Recensione: Il maestro e l'infanta - Alberto Riva

by - marzo 25, 2021

Buongiorno lettori!
Oggi vi parlo di un romanzo storico che ha come protagonisti due personaggi non molto conosciuti, che la Storia ha messo un pochino da parte: Il maestro e l'infanta di Alberto Riva. Per la copia ringrazio la casa editrice Neri Pozza.


IL MAESTRO E L'INFANTA
di Alberto Riva
Neri Pozza | I narratori delle tavole | 272 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €18,00
4 marzo 2021 | scheda Neri Pozza

Nell’estate del 1720 un giovane compositore parte dall’Italia per arrivare a Lisbona, alla corte di re João V. Comincia così l’avventura umana e musicale di Domenico Scarlatti, figlio del grande Alessandro. Uomo mite e tormentato, per nulla sicuro del suo talento, capace di stare un passo indietro a tutto, anche a sè stesso. Il suo compito a corte è insegnare musica alla figlia del re, Maria Bárbara di Braganza, che andrà poi in sposa a Fernando di Borbone diventando regina di Spagna. Il rapporto tra Domenico Scarlatti e questa donna durerà per tutta la vita. E sarà la vera linfa, il vero snodo del talento del compositore napoletano. Le sue celebri Sonate, eseguite dai più grandi pianisti del Novecento, nascono come esercizi per le mani di Maria Bárbara. Il romanzo narra di questo sodalizio, di questo scambio tra maestro e allieva che si concluderà solo con la morte di Domenico Scarlatti. Un sodalizio in nome della musica che è anche il racconto di un’epoca di guerre, rivalità tra famiglie reali europee, complotti, poteri contrapposti. Come fosse un affresco del Tiepolo, Alberto Riva fa entrare il lettore in una storia intensa e nitidissima. E ci regala, attraverso una scrittura misurata e attenta, una trama figurativa che alterna realismo e suggestioni d’oltremare. Lineare, eppure ricco di dettagli, Il maestro e l’infanta è un libro raro nella letteratura italiana di questi anni. Un omaggio alla musica e alla sua forza segreta. Una rappresentazione dei sentimenti attraverso intermittenze e non detti, sfumature, accelerazioni, pause. Un’epoca raccontata in un contrappunto inedito che ne svela furori e insensatezze, e ne celebra soprattutto il carattere sorprendentemente malinconico.
Non dobbiamo seguire il gabbiano. Bisogna lasciare che il gabbiano vada da solo.

La storia di Domenico Scarlatti ha ancora oggi tante ombre, punti oscuri. Si sa poco di questo maestro, nato nell'ombra di un padre ingombrante, Alessandro.
Maria Barbara di Braganza nasce figlia primogenita di Giovanni V del Portogallo, donna non bella, che deve portarsi dietro il famoso labbro degli Asburgo, ereditato dalla madre, ma anche una figura più morbida, lontana dagli stereotipi che prevedevano vitini sempre più stretti. Ma Maria è una bambina prima, donna poi, illuminata, amante delle arti e della musica in particolare. Lei e il maestro Scarlatti si incontrano per la prima volta quando lei ha 9 anni e Domenico viene chiamato dal re per dare lezioni al prezioso erede principe del Brasile e per valutare la figlia, possibilmente allontanandola da questo attaccamento eccessivo alle note musicale. Invece il maestro troverà nella sua giovane allieva uno spirito affine, una piccola grande perla della musica e non la abbandonerà mai, neanche quando verrà estirpata dalla sua famiglia per andare in sposa al futuro Ferdinando VI di Spagna. 

Madrid, Museo del Prado.
Maria Barbara di Braganza, 1729 circa, 
di Jean Ranc (Fonte @it.m.wikipedia.org)

Di queste due figure della storia del '700 non si parla molto e in effetti per me questo romanzo è stata una scoperta totale. Ho inizialmente fatto un pochino fatica ad approcciarmi allo stile dell'autore e soprattutto alla figura del narratore onnisciente, non perchè fosse fastidiosa ma semplicemente perchè non si trova così spesso in un romanzo. A leggere attentamente, il narratore non solo racconta quello che sa ma soprattutto dà piccoli accenni su quello che sarà oltre a dare una vena ironica in alcuni passaggi o verso alcune figure. E di figure, personaggi realmente esistiti, il romanzo è pieno, a partire da tutta la nobiltà dell'epoca e giù giù fino a personaggi di spicco della musica europea. 

Mi ha colpito molto il rapporto tra Maria Barbara e Scarlatti, tutt'altro che scontato o superficiale. Ad una prima occhiata si può pensare che siano tra loro molto distanti, con niente in comune. Ma presto, dopo appena poche pagine, si scopre tutto un altro livello. Insieme escono fuori dal loro ruolo prestabilito di infanta e compositore, ma non si limitano neanche a quello di allieva e maestro. Sono qualcosa di diverso, di più. Sono un uomo e una ragazza, estraniati dal loro mondo, isolati nel loro essere diversi, c'è in loro qualcosa di malinconico che tinge le loro vite di un colore non cupo ma sbiadito. Incontrarsi è stato in qualche modo la loro salvezza.

Alpiarça, Casa di Dos Patudos. Domenico Scarlatti,
1738, di Domingo Antonio Velasco,
collezione José Relvas
(Fonte it.wikipedia.org)

Il romanzo, perchè di questo si tratta, copre tutta la vita di Maria Barbara, ma, pur non essendo lunghissimo, dà un quadro meraviglioso di questi due animi affini. L'autore è riuscito ad andare oltre allo scontato, oltre ad una corona, non fermandosi a quello, a quei ruoli, ma portando a galla anche le piccole acredini o quel velo di depressione che avvolge la corte spagnola e che inevitabilmente colpisce anche l'infanta, rinchiusa per buona parte della sua giovinezza in una gabbia d'orata, silenziosa, a volte tetra, immutata e immutabile nel mesi e negli anni. Non a caso ad affiancare questa donna ci saranno similitudini potenti, il gabbiano o il pappagallo, simboli della costrizione ma anche della libertà. Ed è così Maria Barbara splendida nella sua umanità e nella sulla illuminazione intellettuale, ma con le ali chiuse dal suo status sociale e dalla "finta" corte spagnola.

Non è un romanzo storico comune, vi ho trovano qualcosa di diverso ma che è anche difficile spiegare. Forse è proprio questa voglia di andare oltre alle figure storiche e alla Storia in se, ma anche l'idea di avere due "attori" sul palcoscenico che insieme sanno andare oltre al racconto storico e crearsi in qualche modo una propria immortalità.

Alla prossima






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1 comments

  1. Mi piace quando un romanzo storico diventa un tramite per conoscere personaggi poco noti. Scoprire cosa si cela dietro i privilegi di chi vive a corte è molto interessante e intrigante. La musica che unisce conferisce un velo di dolcezza a un'epoca che ha visto lotte per il potere, intrighi e guerre. Prendo nota :)

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