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La Biblioteca di Eliza

Buongiorno lettori!
Settimana ricca questa, infatti anche oggi torno da voi, munita di caffè del mattino e brioche (volete?), per una nuova recensione. Il libro di cui vi parlerò è un libricino piccino che però mi ha molto colpito e che è giunto a me grazie all'ufficio stampa Saper Scrivere che si occupa appunto della sua diffusione. Si tratta di Morivamo di freddo di Rosalia Messina.

Morivamo di freddo
di Rosalia Messina
Durango Edizioni | R.i.D. | 106 pagine
ebook €4,99 | cartaceo €11,99
19 marzo 2016 | scheda Durango

Trama
Mauro e Sandra, Guido e Loredana. Quattro amici, due coppie.
Attraverso due tragedie e con il passare del tempo scopriranno che nessuno di loro conosceva davvero gli altri.
Enrico, il figlio di Mauro e Sandra, si è costruito una vita al riparo da scosse emotive. Gli attacchi di panico e la necessità di prendersene cura metteranno a dura prova le sue solide protezioni.


Non fatevi ingannare dalla copertina, che personalmente trovo poco bella e poco calzante. In questo libro di appena un centinaio di pagine è racchiusa una storia intensa e coinvolgente, scritta bene e dall'incredibile potere.

Tutto inizia da Enrico e da quello che presto gli viene diagnosticato come un attacco di panico. Enrico è uno che fin da bambino ha iniziato a costruire intorno al proprio cuore e alla propria anima un intricato muro di difese, fatto dal ricordo del suicidio dei padre, dalla freddezza del matrimonio dei genitori e dalla voglia di non soffrire e non farsi coinvolgere. Seduto sul divano del dottor Palmanova, Enrico, da prima ritroso e via via più disposto ad aprirsi, cerca l'origine non solo di questi inspiegabili attacchi, ma anche del suo rapporto usa e getta con le donne.
Tutto inizia con Guido che muore in un incidente. La vedova, Loredana, è ovviamente distrutta ma può contare sull'appoggio dei suoi amici di sempre, Mauro e Sandra. Ma Mauro cova dentro non solo il dolore della perdita dell'amico di sempre, ma anche quello per un desiderio inespresso, un desiderio che stravolgerà la sua vita e anche quella di chi lo circonda.

L'autrice crea con maestria un gioco di piani e di livelli, saltando dagli anni '90 al 2007  e mettendo a confronto due generazioni e il rispettivo modo di approcciarsi al dolore. E' una storia drammatica, di quelle che chiusa l'ultima pagina ti fanno pensare e riflettere ma che non mi ha neanche lasciato inquieta o triste come spesso accade davanti a racconti del genere. E' un libro denso di significati, in cui spesso si gioca con il detto e non detto e in cui il lettore deve fare quello sforzo in più e addentrarsi tra le righe.
E' un racconto sull'animo umano, sui desideri  e le rinunce, sull'abbandono. La morte improvvisa di Guido mette in moto tutta una serie di eventi e di scoperte che stravolgono completamente le esistenze di chi resta.

Mi è piaciuto, nonostante la brevità che di solito mi fa arricciare il naso e che qui invece ho trovato assolutamente adatta. Ma soprattutto mi è piaciuto lo stile dell'autrice, privo di fronzoli, mai pesante, diretto, sincero; la sua scrittura ti accompagna riga dopo riga e nel giro di poco ti ritrovi alla fine con la sensazione di aver letto non una storia qualunque, ma un romanzo sentito e amato.

Immaginavo quelle sue ultime ore, mi ripetevo che non aveva pensato a me, a mia madre, e non me ne capacitavo. Come si fa, mi chiedevo, come si fa a non pensare a chi resta?

Alla prossima


Buongiorno lettori!
Oggi vi parlerò del libro che mi ha tenuto compagnia nell'ultimo fine settimana, Carry on di Rainbow Rowell, per la cui copia ringrazio la Piemme.

Carry on
di Rainbow Rowell
Piemme | 538 pagine
ebook €6,99 | cartaceo €17,00
21 marzo 2017 | scheda Piemme

Trama
Simon Snow è il peggior prescelto di sempre. Questo è ciò che sostiene Baz, il suo compagno di stanza. Baz potrà anche essere un vampiro e un nemico, ma ha probabilmente ragione. Per la maggior parte del tempo infatti Simon non sa far funzionare la sua bacchetta, oppure non sa controllare il suo inestinguibile potere mandando tutto a fuoco. Il suo mentore lo evita, la sua ragazza lo ha lasciato, e un mostro con la sua faccia si aggira per Watford, la scuola di magia in cui frequentano l'ultimo anno. Allora perché Baz non riesce a fare a meno di stargli sempre intorno?


