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[Bookswiffer] Recensione: Riti di morte - Alicia Giménez Bartlett

Buongiorno lettori!
Eccomi con un nuovo appuntamento con il Bookswiffer, la rubrica del il blog deve prendere aaaariaaaa, creata in collaborazione con la Bacci di Due lettrici quasi perfette e Lallì La Libridinosa. Ogni mese propongo loro una cinquina di libri che vegetano sui miei ripiani da tempo immemorabile e loro ne scelgo uno da farmi leggere. La mia cinquina di marzo era questa:
  • Riti di morte - Alicia Giménez-Bartlett, Sellerio
  • L'uomo nero e la bicicletta blu - Eraldo Baldini, Bur Rizzoli
  • Gli spaiati - Ester Viola, Einaudi
  • I coraggiosi saranno perdonati - Chris Cleave, Neri Pozza
  • Signore e signori - A. Bennett, Adelphi

E loro hanno scelto per me il primo caso dell'ispettore Petra Delicato, Riti di morte di Alicia Giménez-Bartlett.


RITI DI MORTE 
(#1 Petra Delicato)
di Alicia Giménez-Bartlett
Sellerio | La memoria | 388 pagine
ebook €8,99 | cartaceo €13,00
21 giugno 2002 | scheda Sellerio
Prima avventura della coppia Petra Delicado, ispettore della polizia di Barcellona, e del suo vice Fermin Garzón. Petra è emersa da poco da una crisi esistenziale ed è entrata in polizia dove, in quanto donna - sostiene lei -, è stata parcheggiata negli archivi fino a questo caso spinoso e scabroso: un violentatore seriale che lascia un tatuaggio sulle sue vittime. Garzón, invece, viene dalla Spagna più interna e pigra, Salamanca, e di lui, lento, grasso, leale, carico di esperienza e di pregiudizi, ma ricco di uno spirito sorprendentemente rapido nel superarli, Petra stenta a trovare la chiave interpretativa, la via d'accesso per superare le sue resistenze a dover ubbidire a una donna.

Volevo che le cose fossero bianche o nere, che si manifestassero con chiarezza, inondate dallo stesso raggio di luce. I colpevoli, cattivi; le vittime, innocenti; la società, desiderosa di giustizia; la polizia, investita del ruolo di paladina del bene. Non ero preparata all'ostilità che mi rimbalzava addosso da tutte le parti come al gioco della pelota.

L'ingresso nella prima indagine di Petra Delicato (uscita in Italia come quarto libro della serie, cosa che non capirò mai) per me non è stato semplice. Conoscevo già la storia avendo visto la serie tv andata in onda su Sky, con protagonista Paola Cortellesi (ambientata non a Barcellona ma a Genova), e quindi ho perso completamente l'effetto sorpresa. Pecca mia.
Tuttavia c'era qualcosa che faceva resistenza, un mix tra l'ambientazione spagnola che non mi è mai molto piaciuta e lo stile dell'autrice, un po' agée. Non poco fluido ma con frasi ricche, importanti, descrizioni dettagliate. Presa però familiarità con la sua penna e conosciuta meglio l'ispettore Delicato mi sono appassionata a questo libro e le pagine hanno iniziato a scorrere veloci.

L'ispettore Petra Delicato lavora nella sezione documentaristica della polizia di Barcellona, un lavoro in solitaria, passato tra faldoni e incartamenti. Due divorzi alle spalle, ex avvocato, un carattere ombroso, spera in un lavoro sul campo, in una vera indagine. E questa arriva con un caso di stupro, un violentatore che presto diventerà seriale che dopo la violenza marchia le sue vittime. Insieme al viceispettore Garzón Petra dovrà venire a capo di un caso affatto facile, tra l'ostilità di stampa e vittime e la sfiducia dei superiori.

Paola Cortellesi in Petra (Foto @Luisa Carcavale e Sky Italia)

Come si suol dire in questi casi, un giallo ben congegnato, complicato, di cui difficilmente il lettore riesce a venire a capo se non verso le ultime cruciali pagine. Ma Petra oltre il caso in se si trova a dover combattere con ben altro, con quella miseria umana che si nasconde nei lati più oscuri della città e dell'animo umano. Giovani vite spezzate, adolescenze mancate, povertà, sfruttamento, famiglie fredde, inesistenti, che puzzano di un malessere profondo. L'avidità, il menefreghismo, la reticenza. È tutto così miserabile che Petra stessa non riesce a trovare un appiglio per salvare qualcosa, per scusare, per porgere una mano d'aiuto. 
Petra mi ha spiazzato. Me la immaginavo molto simile a quella interpretata dalla Cortellesi e invece ho trovato una donna certo non semplice ma comunque con un briciolo di speranza nel cuore. Ci prova a capire la ritrosia delle vittime, a trovare nel loro background un motivo di tanto odio nei suoi confronti, empatizza in qualche modo con loro. Non sempre avrà successo, anzi quasi mai e dovrà buttare giù rospi, farsene una ragione e diventare bersaglio, immotivato, di vite nate e cresciute male, dell'indifferenza, della paura per un futuro inesistente. Butta giù Petra, il senso di superiorità del primo ex marito, il senso di abbandono del secondo, la voglia di essere per una volta se stessa, no collega, no madre, solo Petra. E di fare quello che veramente vuole, anche se non era il percorso prescritto o il più facile.

Il rapporto con Garzón spiazza ancora di più il lettore, per il suo non essere idilliaco o semplice, anzi. All'inizio non si prendono proprio, ma piano piano si conoscono, si completano, trovano punti comuni, trovano un proprio modo di lavorare e di confrontarsi. Sono una coppia non scontata che però funziona.

Paola Cortellesi e Andrea Pennacchi in Petra 
(Foto @Luisa Carcavale e Sky Italia)

Ero molto curiosa di leggere questo libro, sicura che sarebbe stato o amore o odio. A volte le mi convinzioni vanno a farsi benedire e, come in questo caso, le devo accantonare. Non è stato odio, anzi, sono convinta nel voler proseguire la serie (tanto che ho già il secondo libro in wish); ma non è stato neanche un colpo di fulmine, conoscendo come sarebbe andato a finire il caso ho perso quel quid per me necessario in un giallo. Voglio arrivare a leggere un libro che non sia arrivato sul piccolo schermo, lì capirò veramente.

Alla prossima







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