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Recensione: L'indipendenza della signorina Bennet - Colleen McCullough

Buongiorno lettori!
Il libro di cui vi parlerò in questo freddo giovedì mattina è uno di quei libri che ho avuto in Wish List da anni e di cui rimandavo sempre l'acquisto, preferendo buttarmi sull'ultima uscita di turno. A dicembre, in una sfrenata sessione di shopping notturno (sfrenata ora, un libro ho preso...), ho comprato L'indipendenza della signorina Bennet di Colleen McCullough e ho voluto leggero subito. Ecco, diciamo che era meglio lasciarlo ancora là ad aspettare...


 

Ho aspettato per trentotto anni che arrivasse il mio turno, pensò, ma nessuno di loro può dire che non abbia fatto il mio dovere, che non abbia versato la mia dose di felicità nella loro coppa, che non mi sia ritirata dietro le quinte prima di urlare una sola parola di protesta contro il mio destino
Delle cinque sorelle Bennet Mary è la sorella da sempre più trascurata. Pessima nel canto, Mary è il classico topo di biblioteca, più incline alla lettura e agli esercizi di pianoforte che alla conversazione e alla socialità. Questo libro, che si propone come un ipotetico seguito di Orgoglio e pregiudizio, si incentra proprio su di lei. 

Cosa è successo alle sorelle Bennet dopo le vicende narrate da Jane Austen? A vent'anni dal loro matrimonio Lizzie e Jane sono ancora al fianco dei rispettivi coniugi. Jane ha passato gli anni trascinandosi da una gravidanza all'altra, piegata nel fisico e nello spirito; Lizzie ha scoperto di aver sposato un uomo duro e rigido, ma soprattutto ambizioso e pronto a tutto pur di diventare primo ministro. Anche allontanare la moglie dai soggetti più disturbanti della sua famiglia di origine, madre in primis. È così che Mary, arrivata all'età di 38 anni, si ritrova ancora zitella, costretta da Darcy a badare alla madre rimasta troppo presto vedova, tenendola il più possibile lontana da lui e da Pemberley. Ma alla morte di Mrs Bennet Mary è finalmente libera e determinata a fare ciò che vuole e cioè viaggiare sola per il nord dell'Inghilterra per vedere con i suoi occhi le condizioni degli strati più umili della popolazione e dei lavoratori in particolare e scriverne un libro. Possono le ombre di Pemberley essere testimoni anche di questo colpo di testa? Darcy è determinato a fermare, o almeno a contenere, la cognata e le metterà alle calcagna l'uomo a lui più fedele. 

Avevo non alte, altissime aspettative su questo libro. Speravo finalmente in una nuova visione del mondo tratteggiato dalla Austen, un mondo che scritto da lei va raccontato così, ma che nella penna di un moderno mi aspetto descritto in maniera se vogliamo più cruda. Speravo che l'autrice (nota per lo scandaloso Uccelli di rovo) avesse la penna giusta per potermi svelare il dietro le quinte del famoso libro ottocentesco. Darcy era veramente l'uomo perfetto? Cosa ne era stato di Kitty dopo la parola fine? La fedeltà abitava in casa Bingley?
Per una buona metà del romanzo mi sono proprio divertita a scoprire un realtà un po' meno idilliaca e più reale, con un Darcy che orgoglioso lo era o continuava a esserlo, un Bingley che non era proprio un santo e una Lydia... no Lydia è sempre lei. Il Vent'anni dopo che la McCullough ci propone non è un Harmony con i soliti nomi, anzi ci apre gli occhi sulla crudeltà di un mondo ammantato di buone maniere e sull'idea che difficilmente la gente cambi poi così tanto. 

Passata la metà però il romanzo precipita. Ma non di pochi centimetri. Avete presente le immagini degli iceberg che si staccano dai ghiacciai precipitando in mare? Ecco, qui succede la stessa cosa. In poche pagine l'autrice infarcisce il racconto di tanti nonsense e di coincidenze talmente bislacche che non ho potuto far altro che iniziare a scuotere la testa e proseguire per capire fin dove potesse arrivare. 
In una manciata di pagine Mary viene molestata su una carrozza, sbaglia diligenza, viene rapinata, riceve una botta in testa, viene abbandonata incosciente in una foresta, trovata dal tirapiedi di Darcy che guarda caso stava lì, caricata su un cavallo, scaricata dal povero equino perché al tirapiedi scappava, rapita da un vecchio che vendeva elisir e finte medicine sfruttando dei bambini, salvata da uno smottamento in una grotta che a botta di fortuna si trovava proprio nel Derbyshire... e mi fermo qui per carità cristiana. 
Il tutto ha poi una chiusa completamente opposta all'inizio del romanzo. Tanto realisti e anche un po' triste erano i primi capitoli, tanto uscita da un bacio perugina queste ultime pagine, con tanto di matrimonio, figli a profusione oltre i 40anni e ricostruzione dell'idillio. 

Cercavo qualcosa di diverso e non l'ho trovato in questo libro. Mi ha proprio deluso, parte bene anzi benissimo, con una visione particolare, realistica, anche un po' crudamente reale che fa ben sperare; finisce come un qualsiasi romanzetto ambientato in epoca Regency che ogni tanto vanno tanto di moda. Che per carità se si cerca quello o fin dall'inizio sappiamo di avere quello va anche bene, ma questo romanzo sulle prime sembra altro, sembra dare qualcosa di più. Possibile che non si riesca a fare altro? Possibile che Jane Austen meriti solo ciò? Non so, sono perplessa.
Libro bocciato su tutta la linea.
Elizabeth, Lydia, Kitty, Jane e la più giovane, Mary: le sorelle Bennet, indimenticabili protagoniste di "Orgoglio e pregiudizio", che hanno fatto sognare generazioni di lettrici. A vent'anni dall'epilogo del romanzo di Jane Austen, le ritroviamo mogli alle prese con il tempo che passa, tra mariti devoti o distratti, e figli. Tutte, ma non Mary; lei, la più docile e riservata tra le sorelle, ha trascorso più di un decennio al capezzale di una madre capricciosa e malata. La morte di quest'ultima sarà quindi per lei, improvvisamente sola e libera, l'occasione per sfidare convenzioni e affrontare le sue paure più profonde, diventando protagonista di un'avventura imprevedibile e appassionante, quanto la vita stessa.


L'INDIPENDENZA DELLA SIGNORINA BENNET
di Colleen McCullough
Rizzoli | Best Bur | 450 pagine
cartaceo €13,00
5 novembre 2019 | link Amazon affiliato

Alla prossima


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