Chiuso Fangirl quanti di noi sono rimasti col tarlo "certo però la storia di Simon e Baz..."? Avanti, non siate timidi, la storia di Cath e dei suoi esordi al college ci ha fatto piangere, gioire, ridere e urlare, eppure alla fine, dopo tutti quei succosi pezzetti sparsi un po' per tutto il libro, la storia dei libri da cui la protagonista prende il via per le sue fanfiction ci è rimasta un po' qua (fate voi dove) perchè non sapevamo tutto, ma soprattutto come finiva. A quanto pare anche all'autrice questa storia è rimasta in testa, e ha girato e girato fino al punto da creare un libro intero dedicato proprio ai due studenti della scuola di magia di Watford. Lo possiamo considerare uno spin off? Ma si, anche, io però lo vedo più come un dono ai sui lettori e anche a se stessa, perchè la cara Rainbow Rowell mi sa di scrittrice che con la penna tranquilla e ferma non ci sa stare e quando una storia c'è...

E così ecco Carry on. Ma occhio, niente paragoni col maghetto più famoso della letteratura. Certo, l'aria un po' "harrypotteriana" c'è, la scuola di magia, il mago eccezionale e orfano, gli attacchi continui in ogni anno. Eppure le similitudini si fermano qua, per storia, struttura e personaggi. Prima di tutto Rainbow Rowell ha deciso di raccontarci questa storia dalla fine, dall'ultimo anno di scuola, quello più particolare, quello della vera svolta. Naturalmente per fare questo un po' di confusione si crea, soprattutto all'inizio, e dover condensare 8 anni in un solo libro non è facile. Eppure in questo modo riesce a darci solo il necessario per capire la storia e conoscere i suoi protagonisti.
Se l'inizio si siede un po' quando entra in scena Baz, il cattivo che cattivo non è o non proprio, il libro acquista in fascino e luminosità. Eh si, è lui il personaggio di questo racconto, colui che fa la differenza. Ma anche Simon ha sortito il suo effetto su di me. Ecco, il bello di questi personaggi è che non sono in toto buoni o cattivi, sono la massima espressione dell'animo umano, in cui niente è nero o bianco ma in una vasta scala di grigio. E così se Baz sembra essere il perfido che trama alle spalle del protagonista, ha in realtà ancora l'animo del bambino che ha visto morire la propria mamma e che crescendo ha coperto i propri sentimenti per indossare una maschera più imposta che reale. E Simon che invece dovrebbe essere il cavaliere dall'armatura lucente pronto a salvare il mondo magico, ha in se qualcosa di strano e pericoloso, di oscuro e segreto. Adoro questo genere di personaggi, non così perfetti da non mettere in discussione il proprio essere e non così fermi in se stessi da risultare piatti. Simon e Baz funzionano separati e funzionano insieme.

Rainbow Rowell si è cimentata in un genere diverso per lei ma lo ha fatto alla grande, dando ai suoi lettori le certezze date da una ambientazione scolastica ma infondendo nelle sue pagine la novità di sentimenti nuovi e un ventaglio di protagonisti affatto banali, anzi interessanti e dalle mille sfaccettature. Ultimamente con i fantasy sono molto criticona data la mole che ne uscita negli ultimi anni, ma questo ha sicuramente preso il suo posto tra la schiera dei riusciti.

Alla prossima



Buongiorno lettori!
Iniziamo la nuova settimana che ci traghetterà alla fine di marzo con un post dedicato al Premio Bancarella. Come sapete, insieme ad altri 8 blog, quest'anno collaboro al Premio Bancarella. Vi parleremo dei libri che fanno parte della Sestina Finalista (anzi, ho già iniziato recensendo sia il libro di Lorenzo Marone sia quello di Alessandro Barbaglia, nei prossimi mesi vi parlerò anche dei restanti quattro) ma anche del Premio. Oggi, io e Anna Rita di Appunti di una giovane reader vi racconteremo la storia del premio Bancarella.


E' il 1953 e ha luogo la 1^ edizione del Premio Bancarella. A vincere fu Hemingway con Il vecchio e il mare, anticipando non solo il Premio Pulitzer ma anche il Nobel della Letteratura dell'anno successivo.
Ma come nasce il Premio Bancarella? 

Il Premio vede la sua origine nella tradizione dei Librai Pontremolesi, venditori ambulanti che in primavera si ritrovavano al passo della Cisa per l'assegnazione delle zone di vendita, ma anche per scambiarsi informazioni sul reperimento dei libri. Siamo in pieno '800 e la vita del libraio itinerante non è priva di difficoltà ma anche di soddisfazioni, tali che presto la loro attività da ambulante divenne fissa. Stabilendosi, aprirono veri e propri negozi in varie città gestiti, allora come oggi, dalle famiglie dei librai. 
Il Premio nasce in seno al fenomeno dell'emigrazione dalla Lunigiana quindi, un fenomeno del tutto particolare a cui dobbiamo anche la nascita del libro a basso costo.


