curiosa di come avrebbe tratteggiato la moglie meno chiacchierata di Enrico VIII, o almeno quella tanto furba da mantenere sempre rapporti amichevoli con colui che alla fine è stato suo marito per appena 7 mesi. Di lei sapevo quel tanto che sappiamo tutti, che non fosse questa gran bellezza, che Enrico appena la vide storse il naso, che la mise da parte per la ben più esuberante Caterina Howard ma che rimase un'amica affettuosa e accogliente per il re oramai vicino alla fine. Insomma, Anna fu una moglie di passaggio tra il grande amore della vita di Enrico e quella che sarà lo sfizio della vecchiaia del re inglese. 

Alison Weir come anche nei libri precedenti arricchisce le figure delle consorti del re dandoci un quadro più particolareggiato ma anche inedito. Caterina ci aveva stupito per la sua abnegazione nei confronti del marito anche davanti al rifiuto e alle umiliazioni; Anna Bolena si era rivelata meno arrivista e disinibita del ritratto che ne abbiamo sempre avuto; Jane l'ho trovata ben più scaltra e subdola rispetto all'angelo del focolare che ci hanno sempre rifilato. E Anna? Beh, nonostante la Weir inventi in realtà molto poco, basandosi su realtà storiche e fonti e aiutando solo un poco le biografie delle sue donne, in questo caso non ha potuto molto davanti a quella che fu a tutti gli effetti una regina noiosa. Mi spiace, mi piange il cuore, ma Anna di Kleve aveva tutte le possibilità per stupirmi ma non lo ha fatto, chinando la testa al fratello e al marito, facendosi più spesso i conti in tasca che nel cuore e vivendo attaccata alla bottiglia del vino. Aveva tutte le carte in tavola per essere una di quelle eroine tragiche (non le taglierà la testa ma mica le ha fatto fare una vita facile eh) per cui tutti piangono o gridano allo scandalo e invece... si ti dispiace per lei ma manco tanto. 

Il romanzo nel suo insieme mi è piaciuto, perchè la Weir sa fare il suo mestiere e ti sa raccontare una storia con passione e fascino, ti costruisce davanti agli occhi un film diviso in pagine, ricostruisce un'ambientazione anche al di fuori dei cliché sul periodo Tudor che un po' tutti ci immaginiamo. Insomma, è brava. Ma se nei tre libri precedenti (e anche in Lady Elisabeth... che non avete letto la mia recensione? Eccola QUI) a tutto ciò si aggiunge anche una protagonista interessante, forte, con una voce particolare, qui Anna emerge un po' meno, ma soprattutto si sente la mancanza di una "contro voce", quella di Enrico VIII che in qualche modo spieghi i silenzi, i malumori, i cambiamenti. 

Ho apprezzato però il riuscire anche in questo quarto libro a creare i crossover che hanno caratterizzato i primi volumi. Lì è stato più facile perchè Caterina, Anna e Jane hanno effettivamente convissuto, si sono conosciute, le loro strade si sono appunto incrociate anche più volte e su più piani. Qui il meccanismo poteva essere più complicato ma ci è riuscita tramite oggetti, ricordi, sempre in maniera molto naturale. 

In conclusione, è stata una bella lettura, un po' lenta in alcuni punti, ma piena di quel fascino a cui la Weir ci ha abituati, forse anche troppo bene. Ora le mie speranze sono tutte riposte in Caterina Howard, che ci darà sicuramente materiale di cui discutere.


Kleve, 1530. Come ogni estate il Duca Giovanni III ha condotto la sua consorte e i loro figli alla Schwanenburg, la maestosa fortezza che sorge in cima a una ripida altura di roccia dalla quale domina le acque impetuose del Reno e la città di Kleve. Quel giorno si uniranno a loro per una breve visita lo zio Otho von Wylich, signore di Gennep, sua moglie Elisabeth e Otho, il figlio bastardo. Non appena il giovane Otho von Wylich scende dal cocchio, alla quattordicenne Anna quasi si ferma il cuore: con i capelli castani ondulati, gli zigomi alti e gli occhi allegri, Otho esercita un’attrazione irresistibile sulla cugina, sebbene dall’età di undici anni Anna sia ufficialmente fidanzata con Francesco, futuro Duca di Lorena. Ma l’amore non è forse una sorta di follia che spinge ad agire senza senno, come Anna ha appreso ascoltando i pettegolezzi di dame e domestiche?
Anni dopo, Anna è una giovane donna con l’animo gravato da un doloroso segreto. Dopo la morte del padre, suo fratello Guglielmo ha assunto il ruolo di duca, dichiarando che, fino alle nozze, le sorelle condurranno un’esistenza ritirata. Ma dalla rottura del fidanzamento con Francesco, avvenuta quattro anni prima, per Anna non sembrano esserci prospettive di matrimonio all’orizzonte: ha ventitré anni, ormai, e nessun altro principe ha chiesto la sua mano. Del resto, se anche qualcuno ne avesse l’intenzione, Guglielmo sarebbe costretto a declinare l’offerta. Le sue casse sono vuote: come potrebbe permettersi di pagare una dote?
Un giorno, però, a farsi avanti è un pretendente che non può essere rifiutato: re Enrico VIII, il sovrano d’Inghilterra al centro dei pettegolezzi di tutte le corti del mondo cristiano. Enrico VIII ha avuto tre mogli, tutte morte miseramente. La prima avvelenata, stando alle dicerie, la seconda condannata alla decapitazione e la terza morta di parto solo due anni prima. Per tutti è un tiranno, il Papa lo ha scomunicato e lui è in cerca di nuovi alleati e di un’altra moglie. La sua unica richiesta, prima di fare una proposta ufficiale, è quella di avere un ritratto della futura regina, motivo per cui a Kleve viene inviato il pittore di corte Hans Holbein. Anna sa di non essere una bellezza: certo, ha un colorito roseo, il viso a forma di cuore, la bocca carnosa e le sopracciglia che descrivono un arco elegante. Ma le palpebre sono troppo pesanti, il mento appuntito, il naso troppo lungo e troppo largo. Eppure, quando l’opera è finita, la giovane si emoziona nel vedere il suo viso delineato con tanta delicatezza, il sorriso modesto, la carnagione chiara, lo sguardo fermo, il volto gradevole.
Ma Enrico la penserà nello stesso modo, vedendola dal vivo? O si sentirà raggirato? E Anna sarà in grado di continuare a custodire il suo segreto, o rischierà di tradirsi, finendo per subire la stessa sorte delle regine che l’hanno preceduta? Attingendo a nuove fonti, Alison Weir ritrae sotto una luce nuova la quarta moglie di Enrico VIII: una donna, appassionata e coraggiosa, capace di non piegarsi nemmeno davanti a un destino avverso.

ANNA DI KLEVE. La regina dei segreti
(#4 Le sei regine Tudor)
di Alison Weir
Beat | SuperBeat | 544 pagine
ebook €19,00 | cartaceo €19,00 | 9 settembre 2021 | scheda Beat

Alla prossima





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