Recensione: La misura di tutto - Camilla Ronzullo

by - maggio 13, 2019

Buongiorno lettori!
Un'altra mattina di maggionembre si appresta ad iniziare con pioggia e vento e io sto per andare a lavoro. Ieri però, accoccolata sotto una coperta (la giiiioiaaa), ho terminato la lettura di La misura di tutto di Camilla Ronzullo, alias Zelda was a writer. Che dite? Ne parliamo insieme?

La misura di tutto
di Camilla Ronzullo
Magazzini Salani | 310 pagine
ebook €8,99 | cartaceo €14,90
31 ottobre 2018 | scheda Salani

Nina ha sempre pensato che rifiutare il cambiamento l'avrebbe messa al riparo dal dolore e dall'imprevisto. Ma a 38 anni, con la fine di una lunga relazione, vede crollare miseramente la cassettiera in cui aveva riposto con cura la sua vita. Cosa fare di fronte a una fine, se non si è più abituati alle incertezze di ogni inizio? Nina non ne ha idea e, forse per questo, comincia a scrivere su un taccuino per cercare un nuovo ordine delle cose. Sarà la vita, con il suo meraviglioso carico di coincidenze e novità, a farle conoscere Gerri Barreca, un illustre scultore settantenne da poco ritiratosi a vita privata. L'artista le racconterà di essere richiesto a Lampedusa, terra natia, per riparare la statua simbolo dell'isola. Ormai solo, Gerri è tormentato da una malattia e ha bisogno di una spalla per il viaggio: forse potrebbe essere lei? È così che i due partono da Milano, giovandosi inoltre della compagnia di un misterioso scrittore trentenne, conosciuto su un sito per condividere passaggi in auto. Attraversare l'Italia in un viaggio senza tempo significherà ridare posto a vecchi ricordi ingombranti e, soprattutto, aiuterà Nina a scoprire la gioia delle cose che nascono per caso, che non hanno bisogno di durare per sempre per essere indimenticabili. Grazie alle persone incontrate lungo il cammino, alle bellezze artistiche del Paese e al confronto con i suoi nuovi amici, capirà che non esistono una misura o un tempo uguali per tutti. Quello che davvero conta è il proprio bisogno di amare e di ampliare i propri orizzonti.

Da quel viaggio non pretendevamo tanto una meta utile a darci ragione dopo chilometri e chilometri di tentativi, quanto posti sconosciuti in cui sentirci nuovi, stranieri, vivi. 

Premessa più che necessaria: io di Camilla conoscevo il blog ma non ero un'assidua frequentatrice; ci capitavo, leggiucchiavo, la seguo su Instagram. Quindi non sapevo esattamente che cosa aspettarmi da un romanzo scritto da lei. Galeotte furono la copertina e la particolare grafica interna. Si, sono sensibile a questi particolari e così, in un pigro giretto in libreria, agguanto il libro e lo porto a casa.

@tripadvisor.it
Iniziata la lettura non ero molto convinta. Nina, la protagonista, è appena uscita da un lungo rapporto con D. e ha ancora un po' le ossa rotte dalla fine di quella che credeva una relazione solida. Un giorno finisce in mezzo ad un luna park itinerante e, sedutasi su una panchina, conosce Gerri, un eccentrico e a quanto pare famoso scultore che le confida come fosse la cosa più ovvia del mondo di essere molto malato e le propone un viaggio. Si, esatto, si conoscono da neanche mezz'ora e lui le propone di accompagnarlo a Lampedusa, sua isola natale. E lei accetta. Ecco, questo è stato il momento che meno mi è andato a genio. Io alle coincidenze credo poco e vederne una così palese... uhm, non mi è piaciuto. Si apre così un lungo viaggio che dalla caotica Milano li condurrà nella riarsa isola del Mediterrano, in compagnia di Cesare, scrittore sotto mentite spoglie iscritto a Bla Bla Car. E il loro tragitto non sarà lineare. Seguendo l'idea di un vero e proprio gioco, ognuno proporrà una tappa significante, un luogo rispolverato dai ricordi da rivedere e mostrare agli altri.

L'inizio della storia di Nina mi è sembrato tutt'altro che promettente: la poca logica e la poca coerenza con il carattere del personaggio hanno fatto si che la decisione della ragazza di prendere e partire con non uno ma ben due sconosciuti stridesse e mettesse in allerta il mio istinto da lettrice. Ma sono una che non demorde e dà spesso una seconda occasione, così ho continuato la lettura. Il romanzo si presenta in realtà come un vero e proprio diario di viaggio, un taccuino in cui annotare tragitti e soprattutto sensazioni, incontri e ricordi, in cui mostrarci le cartoline da spedire alla fidata amica. Quello che più colpisce, anche solo sfogliando il libro, è la grafica: parole in caratteri particolari, frasi riportate, scritte gigantesche, paragrafi barbaramente cancellati... insomma l'idea di un quadernino che ha fatto la strada con Nina c'è tutta e mi è piaciuta, anche se a volte non ho trovato un vero perché nella scelta delle frasi da mettere in rilievo (che suppongo ci fosse eh, solo io non l'ho colta).

@fotocommunity.it
Ma questa è solo l'estetica del racconto. Il suo contenuto? È una lettura molto intensa in alcune sue parti, poetica oserei dire, in cui il viaggio assume la doppia natura di vero e proprio spostamento e di analisi e riscoperta di se stessi. Durante le ore in macchina e le soste nelle varie tappe, Nina rispolvera l'adolescente che è stata ma anche la donna che è diventata e che da troppo tempo ha castigato in scelte di comodo. Rianalizza in particolare il rapporto con il padre, morto troppo presto e a cui non ha mai perdonato la poca sincerità sulla sua malattia , anche alla luce di quello che diventa presto un vero e proprio surrogato paterno, Gerri. Tanto misterioso quanto disarmante nelle sue reazioni spontanee e quasi fanciullesche, Gerri è il motore di questi giorni di viaggio e di ricerca ma, come la stessa Nina si ritroverà a scoprire, non ne è lo scopo, il fine ultimo.

La misura di tutto mi è piaciuto nel suo cuore profondo, in quel piccolo insegnamento che ci lascia, nel non dare per scontata la vita ma soprattutto nel non darla per consolidata e ferma. Non importa quando, come o dove, c'è sempre un momento in cui mettere e mettersi in discussione e magari capire che alla fine non siamo noi a dettare i limiti della nostra vita, ma è la vita stessa che ce li costruisce piano piano intorno.
Quello che meno ho amato è stato un inizio non del tutto credibile, costruito in maniera troppo frettolosa, e alcuni dialoghi troppo costruiti, poco spontanei, che facevano quasi pensare ad un copione. Splendide, invece, le immagini che l'autrice ha saputo darci dell'Italia e dei suoi angoli più nascosti, luoghi magici che per un motivo o per l'altro rimango letteralmente impressi nella nostra mente, anche se non ci siamo mai stati.

Si fermano solo le persone in corsa. Di chi salva la propria pelle girando la faccia dall'altra parte non rimarrà mai traccia. È bene che lo si ricordi ai pavidi: di loro la Storia non sa proprio che farsene.

Alla prossima



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1 comments

  1. Penso che sia un libro molto particolare... Buon rientro a Guantanamo.

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