Piccola terra, che alleva, insieme ai prodotti del suolo, pazientemente lavorato, il libro; e commercia in sapienza.
- Pietro Ferrari, I nostri《Librai》- Il Capannone, 1940

Così nell'agosto del 1952 ebbe luogo il primo raduno dei Librari Pontremolesi. Da tutta Italia, in auto o in treno, si radunano prima a Pontremoli per poi spostarsi nella pineta di Mulazzo dove su un palco si susseguirono vari discorsi. Ma è il giorno dopo quello per noi importante. Radunatisi nel Municipio di Pontremoli giurarono solennemente di ritrovarsi a Pontremoli ogni anno, in uno stesso giorno e in una stessa ora "e fare una bella mangiata". Uno a uno i librai accorsi da tutto il paese giurarono e ufficializzarono la nascita dell'unico premio dato non da giurie ma esclusivamente da coloro che del libro hanno fatto non solo un mestiere ma una vera e propria missione. 
E così, da 65 anni, la torre medievale di Cacciaguerra, fa da sfondo ad uno dei premi letterari più amati, perché dato non solo per mere statistiche e numeri, ma per l'amore nei confronti del libro.

Per tutte le informazioni sul Premio, sulla sua storia e il programma di questa edizione vi lascio al Sito Internet dedicato e naturalmente ai prossimi post degli altri #bancarellablogger.

Alla prossima




Buongiorno lettori!
In questi giorni ho accumulato tante letture, tanti libri che hanno bussato alla mia porta (si lo so che molti li ho comprati io, ma meglio non farlo sapere in giro che qui mi menano tra un po') e sto cercando di leggere il più possibile. Oggi vi parlo di Intrigo italiano di Carlo Lucarelli. 

Intrigo italiano
di Carlo Lucarelli
Einaudi | Stile Libero big | 206 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €17,00
17 gennaio 2017 | scheda Einaudi

Trama
Quando il commissario De Luca, appena richiamato in servizio dopo cinque anni di quarantena, si sveglia da un incidente quasi mortale, non gli occorre troppo tempo per mettere in fila le tante cose che non tornano. Da lunedì 21 dicembre 1953 a giovedì 7 gennaio 1954, con in mezzo Natale ed Epifania, mentre la città intirizzita dal gelo scopre le luci e le musiche del primo dolcissimo consumismo italiano, tra errori, depistaggi, colpi di scena il mosaico dell'indagine, scandita come un metronomo, si compone. E ciò che alla fine ha di fronte non piace affatto a De Luca. Per il ritorno del suo primo personaggio, amatissimo dai lettori, Lucarelli ha saputo evocare una Bologna che non avevamo mai visto così. E ha saputo tessere il più imprevedibile, misterioso romanzo, dove la verità profonda di un'epoca che non è mai interamente finita emerge nei sentimenti e nella lingua dei personaggi.


Sarà che adoro il Lucarelli televisivo, dai tempi di Blu notte e ora con Muse inquietanti, sarà che avevo voglia di un giallo, ma nonostante la storia sia un po' deboluccia a me questo libro è piaciuto. Perché deboluccia? Perché non ci sono dei grandissimi colpi di scena e perchè è a tratti prevedibile. Eppure Lucarelli sa catturare il lettore con il suo stile netto e privo di fronzoli e per il suo saper mescolare in maniera unica realtà e invenzione, giallo e storia.
In questo caso l'indagine per l'omicidio di Stefania Mantovani corre parallela al racconto di quell'Italia degli anni '50, da poco uscita dalla guerra, ancora ferita dal periodo fascista, dall'occupazione, ma già con l'idea di luogo strategico per la Guerra Fredda. De Luca stesso, con il suo passato da poliziotto integerrimo ma anche macchiato proprio dal governo fascista, si ritrova invischiato nella guerra sotto banco, fatta di servizi segreti e agenzie di spionaggio russe da una parte, americane dall'altra. Ma non solo, perchè Lucarelli ci fa assaporare anche i dissidi e le guerre interne allo stesso territorio italiano, con le faide e gli scontri tra le varie parti dei servizi segreti, ma anche con i casi di cronaca nera come quello di Wilma Montesi.
Ho trovato molto del Lucarelli televisivo in questo libro, proprio per quelle puntate tematiche ho guardato e che qui fanno capolino, ma senza sovrastare la storia di questo commissario in perenne crisi d'astinenza da caffè che, nonostante la storia difficile, è un poliziotto vero, di quelli che cercano la verità e la giustizia nonostante gli ordini dall'alto.
E poi c'è lei, Bologna, una città immersa nel rigore invernale. Non è una Bologna da cartolina, quella in cui è ambientato il romanzo, è una città più nascosta e segreta, ma anche più vera.

