[Collaborazione] Recensione: Vicolo Sant'Andrea 9 - Manuela Faccon

by - marzo 06, 2023

Buongiorno lettori! 
Iniziamo la settimana con una nuova recensione. Oggi vi parlo di un libro uscito settimana scorsa e che ho potuto leggere (anche con qualche giorno di anticipo) grazie alla copia inviatami dall'Ufficio Stampa Feltrinelli. Si tratta di Vicolo Sant'Andrea 9 di Manuela Faccon.



Lettura complicata quella di questo libro. Perchè? Perchè a fronte di una storia scorrevole ho trovato al suo interno tante piccole storture che non me lo hanno fatto apprezzare.

Il libro inizia nella Padova del 1958. Teresa è appena stata licenziata dal suo posto di portinaia dello stabile di Vicolo Sant'Andrea. Dopo 10 anni è stata cacciata da quella che è oramai a tutti gli effetti la sua casa, quelle due stanzette che l'hanno vista riprendere in mano la propria vita dopo anni di internamento in manicomio. Un salto nel tempo ci fa ritrovare Teresa sempre a Padova ma nel dicembre 1943. La guerra ha piegato la città come tutto il Paese. Eppure, dopo l'armistizio dell'8 settembre, qualcosa sembra rimettersi in moto. Teresa ha appena 16 anni e lavora in casa dei Levi, una famiglia ebraica che l'ha sempre trattata come una figlia. Tornando dal mercato assiste al rastrellamento del ghetto e all'arresto dei Levi. La signora Levi, però, prima di consegnarsi spontaneamente, le affida il suo bene più prezioso: il piccolo Amos, pochi mesi di vita e un futuro che ora è completamente nelle mani di Teresa. La ragazza cercherà di nasconderlo, coinvolgendo anche la sua numerosa famiglia, ma la soffiata di una spia porterà al suo arresto e il maresciallo Pozzo la condannerà all'internamento in manicomio. Dopo anni chiusa là dentro un solo pensiero popolerà la sua mente giorno e notte: dove è Amos? Sarà ancora vivo?

La storia che l'autrice ci racconta è in parte ispirata a storie di famiglia, in particolare a una zia, e devo dire che la storia nel suo insieme è la parte forte del romanzo, perchè non solo appassiona il lettore ma è reale, lo si avverte in ogni descrizione o evento, dalla situazione sociale di Padova, ai rastrellamenti, dalle violenze delle camice nere, al dopo guerra. 
C'è però un ritmo narrativo strano, come se l'autrice premesse a scatti l'acceleratore. Prima Teresa si attarda al mercato, poi i Levi vengono portati via. In un soffio Amos viene "adottato" dalle parenti di Teresa, l'attimo dopo lei si trova in manicomio. Non è stato dato a mio avviso abbastanza tempo al lettore per immergersi nel racconto, per rapportarsi con la protagonista ma soprattutto per empatizzare con lei o con lo stesso piccolo Amos. Il risultato è una certa freddezza, un distacco inevitabile. Questo risulta molto chiaro nei capitoli ambientati in manicomio in cui non sono riuscita a percepire in pieno la sua disperazione, l'isolamento in cui si trova. Viene presentato tutto in maniera un po' troppo superficiale. Quelli dovevano essere luoghi terribili, in cui avveniva di tutto. Io l'ho percepito quasi come se fosse un collegio e non un manicomio. Non basta sottolineare un paio di volte che gran parte dei reclusi non avessero realmente problemi di salute mentale o che in quei luoghi in realtà non si curasse nulla. 

A questo si aggiungono tanti piccoli elementi disturbanti. La caporeparto che viene sostituita perchè Teresa dice che la tratta male (quando capita? Il medico le crede così su due piedi? Non dimentichiamo che lei è una paziente "disturbata"? E guarda caso viene sostituita da una versione infermieristica di Pollyanna...). La facilità con cui a inizio libro acquista la carne per la famiglia Levi (non dimentichiamo che siamo nel 1943, nord Italia). L'odio fin da piccolissimo di Vincenzo (praticamente immotivato, e non parlo di capricci o marachelle, ma di odio vero). La questione della lista nascosta nel candelabro (a cosa sarebbe servito sapere quando è nato Amos e come la sua morte sarebbe già potuta essere registrata eventualmente?). Rosa (che appare, scompare... ). La scoperta di che fine abbia fatto Amos (non c'è una identificazione indubbia sulla sua vera identità). La voglia sul collo di Vincenzo (piovono voglie tutte uguali). Per finire con un finale un po' alla tarallucci e vino, dove tutto si sistema e scatta il felice e contenti. Non lo so, mi sarò fatta io troppo pignola e cervellotica, ma trovate le prime discordanze poi è stato un fiume in piena che non faceva altro che farmi innervosire e calare il voto. 

In conclusione, il romanzo racconta una storia molto interessante, che sento in pieno nelle mie corde. Quello di cui però è carente, a mio avviso, è l'attenzione alla tempistica del lettore. Un po' più di tempo con Teresa, ma anche tra un evento e l'altro, avrebbe dato modo di affezionarsi ai personaggi e alle loro vicende, cosa che non avviene. E chissà forse amando di più la protagonista (meno sarebbe stato difficile) e chi la circonda avrei posto meno attenzione a cavilli e virgole immergendomi in un racconto pieno di potenziale ma sfruttato malissimo.
Padova, anni cinquanta. Teresa lavora come portinaia in un palazzo del centro. Dietro un aspetto dimesso e in apparenza insignificante, nasconde un bruciante segreto. Nel dicembre del 1943, quando aveva sedici anni, di ritorno da un incontro sotto i portici di piazza delle Erbe con il garzone di cui è innamorata, assiste all’arresto della famiglia ebrea per cui lavora e da cui è stata istruita e educata alla lettura. Un attimo prima di essere portata via dai soldati, la padrona le affida il suo ultimo nato: Amos, due enormi occhi scuri e una voglia di fragola sulla nuca. Qualcuno però fa la spia, Teresa viene separata a forza dal bambino e per punizione rinchiusa in manicomio. Anni dopo, continua a pensare a quel bambino. Sarà ancora vivo? Che tipo di persona sarà diventato? E fino a che punto dovrà arrivare, lei, per tener fede alla parola data? Presta servizio in casa delle ricche signorine Pozzo, così diverse dall’amorevole signora Levi o dalla famiglia numerosa in cui è cresciuta in campagna, e intanto cerca Amos. Finché un nuovo colpo del destino le offre l’occasione tanto attesa: c’è un impegno da onorare, una verità da consegnare prima che il portoncino di vicolo Sant’Andrea 9 si spalanchi per l’ultima volta e lei sia finalmente libera di ricominciare. Prendendo spunto da vicende storiche e da ricordi d’infanzia, Manuela Faccon costruisce il ritratto di una donna unica e, al tempo stesso, come tante, fragile dentro, ma forte fuori, per gli altri. Un romanzo intimo e intenso sulla dignità al femminile, sui sacrifici che comporta la lealtà, verso il prossimo e verso se stessi. Una voce potente, nuova, ma con una musicalità antica. Anni cinquanta. La portinaia di vicolo Sant’Andrea 9 nasconde un segreto. Ora, finalmente, è arrivato il momento di parlare.

VICOLO SANT'ANDREA 9
di Manuela Faccon
Feltrinelli | Narratori | 285 pagine
ebook €11,99 | cartaceo €18,00
28 febbraio 2023 | link Amazon affiliato

Alla prossima





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