Recensione: Mia madre aveva una Cinquecento gialla - Enrica Ferrara

by - marzo 20, 2024

Buongiorno lettori, 
le giornate si allungano, la primavera pare abbia deciso di svegliarsi (poteva posticipare un altro po' la sveglia??) e io ho cambiato nuovamente la grafica. Che volete farci, sono come le scale, mi piace cambiare. Io la trovo carina e soprattutto funzionale perché mi vincola meno alle foto. Infatti, come nella recensione odierna, vi capirà di trovare la semplice copertina. Il lavoro, purtroppo, si sta facendo più pressante e almeno così posso garantirvi qualche recensione in più. Ma passiamo alle cose interessanti e alla recensione di Mia madre aveva una Cinquecento gialla di Enrica Ferrara.


MIA MADRE AVEVA UNA CINQUECENTO GIALLA
di Enrica Ferrara
Fazi Editore | 300 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €18,00
20 febbraio 2024 | link Amazon affiliato

Gina ha dieci anni ed è figlia di un politico democristiano, Mario Carafa, che nell’estate del 1980 è costretto a scappare da Napoli e a lasciare la sua famiglia. Con la madre Sofia e la sorella Betta, Gina parte sotto falso nome per raggiungere il padre in Sardegna. Grazie alla passione sfrenata per le storie e le parole nuove, Gina prova con tutte le sue forze a comprendere cosa stia succedendo, cercando di decifrare il significato di termini per lei esotici come “capro espiatorio”, “latitante”, “brigatista” e “camorrista”. Le sembra di capirne il senso, eppure più passa il tempo e più rimane confusa: suo padre è innocente o colpevole? È un politico o un camorrista? Chi sono i suoi amici e chi invece gli è diventato nemico?
Tra incomprensioni familiari, ribellioni adolescenziali, nuove amicizie e nuove avventure a bordo della sgangherata Cinquecento gialla di sua madre, Gina supera questo periodo difficile e si mette a investigare per conto suo per scoprire le vere ragioni che stanno dietro la latitanza di suo padre e soprattutto per cercare di riportarlo a casa una volta per tutte. Un esordio dolceamaro su una famiglia che di colpo si ritroverà catapultata in mezzo agli intrighi politici che hanno diviso l’Italia nel periodo a cavallo degli anni Ottanta, a ridosso degli anni di piombo e del rapimento Moro. Un romanzo di formazione autentico e onesto che racconta di trame occulte e malaffare visti attraverso lo sguardo curioso di una ragazzina restituendo allo stesso tempo un quadro vivo e realistico di un periodo della nostra storia su cui rimangono ancora troppi misteri.

L'adulta gli teneva il gioco ma la bambina strillava dentro di me. Non si rendeva conto della voragine che la sua assenza aveva scavato nella mia vita? Quegli anni di attesa, a immaginarlo in fuga, morto in burrone; anni di orrore, a sentirmi in colpa, odiare me stessa, odiare mia madre che non ci aveva permesso di seguirlo; anni di dubbio, a chiedermi se la donna che stavo diventando sarebbe stata la stessa che lei avrebbe aiutato a crescere. Che mostro sei, Mario Carafa, chi sei, chi sei?

Ieri è stata la festa del papà e proprio un papà è al centro delle vicende del libro (spoiler: bellissimo) di Enrica Ferrara. O meglio un Papaone. O meglio (ancora) un Papaone che c'è e scompare, che è un latitante, un colluso o forse un eroe in pericolo. Chi è Mario Carafa? Agli occhi della figlia più piccola Gina un colosso che si incastra nella Cinquecento gialla della madre, da guardare con occhi grandi e la curiosità di capire che ruolo abbia nella vita dell'Italia degli anni '70 e '80, se fosse amico o no di Aldo Moro, se fosse amico o meno dei rossi. Enrica Ferrara ci racconta un'Italia che pochi ricordano in maniera chiara, che forse in pochi hanno veramente compreso, e lo fa attraverso gli occhi di una ragazzina di 10 anni che cerca di capire il ruolo del padre nelle tristi vicende che segnarono gli anni successivi all'omicidio di Aldo Moro e anche il proprio posto nel mondo. 

In questo romanzo sono importanti le parole, non tutte facili da spiegare a una bimba che nonostante tutto vuole arrivare alla verità, che non si accontenta delle spiegazioni "da bambini" e vuole delle risposte. Non si accontenta come sua sorella di essere stata abbandonata, vuole capire cosa abbia visto sua madre in quel padre che non c'è mai stato nei momenti importanti, che appariva con la sua Alfetta, che le portava da amici per le vacanze estive o per Natale per poi sparire nel nulla. Le parole si susseguono e con loro le paure di Gina: "latitante" cosa vuol dire? Suo padre è latitante?

Pensavo alla parola "latitante" e la testa mi si riempiva di immagini nuove e misteriose, con uomini in fuga su spiagge battute dal vento, aerei in rotta verso isole lontane, macchine da corsa con piloti infagottati in tute mimetiche.

E poi "capro espiatorio" " camorrista" "braccio armato"... e una dopo l'altra, in un susseguirsi di flash back tra la Gina di 10 anni e quella del 1987, ogni parola si colloca in una casella ben precisa che le permette di ricostruire la storia di Mario Carafa (e di Mario Coffey), del matrimonio tra i suoi genitori e di quell'Italia che ancora si muoveva tra stragi, corruzione e muri di gomma. 

Enrica Ferrara ha scritto un romanzo di una potenza estenuante, breve ma densissimo. Ogni riga contiene tantissimo, i pensieri della nostra piccola protagonista, il risentimento materno, il menefreghismo paterno, la confusione degli anni della crescita, la voglia di non essere più bambini, la paura del mondo degli adulti. Si sente tutta la confusione sulla storia di quegli anni difficili, che è la confusione di Gina ma un po' anche nostra. 
Gina è una protagonista che mi è piaciuta per la sua ingenuità ma anche per la sua determinazione nel voler capire quelle parole strane e il ruolo del padre che adora in una storia sicuramente più grande di lei. Ha il coraggio di giudicare il padre per quello che è ma anche di difenderlo perché comunque è il suo Papaone. E ha la prontezza di cercare di capire il rapporto dei genitori e di dare anche alla madre la parte di colpe che le spetta. 
In conclusione, leggetelo se volete una storia importante, a tratti anche pesante, ma che viene raccontata con lo sguardo delicato e innocente di una bambina coraggiosa, capace di urlare in faccia agli adulti i loro errori, di usare quelle parole che dovevano essere solo sussurrate. 

Alla prossima

 

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