Recensione: Dove sei stanotte - Alessandro Robecchi

by - gennaio 04, 2018

Buongiorno lettori,
il 2018 è oramai iniziato da qualche giorno. Allora che ve ne pare finora? Io ammetto di non essere praticamente uscita di casa, un po' per mera pigrizia, un po' perché il vento in questi giorni ci fa volare via, un po' perché avevo voglia di leggere. Visto che sono diversi anni che inizio l'anno con un libro schifoso (La corsa delle onde del 2017 è il caso più emblematico ma non l'unico), per il 2018 mi sono impuntata e sono voluta andare sul sicuro. Cavoli, non è possibile iniziare sempre con una ciofeca! Quindi la mia scelta è andata su un autore che in realtà ho scoperto da poco ma che tante soddisfazioni mi sta dando (infatti non solo ho già recuperato, anche grazie ai regali di Natale, tutti i libri finora pubblicati, ma mi sono pre-ordinata il prossimo in uscita). Sto parlando naturalmente di Dove sei stanotte di Alessandro Robecchi, secondo libro con protagonista Carlo Monterossi.

Dove sei stanotte
di Alessandro Robecchi
Sellerio | La memoria | 345 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €14,00
26 marzo 2015 | scheda Sellerio


TRAMA
Protagonista di questo giallo, che miscela ad arte tensione, amore e ironia, e racconta anche di una rinfrancante cospirazione della solidarietà umana, è Milano. La città di Expo 2015, che "accoglie 20 milioni di visitatori", dove gli architetti sono archistar, le sedie "sistemi di seduta" e le feste sono eventi. E contrapposta a questa metropoli, la Milano delle periferie multietniche dove la disperazione sa ancora lasciare spiragli alla speranza, cioè alla vita vera. Due città che sono due mondi, e un involontario, scanzonato protagonista che li percorre in lungo e in largo da preda e cacciatore insieme. Carlo Monterossi è il fortunato autore di una trasmissione tivù di genere piagnucoloso, "Crazy Love", un grande successo commerciale di cui non va per nulla fiero. A casa sua, nella baraonda di una festa, finisce un giovane orientale in stato confusionale. Somiglia in modo impressionante a un architetto giapponese acclamato come una star all'Expo, ma non ricorda nemmeno il proprio nome e non vuole che si chiami la polizia. Il giorno dopo, il giovane orientale sparisce e Carlo Monterossi trova il suo appartamento devastato da una perquisizione. Di colpo la sua esistenza agiata e tranquilla è sconvolta da eventi che gli paiono inspiegabili ma evidenti: qualcuno cerca qualcosa ed è abbastanza determinato da seminare cadaveri, anche il suo, per trovarla.


"In effetti non esiste nessun manuale che dice cosa fare se ti trovi in casa un cinese con la testa spaccata. Statisticamente è una cosa piuttosto rara, a Milano, forse in Cina è più frequente, vai a sapere."

Un giapponese (o cinese, o coreano, o una cosa così) che dorme sul divano. No, non è lo strano remake del film di Verdone ma l'inizio di questo giallo tutt'altro che semplice da risolvere. Nella Milano della grande Expo, quella stessa città che aspetta milioni di visitatori che a quanto pare si sono nascosti molto bene, Carlo Monterossi si ritrova suo malgrado invischiato in una storia che tocca aspetti tra loro molto distanti: una star dell'architettura, i Servizi Segreti (o meglio la Ditta), la famosa  Esposizione Universale e la comunità latina della città. L'unica sua pecca è stato decidere suo malgrado di dare una festa durante la settimana del Salone del Mobile. Ecco, da lì il creatore del programma più trash della Tv italiana, Crazy Love, non solo si ritrova appunto un giapponese con un bernoccolo grande quanto un'albicocca sul divano immacolato del soggiorno, ma anche la casa devastata e un mandato di arresto sul groppone. Unica soluzione: la latitanza, ovviamente, spalleggiato dall'amico Oscar. Chi è sto giapponese? E cosa cercano quelli che cercano il giapponese e ora pure Carlo?

Questo è il secondo libro di Alessandro Robecchi (QUI la recensione del primo Questa non è una canzone d'amore) e oramai sono completamente innamorata del suo stile e del suo modo di scrivere. Ironico e pungente, Robecchi sa dare al lettore una storia molto complessa e intricata senza però lasciarlo spaesato, senza annoiarlo. Anzi! Carlo, il nostro protagonista, l'Uomo dai mille guai, non si limita ad accompagnarci nel giallo per capire che sta succedendo. No. Con il suo ironico sarcasmo (ridondanza? ma si che ci sta) ci mostra anche una città in pieno fermento per la Grande Esposizione ma che non è pronta o non è all'altezza di un evento del genere, una città che guarda ai grandi palazzi e ai faraonici padiglioni della fiera ma che invece si dimentica (o forse vuole proprio nascondere) del barbone che si accuccia sui gradini di una lavanderia fallita pensando che sia il posto più bello del mondo o che al suo interno tante persone, immigrati o meno, regolari o meno, si arrabattano alla ricerca di una soluzione a problemi ben più gravi di questa o quella delegazione in visita. Si sente l'amore per Milano dell'autore, la mostra, la descrive, la osserva, ma non per questo si nasconde dietro a un dito o fa finta di non vedere la corruzione e le sue idiosincrasie. E Milano in questo modo diventa anche un po' protagonista oltre che ambientazione del tutto particolare. Perché il problema, il cuore di questa storia, nasce proprio nel cuore della città.

Tanti sono i personaggi che troviamo in questo romanzo. Esattamente come nel primo libro, non solo Carlo è circondato da un nugolo di persone, ma in un alternarsi di capitoli seguiamo anche la polizia che cerca di scovare un pluriomicida e gli antagonisti di Carlo. Tutti sono alla ricerca di qualcosa e di qualcuno e la domanda sorge spontanea: chi sarà il primo a trovarlo?

Bravo Robecchi! Bravo nel creare un protagonista che esce fuori dai cliché della giallistica italiana e che ci sa divertire ma anche un po' incuriosire con questi riferimenti ad una Lei che ancora non sappiamo chi sia o dove sia; un protagonista che ci intenerisce e che sento tanto nelle mie corde. Bravo nel farci muovere nella comunità latina milanese, fatta certo di bande e spaccio ma anche di persone per bene. Bravo nell'architettare un giallo curioso e unico nel suo genere. Ma bravo soprattutto a dare a tutto ciò una continua nota ironica che porta tutto un altro piano di lettura.

Alla prossima




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5 comments

  1. Carlo mi piace moltissimo...quando ascolto Dylan oramai penso a lui (non so se rendo).
    Buon anno da lea

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  2. adoro l'ironia anche nei gialli. Sono curiosa

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  3. Per me si è trattato di uno dei passa parola più contagiosi. Se un autore mi piace in genere tendo a ordinarmi tutti i suoi libri (Kindle) per poi spesso pentirmi. Questa volta invece spero solo in nuove uscite. Originale,ironico e attuale, un mix perfetto.

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