Recensione: Ragazzo italiano - Gian Arturo Ferrari

by - gennaio 30, 2023

Buongiorno lettori!
Il freddo ci ha trovati. Qui le temperature sono scese molto e settimana scorsa ha anche provato a nevicare un pochino. Ovviamente con tanto vento freddo cosa poteva succedere? Ho preso freddo e sono stata chiusa in casa con febbre e mal di gola... Uffa.
Vabbè parliamo di cose piacevoli. A inizio anno ho preparato una lista di una decina di libri che ho in casa da un po' e che vorrei smaltire nel 2023 (a cadenza "quando cavolo mi pare, ho voglia o mi ricordo"). Non è una challenge, una rubrica, niente di niente. È solo che questi titoli finiscono sempre con l'andare indietro a letture più recenti ma visto che mi incuriosiscono ancora voglio cercare di non dimenticarli più e di leggerli. Ho voluto iniziare con Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari, uscito per Feltrinelli nel lontano... febbraio 2020 (cazzarola ha 3 anni 'sto libro... che vergogna).


Protagonista di questo bel romanzo è Ninni, nato negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale. La sua vita è fin da piccolissimo divisa in due...

 

Da sempre l'anno per Ninni si divideva in due parti: da metà ottobre a fine maggio a Zanegrate, da fine maggio a metà ottobre a Quercino, con l'aggiunta di alcune settimane intorno a Natale. Due stagioni, due case, due luci, due voci. Due mondi, due vite.

Se nell'immaginaria Zanegrate, che potrebbe essere un qualsiasi paesotto dell'hinterland milanese, la vita è scuola e muso lungo di un padre che non lo ama e disprezza il suo tartagliare, nell'altrettanto immaginaria, ma emiliana, Quercino le giornate di Nini sono tutta una scoperta, i giochi nella corte del Vaticano, la casa della nonna, il continuo giro di parenti, eventi piccoli o grandi. Di stagione in stagione seguiamo Ninni crescere, da ragazzino diventare ragazzo, perdere il suo soprannome e diventare, per ordine paterno, Piero. Ma con lui vediamo anche la crescita dell'Italia, da paese ancora piegato dalla seconda guerra mondiale, al boom economico, ai sussulti degli anni '60.

Cosa mi aspettavo da questo libro? Bella domanda. In realtà non mi immaginavo qualcosa di preciso ma è stata una bella scoperta. La storia di Ninni è fresca e toccante, ti sembra di essere presa per mano da questo bimbetto magrolino che tartaglia quando deve parlare in pubblico e portata nella sua vita e in quella della sua famiglia sparpagliata. 
Mi ha fatto pensare che Ninni non fosse in realtà di nessun luogo. Quando è Zanegrate viene mal visto perché "sono quelli di giù", perché tutto quello che è a sud di Milano è giù a prescindere. La gente li giudica perché sono venuti a rubare lavoro, la maestra lo esclude dal gruppo dei preferiti e da quello dei benestanti. Ma quando è a Quercino Ninni resta sempre il nipote che viene da Milano, quello sofisticato perché vive in una grande città. C'è un'estraneità dai propri luoghi, frutto dell'Italia appena liberata ma ancora sotto tutela alleata, che destabilizza: come si può essere di ogni posto e di nessun posto? 

Ma non hai tempo di fermarti a rimuginare troppo, perché ecco che Ninni ti strattona e ti porta con sé nel suo rapporto complicato e burrascoso con il padre, un padre che non sembra amarlo, che è esasperato dal suo tartagliare, che lo vuole sempre fuori dai piedi, che sa sempre che cosa sia giusto, che pensa più alla politica che alla famiglia. Un rapporto che negli anni non muterà, si smusserà per gli anni che passano e il mondo che cambia, ma quel solco di freddezza e recriminazione resterà.

 

Le cose stavano così, non c'era nulla da fare. Lui e il babbo vivevano su due orbite diverse, si muovevano con traiettorie diverse, non si sarebbero mai incontrati. 

Ninni cresce, diventa Piero, magari non ti prenderà più per mano ma ti condurrà nell'Italia del benessere economico, delle lavatrici e dei televisori, e in quella della politica scolastica, dove tutto era speranza, rilancio sociale, fiducia in un futuro diverso da quello dei propri genitori, un viaggio in avanti, senza guardarsi indietro. E così mi ha fatto sentire questo romanzo, in un viaggio perenne di crescita e di speranza, perché Ninni/Piero è un protagonista fonte perenne di speranza, per sé, per l'Italia e gli italiani. Nella lettura a volte si zoppica nella frammentarietà dei capitoli e degli episodi, poche pagine, spesso pochissime facciate, e via un altro giorno, un altro episodio. Ma in questo spezzettare intorno alla voce del protagonista, si fanno avanti quelle di tanti personaggi, una moltitudine di esistenze che non si limitano allo sfondo ma che l'autore ci presenta in tutto e per tutto, parenti, amici, insegnanti, vicini, c'è di tutto un po' nel mondo di Ninni, un microcosmo paradigma di quello che era l'Italia. 

La vita di Ninni, figlio del dopoguerra, attraversa le durezze da prima rivoluzione industriale della provincia lombarda, il tramonto della civiltà rurale emiliana, l'esplosione di vita della Milano riformista. E insieme Ninni impara a conoscere le insidie degli affetti, la sofferenza, persino il dolore che si cela anche nei legami più prossimi. Da ragazzino, grazie alla nonna, scopre di poter fare leva sull'immenso continente di esperienze e di emozioni che i libri gli spalancano di fronte agli occhi. Divenuto consapevole di sé e della sua faticosa autonomia, il ragazzo si scava, all'insegna della curiosità e della volontà di sapere, quello che sarà il proprio posto nel mondo. Nella storia di "Ragazzo italiano" si riflette la storia dell'intero Paese, l'asprezza, la povertà, l'ansia di futuro, la vicenda di una generazione figlia della guerra ma determinata a proiettare progetti e sogni oltre quella tragedia. Un'Italia dove la scuola è la molla di promozione sociale, e l'avvenire è affollato di attese e promesse. Un'Italia ancora viva nella memoria profonda del Paese, nelle peripezie familiari di tanti italiani.


RAGAZZO ITALIANO
di Gian Arturo Ferrari
Feltrinelli | I Narratori | 320 pagine
ebook €7,99 | cartaceo €18,00
6 febbraio 2020 | link Amazon affiliato

Alla prossima



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