Recensione: Il solito desiderio di uccidere - Camilla Barnes
Buongiorno lettori!
Oggi grigio e freddo, proprio una giornata da libro e copertina. Intanto vi parlo della mia ultima lettura, Il solito desiderio di uccidere di Camilla Barnes.
IL SOLITO DESIDERIO DI UCCIDERE
di Camilla Barnes
Einaudi | 256 pagine
ebook €11,99 | cartaceo €19,00
30 settembre 2025 | link Amazon affiliato
Due genitori ottantenni che tengono in giardino una coppia di lama, spesso impegnata a procreare altri lama. Il padre filosofo che ama discutere di atarassia durante la cena, mentre la madre serve costolette di vitello congelate quarant’anni prima. Entrambi inglesissimi, sebbene trapiantati in Francia, impegnati in un duello verbale che prosegue da mezzo secolo. Non privi di segreti indicibili che le figlie cercano di far venire a galla. Segni particolari: suscitano in chiunque li frequenti uno strisciante, formidabile desiderio di uccidere. I genitori di Miranda sono inglesi ma vivono nella Francia rurale, in un “manoir” fatiscente dove nidificano i pipistrelli e proliferano le piante rampicanti. Lui professore di filosofia in pensione, lei detentrice delle redini famigliari, hanno lasciato Oxford da quasi trent’anni per dedicarsi a una vita di schermaglie dialettiche, esasperata parsimonia e compulsivo accumulo di cibi nel congelatore, in compagnia di gatti, anatre, galline e due lama. Anche Miranda, attrice teatrale, vive in Francia, e quando va a trovare i genitori affronta con stoicismo gli inevitabili supplizi, dalla temperatura artica della casa alle costolette di vitello conservate dal 1983 e servite con nonchalance, dalle partite a tennis con regole stravaganti alle dispute domestiche a base di Epitteto – tutte cose di cui si lamenta via mail con la sorella Charlotte, rimasta in Inghilterra, raccontandole che l’esito delle visite è sempre lo stesso: il solito desiderio di uccidere… Una variazione sul tema interviene quando la madre deve farsi operare all’anca. Charlotte arriva dall’Inghilterra, Alice – la figlia di Miranda – da Parigi: l’occasione è buona per indagare su alcuni misteri di famiglia. Cos’è esattamente l’Inconveniente? E poi, addentrandosi su un terreno ancora più sconosciuto: la madre di Miranda e Charlotte ha sempre avuto quella corazza di ferro? E quand’è che il padre è diventato così remissivo? Le risposte, ammesso che ci siano, non necessariamente emergono dalla cronaca di Miranda: la sua voce, oscillante tra irritazione e stupore, è contrappuntata da brevi interludi in cui gli scambi tra i genitori raggiungono inglesissime vette di assurdità, e da alcune lettere risalenti ai primi anni Sessanta, quando lui e lei erano giovani e inesperti. Un insieme di quadri che alla fine ci restituiranno una storia esilarante e tenera, piena di nonsense, di Shakespeare, di vita.
Io non perdono nessuno; cosa c'è da perdonare? Erano genitori. E il caso ha voluto che fossero i nostri.
Allora, prendi un professore di filosofia in pensione, due lama, un manoir fatiscente nella campagna francese e una madre parsimoniosa e decisa ad avere sempre ragione. No, non è una barzelletta ma la vita di Miranda, attrice teatrale trapiantata in Francia dall'Inghilterra, alle prese con le periodiche visite ai genitori, due ottantenni che passano le giornate a dare da mangiare alle anatre, a filosofeggiare di Epitteto e a scongelare carne infilata in frizzer nel 1983 e trasportata, nello stesso frizzer, fino alla nuova dimora francese. E come dare torto alla povera Miranda se conclude tutte le mail alla sorella Charlotte, rimasta in madrepatria, con "il solito desiderio di uccidere". Io stessa ho odiato la madre durante tutta la lettura e nonostante tutto quello che, mano mano, ho scoperto su di lei e il suo passato. Non una frase gentile o di incoraggiamento, non un dubbio che potesse per una volta aver sbagliato, non una volta che non dia il suo giudizio non richiesto su qualcosa. Come si fa ad amare una persona così? Non si fa, punto.
Non per questo il libro non mi è piaciuto, anzi l'ho trovato ironico al limite della satira sociale, con freddure del tutto inglesi ed episodi tragicomici che farciscono la lettura di tanti quei nonsense che tu alla fine un senso a tutto quanto lo trovi.
È strano da dire, ma in un romanzo in cui non ci sono grandi colpi di scena alla fine ogni tassello torna al suo posto e tu capisci un po' di più il perchè di tante cose. Di Miranda e del suo rapporto con la figlia, di Charlotte e del legame ad elastico con la sorella minore che più si allontanano più sono unite, del padre che non sente più e si intestardisce a non usare le protesi. Solo una cosa non ho capito ed è proprio la mamma di Miranda, quella TSD che è forse la vera protagonista del libro, che scoviamo negli anni della giovinezza ad Oxford. Di lei sappiamo tanto, sogni speranze cadute, ma non il nome, la perdiamo e la ritroviamo in continuazione, autrice di un epistolario esilarante e triste al contempo, ma anche attrice nel copione scritto dalla figlia. Ma chi è davvero questa donna? La risposta ovvia è "una gran str...", ma non limitiamoci all'ovvio. Perchè questa donna si è dovuta costruire una corazza di ferro fin dalla giovinezza, trascinata qua e là da una famiglia complicata, dalle convenzioni sociali e da un'ingenuità al limite del paradosso. Risultato? Un muro di cemento armato che la proteggesse ma anche le armi per contrattaccare.
È una guerra portata avanti dalla madre di Miranda e Charlotte, contro se stessa, il marito e le figlie, per riscattarsi da un passato che l'ha vista in un certo senso esclusa da tutto.
Sia chiaro, resta un personaggio odioso, ma forse un pochino impariamo a dare un perchè a tutta questa spocchia.
Ora vi farò ridere, sapete chi mi hanno ricordato madre e padre (di cui almeno sappiamo il nome, Peter o... no, non velo dico)? Avete presente i 3 film degli anni '50 sulla principessa Sissi? Quelli con Romy Schneider dico. Ecco, mi hanno ricordato l'arciduchessa Sofia e l'arciduca Franz Carl, con lei che è un sergente di ferro in crinolina e lui che, pur di vivere in pace, fa finta di non sentire e ripe in continuazione Ah brava!... Identici!
In conclusione, è un libro strano, strano nella storia e nella sua costruzione, con questo misto di romanzo, mail, lettere e testo teatrale che però dà un ottimo ritmo alla lettura. È quel tipo di strano che non ti fa annoiare e che anzi ti porta a leggere con gola. Però... ovvio che c'è un però, non lo avete visto il voto?... dicevo, però tutto questo hype per l'Inconveniente mi ha lasciata un po' freddina alla fine, non è che sia sta cosa sconvolgente, anzi... non per fare spoiler ma non è proprio niente, se non un indizio in più sul carattere del padre... Mah...
Alla prossima
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