Recensione: Le ragazze di New York - Susie Orman Schnall

by - giugno 03, 2019

Buongiorno lettori!!
E buon inizio settimana a tutti!
L'estate pare (ahimè) essere arrivata, qui sulla riviera caldo caldo, qualche nuvoletta, ma sostanzialmente bel tempo. Neanche a dirlo per me questa settimana sarà particolarmente intensa a lavoro (ricordate, Guantanamo non dorme mai). Ma prima di rituffarmi nel vortice assurdo dell'ufficio (non voglio andareeee!! Voglio stare qui con voi!!!) vi lascio con la recensione del libro che mi ha tenuto compagnia la scorsa settimana: Le ragazze di New York di Susie Orman Schnall.


Le ragazze di New York
di Susie Orman Schnall
Feltrinelli | I narratori | 288 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €15,00
21 marzo 2019 | scheda Feltrinelli

Negli anni '40 era il sogno di tutte le ragazze di New York: essere Miss Subways, la testimonial mensile della campagna pubblicitaria dell'azienda dei trasporti cittadina. Bastava alzare gli occhi verso i cartelloni in metropolitana per vederla: giovane, sorridente e con il viso acqua-e-sapone illuminato da un timido filo di perle, era la tipica brava ragazza che ce l'aveva fatta e aveva davanti a sé un futuro scintillante. Fama, felicità, bellezza: tutto è possibile nella Grande Mela. Anche Charlotte Friedman vorrebbe lasciare la casa dei genitori a Bay Ridge e fare carriera a Manhattan, ma, lungo il cammino verso l'indipendenza, deve affrontare molti ostacoli e pregiudizi, non ultimo un padre che ha già scelto il futuro per lei. Come costruirsi la vita che desidera? Forse proprio iscrivendosi al concorso per Miss Subways? Settant'anni dopo, al giorno d'oggi, Olivia è una brillante pubblicitaria che cerca di affermarsi in un settore altamente competitivo, a scapito della sua vita privata. La sua agenzia concorre a una gara per la nuova campagna della metropolitana di New York e lei non è disposta a perderla, tantomeno per colpa di qualche collega maschilista. Mentre la scadenza per presentare i progetti si avvicina, s'imbatte in un vecchio manifesto di Miss Subways e scopre di non essere molto diversa dalle ragazze di quei tempi. Lavoro e vita privata: oggi come ieri, una donna può davvero avere tutto?


Ho imparato questo, almeno, dal mio esperimento; che se uno avanza fiducioso nella direzione dei suoi sogni, e si sforza di vivere la vita che ha immaginato, incontrerà un successo inatteso nei momenti più comuni.

In questo periodo indaffarato che mi trovo ad affrontare avevo proprio bisogno di leggere qualcosa di non troppo complicato. Questo libro, che stazionava nella mia libreria da qualche settimana, ha richiamato la mia attenzione. Ma facciamo così (oggi ho voglia di farlo strano... la recensione!! Che avete capito!!!??), partiamo dalla fine e dalla fatidica frase: mi è piaciuto? Si... ma... eh si, c'è il famoso ma.

L'autrice ci racconta due storie: quella di Charlotte che nel 1949 si trova alla ricerca di un lavoro nella pubblicità, nel tentativo di abbattere stereotipi e imposizioni sociali che la vorrebbero brava moglie al fianco del fidanzato storico Sam; e poi c'è Olivia, che nel 2018 nel mondo della pubblicità ci lavora e cerca di non fare colare a picco la sua carriera realizzando un'importante presentazione. Due donne all'apparenza distante ma che il lettore non fa fatica a capire quanto in realtà siano vicine. Ad unirle, oggi come nel passato, il concorso di Miss Subways.

@susieschnall.com
Partiamo dagli aspetti positivi. Mi sono divertita a viaggiare tra il 1949 e il 2018 in una New York che appare comunque frenetica e convulsa, in cui è la società ad imporci chi siamo e come comportarci. Se sei donna poi non parliamone. Charlotte, nelle sue camicette a maniche corte e gonne appena sotto il ginocchio, cerca di trovare il suo posto nel mondo, un posto che il padre vorrebbe nel negozio di vernici di famiglia (e lo impone), che Sam vorrebbe nella casa che lui comprerebbe per la loro bella famigliola, e che lei invece vorrebbe costruirsi con le sue mani e il suo impegno. E il concorso di Miss Subways potrebbe darle, se non tutto, gran parte di ciò che lei vorrebbe. Ma anche ad Olivia non va meglio, visto che si ritrova a combattere per il suo posto di lavoro in un mondo prettamente maschile, in cui non viene tanto apprezzata per le ingegnose idee pubblicitarie quanto per le belle gambe.

L'autrice ha saputo costruire bene la New York del 1949, dandoci un quadro preciso della città e della sua società. Non ho fatto fatica ad immaginarmi le sue strade e gli ambienti in cui Charlotte si muove.
In generale, ho trovato tutte le parti nel passato superiori a quelle del presente, hanno come una marcia in più e risultano meno scontate e più affascinanti.

@ozy.com
Cosa non funziona? La facilità con cui alcune parti sia incastrano alle altre, e non credendo io tanto nelle coincidenze ben capirete come questi "magici incastri" mi abbiano lasciata perplessa.
Tuttavia anche il calcare la mano sul femminismo non mi ha più di tanto convinta, soprattutto perché alla fine del racconto è un argomento che un po' si perde a favore del finale alla felici e contenti. Della serie: non è giusto che Cenerentola faccia le pulizie, ma vabbè alla fine si sposa il Principe Azzurro, fermiamoci là, mica ci interessa la giustizia, abbiamo il matrimonio! Ecco, spero di essermi spiegata: per tutto il romanzo l'autrice ci parla della lotta delle donne per poter fare qualsiasi lavoro, per non dover sottostare agli ordini di un padre o di un marito, per potersi realizzare anche al di fuori della famiglia, ma alla fine ci dà un finale sbrigativo e abbandona in parte questo filone, lasciandoci quasi con l'amaro in bocca.

È stato il libro giusto al momento giusto? Si, è stata una lettura semplice e veloce, con un pizzico di denuncia sociale e un quadro affascinante, ma che poteva avere una marcia in più favorendo le parti ambientate nel 1949.

Alla prossima


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2 comments

  1. Forse finisce così perché hai voglia a lotte la vita di una donna che sia del 1947 o odierna ci porta per convenzioni sociali a tal finale. Lo so che è brutto ma ancora adesso c'è questo tipo di mentalità.

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  2. A me è piaciuto il fatto che ha dato voce alle donne degli anni 50, quelle che noi pensavamo fossero nate per fare le mamma e le mogli invece erano ragazze che, come noi, avevano ambizioni professionali. Insomma ha dato voce a delle donne che prima forse non ne avevano

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