Recensione: Cinque indagini romane per Rocco Schiavone - Antonio Manzini

by - maggio 04, 2020

Buongiorno lettori!
In questo fatidico 4 maggio torno da voi con una nuova recensione. Sarà un recensione abbastanza breve e un po' strana. Il libro di cui vi parlerò è, infatti, una raccolta di cinque racconti, che sicuramente già conoscete (anche grazie alla serie tv): Cinque indagini romane per Rocco Schiavone di Antonio Manzini


CINQUE INDAGINI ROMANE PER ROCCO SCHIAVONE
di Antonio Manzini
Sellerio Editore | La memoria | 248 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €14,00
28 gennaio 2016 | scheda Sellerio 

Questo volume riunisce i racconti pubblicati in diverse antologie di questa casa editrice, a partire da "Capodanno in giallo". Raccolti assieme, permettono di ricostruire quello che può chiamarsi l'antefatto del vicequestore Rocco Schiavone. Un poliziotto tutt'altro che buonista, piuttosto eccentrico nei panni del nemico del crimine. Di mattina, per darsi lo slancio si accende uno spinello; quando capita, non disdegna qualche affaruccio con la refurtiva di un colpo sventato; è rozzo con tutti, brutale con i cattivi, impaziente con le donne. Ciononostante chi legge le sue avventure lo vorrebbe amico. Per punizione, i comandi lo trasferiranno in mezzo alla neve di Aosta, dove sono ambientati i romanzi che gli hanno dato tanta notorietà. Intanto, nelle storie di questo volume, lo incontriamo prima del forzato trasloco. Sa che sta per dire addio alla città amata, ma non sa quale sia il suo destino. In questa incertezza, il passato lo stringe da ogni parte scolpendo il suo pessimismo, nutrendo la sua malinconia. Percorre Roma, luoghi familiari, vecchie conoscenze, mentre nel suo modo sfaticato intuisce soluzioni impensate agli enigmi criminali. E questi hanno sempre sfondi di oscura umanità. Tanto che i suoi difetti appaiono l'altra faccia, necessariamente antiretorica, della medaglia della viva pietà per i derelitti e del grande dolore che una volta gli ha straziato il cuore. Insomma, sembra una specie di angelo caduto.

 

Sono stata lì lì per non fare questa recensione. A chi sarebbe interessato un libro uscito oramai 4 anni fa e non un romanzo, ma una raccolta di racconti, alcuni dei quali per altro già trasformati in un episodio della serie tv dedicata al vicequestore di Aosta? Poi però sono arrivata all'ultimo racconto, Rocco va in vacanza, e ho riso talmente tanto che non ho potuto fermarmi dal raccontarvi la mia esperienza con questi cinque episodi precedenti al trasferimento ad Aosta di Rocco Schiavone.
Non vi parlerò tanto delle storie in se, ma vorrei sottolineare in queste brevi righe cosa è stato Rocco per me in questi giorni. Chiusi in casa, con la possibilità di uscire solo per necessità inderogabili, ci si sente un po' in gabbia e personalmente avevo proprio bisogno di un punto fermo, di qualcosa che mi facesse sentire a casa e non chiusa in casa. Il giallo come genere era congeniale, ma mi serviva proprio un volto amico e qui entra in scena Antoni Manzini con il suo vicequestore. Grazie al cielo avevo ancora fermo in libreria le Cinque indagini romane, di cui rimandavo la lettura sempre con la scusa del momento giusto. Ora era quel momento, ora mi serviva Rocco. Un Rocco vicino a quello che avevamo incontrato in Pista Nera e più lontano da quello di Ah l'amore l'amore, un Rocco che già sa di dover lasciare Roma. Ma, nonostante questo periodo di incertezza, le rotture del decimo livello continuano a bussare alla porta del suo ufficio: un ragioniere trovato morto al mercato, un commerciante trucidato al Testaccio, un rapina strana ad Ostia, due pensionati uccisi nel loro appartamento mentre guardano la tv. Casi strani, che si presentano nei momenti meno opportuni ma che vanno risolti. E poi c'è l'ultimo racconto, in cui un caso vero e proprio non c'è e neanche il senso di giustizia di Rocco, ma resta immutabile la sua voglia, anzi la sua pretesa, di non essere preso per il culo (perdonate il francesismo) neanche dal deputato di turno.
Ahhh Rocco ( e Antonio), grazie, per avermi alleggerito qualche giornata dai pensieri ma soprattutto per avermi riportato anche se per breve tempo nella Roma vera, quella dei quartieri popolari e di quelli che paiono essere più un mito che luoghi veri, quella con il profumo che in qualche modo giunge dal mare e quella dei gabbiani che mangiano tutto, dalla spazzatura ai resti di cibo, dai topi ai cadaveri.

Il cielo era ancora nero. Lontano si sentì un tuono. Ma l'aria era secca e le rondini volavano alto. C'era poco da sperarci. Non avrebbe piovuto. Rocco e Furio erano seduti davanti al fontanile del Gianicolo. Roma si stendeva come un tappeto colorato davanti ai loro occhi. I tetti, le cupole e la pesantezza del marmo bianco del palazzaccio e dell'altare della patria. Le montagne lontane non si vedevano coperte dalla foschia calda di un 13 agosto da cani. I gabbiani nel cielo percorrevano sempre le stesse linee. puntavano a tutto i gabbiani. Pattumiera, resti di cibo, topi, cadaveri. 

Questo è stato per me questo libro, un piccolo viaggio, senza lasciare casa, u8n modo per staccare la spina ma anche un modo per non lasciarsi andare, per non farsi prendere in giro da niente e da nessuno. Non so perchè, ma leggere ora questo libro me lo ha reso un po' più personale.
Alla prossima



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