Recensione: L'uomo del Viceré - Silvana La Spina

by - dicembre 21, 2021

Buongiorno lettori!
Capita anche a voi che la settimana di Natale sia la peggiore dell'anno? Io ho un sacco di cose da fare di base, ma sembra che l'Universo abbia deciso non bastassero e ha aggiunto un po' di problemi aggiuntivi, tra cui la caldaia che fa i capricci e un salto in ufficio fuori programma. Ovviamente tutto questo con una temperatura che sia aggira sui "cavolo che freddo mi si sono congelati gli occhiali" gradi. C'è di buono che tra tutti questi giri ho anche dei bei momenti di attesa, quindi meglio portare con me sempre un libro. 

Proprio della mia ultima lettura vi voglio parlare in questo post. Ho letto un libro molto particolare, un romanzo storico che strizza l'occhio al giallo. Si tratta di L'uomo del Viceré di Silvana La Spina.


Palermo è una città che si pasce di queste cose, altro che Illuminismo o secolo illuminato, questa gente non fa altro che brigare con i morti o con le anime dei defunti. Che volete farci, qui il male è antico, se poi possiamo considerare male tutto questo...

Oh bene lettori, facciamo con questo libro un salto nella Palermo del 1783. Avete presente un po' la situazione storica? No? Beh, eccomi qua. Il Regno delle Due Sicilie è sotto la dominazione borbonica, sul trono siede Ferdinando I di Borbone e accanto a lui l'austriaca Maria Carolina (per capirci, figlia di Maria Teresa d'Austria e sorella della malcapitata Maria Antonietta di Francia). La capitale del Regno è da diversi anni a Napoli, mentre a Palermo, capitale della sola Sicilia, si susseguono dei Viceré, a fare appunto le veci di Ferdinando. Nel 1783, anno delle vicende racchiuse nel libro, Viceré dell'Isola è Domenico Caracciolo, marchese di Villamarina. Poco amato dalla nobiltà siciliana, cercò di portare nella rurale Sicilia le ventate illuministiche che aveva appreso nella più mondana (e rimpianta) Parigi. 

È accanto al Viceré che incontriamo il protagonista del racconto, Maurizio di Belmonte, nobile palermitano che anni addietro si era trovato costretto ad abbandonare la sua città a causa di uno scandalo in seno alla sua famiglia e ad un amore non corrisposto. È lui il famigerato uomo del Viceré, un non poliziotto con tutto l'istinto del detective per scoprire cosa stia succedendo a Palermo e a quelle povere bambine di bassa estrazione sociale trovate morte dopo aver subito delle vere e proprie torture. 

Vi ho già detto che io adoro i romanzi storici e adoro i gialli? Ed ecco qua che trovo proprio un bel giallo storico che mi ha tenuta incollata alle sue pagine. È un ottimo misto di conoscenza storica e indagine. Nel primo caso mi ha presentato un quadro storico che conoscevo poco, giusto qualche nozione, e mi ha fatto conoscere una Palermo del tutto diversa da quella da cartolina che possiamo immaginare, più cupa e civettuola, un po' Parigi, un po' Londra, un po' Napoli. Con questo sfondo entriamo non solo nella nobiltà cittadina, pigra e decadente, quasi sempre in bancarotta ma con titoli e antenati da sventolare, ma anche tra la popolazione di livello più basso, tra quei poveretti costretti ad elemosinare e rubare pur di aver qualcosa da mangiare, ma anche tra quei gruppi di bambini di nessuno, entità sconosciute, invise ai nobili e sfruttate da chiunque, Chiesa compresa. L'autrice riesce a dare un quadro molto preciso della società e della situazione palermitana di quegli anni senza però cadere nel saggio, cosa non facile dovendo comunque dare un'immagine viva e precisa dell'ambiente in cui ci si muove. 

La storia è poi curiosa, il giallo dietro alla morte di queste poco più che bambine non è di immediata chiusa ma ci vengono dati tanti elementi da mettere insieme, per poi avere una soluzione a cui francamente non avevo proprio pensato. Se vogliamo la pecca di questo romanzo sta in un finale un po' affrettato, in cui tutti capiscono chi e perchè e si giunge ad una conclusione. Ecco, lì avrei voluto qualche passo in più per godermi in pieno la soluzione del caso e avere un finale coi fiocchi. 

Leggere L'uomo del Viceré mi ha rimesso in pace col mondo, dopo soprattutto una lettura un po' così così e ad una protagonista antipatica. Scoprire la Storia ma in maniera graduale, viaggiando per la strade di Palermo, girando anche per i bassifondi, indagando su un mistero che tocca il cuore anche più violento della popolazione mi ha catturato fin dalle prime pagine. Poi nel racconto ci sono tanti particolari curiosi e interessanti, come il confronto/scontro tra la razionalità dei Lumi e la tradizione atavica della Chiesa ( per altro in un territorio così particolare come la Sicilia, in cui troviamo tradizioni con radici molto profonde), le regole non dette della buona società palermitana, i pregiudizi, i ruoli, come si svolgevano i funerali. Tutti elementi trattati in maniera sapiente per dare al lettore un romanzo e non un saggio, aggiungendo l'aspetto mistery per dare anche concretezza a tutti questi elementi. 


Ci sono indagini e indagini. Alcune obbediscono alla logica e al distacco. Altre sono figlie di un grumo di peccati, attraversano il dolore, rendono inspiegabili le cose del mondo. Siamo nel 1783, in una Palermo rancorosa e fetida. La nobiltà è in lotta contro il nuovo Vicerè: l'illuminista e intellettuale marchese Caracciolo. Ma mentre accade questo vengono ritrovati i cadaveri di alcune bambine: martirizzate, torturate, uccise e poi abbandonate per strada. Atrocità macabre che sembrano arrivare da un mondo buio e feroce. Così il Vicerè manda a chiamare Maurizio di Belmonte, un nobile fuggito da Palermo e da lui incontrato a Londra. Maurizio torna di malavoglia a Palermo. Alle sue spalle c'è uno scandalo familiare e soprattutto il lungo amore con Viola Inzerillo, ora sposata con un francese. Le sue indagini si rivelano subito difficili: la società palermitana gli sbarra la strada, si mette di traverso e persino il Vicerè viene visto come il diavolo che porta il male. Ma presto con l'aiuto dell'avvocato illuminista Francesco Di Blasi qualcosa si muove. Le bambine uccise portano strane medagliette e tutte andavano a «parlare con i morti» da un barone seguace di Cagliostro. E le torture dicono una cosa chiara: sono assai simili a quelle dei monaci dell'Inquisizione. Ma chi applica ancora quelle torture alle povere disgraziate? Anche Sofia Schulz, «la pittora dei morti» come la chiamano in città, dà una mano alle indagini, non solo per umanità, ma anche per una passione improvvisa per il giovane barone di Belmonte. Ma per risolvere questo caso non basteranno i libri e la limpida ragione del Vicerè Caracciolo. Neppure l'arguzia e il fascino di Maurizio Belmonte. Si tratterà di affondare le mani nel male. In un male che una città intera si porta sulle spalle come fosse un antico supplizio.

L'UOMO DEL VICERÉ
di Silvana La Spina
Neri Pozza | I Narratori delle Tavole | 304 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €18,00 | 25 novembre 2021

Alla prossima




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