Recensione: Il giorno dei Lord - Michael Dobbs

by - febbraio 08, 2019

Buongiorno lettori!
Un nuovo venerdì è arrivato e un'altra settimana si appresta a terminare. Tra una canzone sanremese (stendiamo un velo pietoso) e l'altra ho terminato la lettura di Il giorno dei Lord di Michael Dobbs, già autore del ben più noto House of cards.


Il giorno dei Lord
(Harry Jones #1)
di Michael Dobbs
Fazi Editore | Darkside | 375 pagine
ebook €6,99 | cartaceo €16,00
7 giugno 2018 | scheda Fazi Editore

Una volta all'anno, le persone più importanti d'Inghilterra si riuniscono tutte insieme in una stanza. La regina Elisabetta e il principe ereditario Carlo, il primo ministro, giudici, vescovi, leader spirituali e temporali. Non mancano le nuove generazioni: sono presenti il figlio del primo ministro britannico e il figlio della presidente USA. L'occasione è quella della cerimonia d'apertura del Parlamento, la cerimonia di Stato più importante dell'anno, un evento «strappato alle fornaci della storia britannica». Quattrocento anni prima, nella stessa occasione, Guy Fawkes aveva cercato di far saltare in aria tutti quanti. Ora tocca a un nuovo gruppo di congiurati, stavolta stranieri, prendere d'assalto la Camera dei Lord. Per un giorno, ventiquattr'ore di pura tensione in cui le crisi politico-diplomatiche si mischiano a quelle personali, verranno tutti presi in ostaggio: i terroristi terranno sotto scacco una nazione e il mondo intero, il tutto in diretta TV. Ma dovranno vedersela con Harry Jones, parlamentare ed ex militare pluridecorato in piena crisi matrimoniale, noto sia per il suo coraggio che per la sua capacità di indisporre i superiori per eccesso di intraprendenza. La parabola angosciante di uno scenario spaventosamente verosimile, che si conclude con uno sbalorditivo colpo di scena.

Sembrava fosse iniziata un'eclissi. Un'intera nazione si fermò, nel buio, ad aspettare.

@pixabay.com
In un'Italia molto spesso lontana o refrattaria alla politica, ma soprattutto (mai come in questo periodo) poco incline ad affezionarsi alle istituzioni, capire che cosa sia per i britannici la monarchia e la regina in particolare è difficile. Anche secolari eventi come il rituale dell'apertura del Parlamento, con annesso discorso reale, ci sembra poco più di un cerimoniale, una curiosità con un suo rituale e costumi buffi (va beh che anche dalle nostre parti a costumi non siamo abituati meglio). Ne Il giorno dei Lord l'autore ci parla di 24 ore, un giorno in cui tutto ciò su cui si basa l'entità britannica vacilla e si inclina. Quello che era stato l'impero più forte del mondo, si ritrova improvvisamente in balia di otto uomini, infiltratisi con armi ed esplosivi durante la cerimonia, con il risultato di prendere in ostaggio la Regina Elisabetta, il principe di Galles, il primo ministro, i membri del gabinetto e anche il figlio della presidente degli Stati Uniti (in questa occasione una donna). 24 ore in cui non solo una nazione, ma il mondo intero si ritroverà col fiato sospeso, 24 ore in cui chi è rimasto al governo cercherà non tanto di trovare una soluzione, ma soprattutto di trovare un modo di uscirne con minor danno possibile per la propria carriera politica, in cui gli Stati Uniti si dimostreranno l'alleato che fa la voce grossa e in cui bisognerà contare sulle capacità di un uomo da tutti considerato una mina vagante, Harry Jones.

Io amo molto i thriller politici al cinema o in tv, mi appassionano e mi fanno letteralmente staccare la spina. Non avevo mai provato a leggerli. Questo mio primo tentativo ha avuto successo direi. Michael Dobbs ha saputo creare un romanzo davvero appassionante e ricco, che, nonostante i tanti eventi, i tanti personaggi e gli spunti politici magari non di immediata comprensione, si legge in un soffio. 
La storia si concentra nelle 24 ore che accompagnano uno dei giorni più emblematici della storia britannica: l'apertura del Parlamento. L'autore descrive in maniera concisa ma non affrettata  il rituale che c'è dietro, una sorta di vera e propria danza tra Camera dei Lord e Camera dei Comuni, accompagnata dall'arrivo di sua Maestà la Regina, bardata degli attributi reali. Quello che che salta subito all'occhio, e di cui l'autore ci parlerà anche nella nota finale, è la scarsa sicurezza che c'è intorno a questo evento, costituita da poco più di un cordone di controllo ridotto ad un vero e proprio colabrodo. Risultato? Gli attentatori con facilità non solo entrano nell sacra Camera dei Lords, ma portano con se anche l'esplosivo, minacciando in primis sua Maestà. Ma l'autore non si concentra tanto suoi terroristi, che sono ridotti ad una macchietta di terrorista tipo, il medio orientale che si vuole vendicare dell'ex impero brutto e cattivo. Dobbs affascina il lettore con tutto quello che c'è dietro, i tentativi di negoziazione, ma soprattutto i meccanismi politici che si attivano per mantenere la faccia e evitare le colpe. In questo senso l'emblema è Tricia Willcocks, ministro degli Interni e unico rappresentante del governo non in ostaggio, giunta al comando solo grazie ad una fortuita emicrania. Lei è l'emblema del politico arrivista che pensa prima a se e al suo tornaconto e poi al bene della nazione, che temporeggia per evitarsi la colpa e poi si gloria del suo operato in un bagno di folla. È questo che riesce bene a Dobbs: smascherare il sordido che c'è dietro la politica, dandogli una inquietante nota realistica. Non si fa fatica a pensare alla possibilità che tutto questo accada e non si fa fatica a credere che dietro ai bei discorsi e alle strette di mano ci sia ben altro.

@tpi.it
I personaggi in gioco sono tanti, tantissimi, fuori e dentro la Camera dei Lords, ma nonostante questo il lettore non si perde e non sente confusione. Ognuno ha un suo ruolo bene definito, ognuno una sua voce, cosa che  aiuterà il lettore ad entrare in empatia con l'uno o con l'altro, come a detestare chi si macchia di cattiva condotta. Ci sono però alcuni personaggi che spiccano dalla massa. Il primo è sicuramente Harry Jones, il ribelle ex sottosegretario, ex SAS, una vera e propria mina vagante poco dedita alla disciplina ma che è il primo a buttarsi nella mischia. L'aspetto eroico di quest'uomo è evidente, eppure l'autore non ci nega anche un aspetto più personale, una separazione dolorosa e una ancora più dolorosa paternità per cui lotterà fino alle ultime pagine.
Gli altri due personaggi che mi hanno colpito sono, udite udite, sua Maestà The Queen e l'erede al trono Carlo. Può sembrare strano, visto che sono due personaggi reali, ma mi ha molto colpito come Dobbs ha raccontato il loro rapporto, difficile ma profondo, fatto d'amore e distanze, recriminazioni e orgoglio. Appaiono sulla scena molto poco rispetto ad altri, eppure calamitano subito l'attenzione, attirano gli sguardi.

È stata una lettura che mi ha molto intrattenuto e che ci si può tranquillamente immaginare portata sul grande schermo (e ricorda già di suo qualche film ben noto). Spero solo che la Fazi continui la serie e non la interrompa qui, perché mi piacerebbe poterla continuare.

Alla prossima






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