Alla prossima


Buongiorno lettori,
io e Laura torniamo con un'altra delle nostre Letture a Quattrocchi. Questa volta abbiamo scelto un libro che entrambi avevamo adocchiato da un po'. Abbiamo quindi colto la palla al balzo e lo abbiamo letto insieme. Ecco quindi la mia recensione de La lettrice scomparsa di Fabio Stassi commentata da La Libridinosa (in verde). 

La lettrice scomparsa
di Fabio Stassi
Sellerio | La memoria | 273 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €14,00
12 maggio 2016| scheda Sellerio

Trama
"Non c'è nessuna coerenza nelle nostre vite" pensa il protagonista di questo romanzo. "Ci siamo solo noi, che la reclamiamo. A creare l'universo non può che essere stato uno scrittore fallito". Ma se è così che stanno le cose, può un essere umano vivere la propria vita come se scrivesse un racconto che qualcuno deve leggere? Vince Corso è un professore precario, non più giovanissimo. È nato dalla relazione fugace della madre, che lavorava in un hotel a Nizza, con un viaggiatore e, ogni volta che ne sente il bisogno, Vince manda una cartolina al padre sconosciuto all'indirizzo dell'albergo. L'unico ricordo che ha di quell'uomo sono tre libri lasciati nella stanza come un'eredità che gli ha segnato l'esistenza: Vince ora è un'anima di letterato che ha letto forse troppo, convinto che la scrittura sia una strana menzogna capace di manipolare la vita, perché, come dice Celine, "se si immerge un bastone in un lago per vederlo intero bisogna spezzarlo" e per lui i romanzi sono quel lago. Per sbarcare il lunario, si inventa una professione, la biblioterapia. Qualcuno gli parla del proprio male, nello spirito o nel corpo, drammatico o ridicolo, e Vince gli consiglia un libro come medicina. Da principio lo fa con timidezza ma, poco a poco, si conquista una clientela, fatta di sole donne. E intanto lo prende un'intrigante curiosità per l'enigma del rapporto fatale tra la letteratura e la vita. E quando scopre che la vicina è scomparsa... comincia a studiarla attraverso i libri...


Ero molto curiosa di leggere questo libro scimmia!. La lettrice scomparsa nasce e ha tutta l'aria di un giallo guarda che la copertina è blu: Isabella Parodi, o meglio solo la signora Parodi ma anche tu hai pensato a Benedetta e al cibo per tutta la storia?, vicina di casa di Vince Corso sparisce all'improvviso. Tutti i sospetti si incentrano sul marito, ma... Si c'è un ma grosso come una casa graaaaaaaaaaaande perché alla fin fine il giallo che l'autore ci presenta e che fa da spunto al titolo rimane un po' un pretesto per ben altro libri libri libri. Vince Corso, infatti, è un biblioterapeuta io pure voglio fare!, aiuta la gente a risolvere i propri problemi attraverso la lettura consigliando questa o quella lettura pensa: potrei invadere il mondo coi libri di Lorenzo!, o meglio vorrebbe fare tutto ciò visto che le cose non vanno poi così bene. Dicevo, il giallo è un pretesto per portare il lettore verso ben altri lidi e domande: possono i libri guarirci? Certo! Può un libro salvarti o, al contrario, rovinarti? Ari-certo! Una risposta vera e propria Vince (o Stassi, fate voi) non ce la da, ma attraverso la via tracciata dai libri giunge alla soluzione di una storia all'apparenza semplice e che invece è ben più complicata.

Non è facile dare un parere su questo libro eh diglielo pure tu perché sono ancora abbastanza confusa quella mica è colpa del libro, è l'età. E' un libro che parla di libri e, ad esser sincera, solitamente fuggirei da questo genere di storia perchè è una via che stata già battuta stavolta è un po' colpa mia... poco poco. Eppure qua ho apprezzato l'accezione particolare data proprio dal protagonista, un uomo incasinato più che mai giusto per te, nato senza padre, precario perenne che per sbarcare il lunario si inventa di sana pianta una professione, ossia quella di aiutare la gente, incasinata quanto lui un uomo un casino, con i libri. E stranamente i suoi clienti si rivelano essere sempre donne stranamente....
E' una storia dal ritmo e dallo stile rilassante ronf, che ti fa piacere leggere, non trovi noiosa ma che ti imbambola anche con le sue righe e si, alla fine, l'occhietto un po' te lo fa chiudere zzzzz.
Quello che ancora non capisco di questo libro è il suo intento. Accantoniamo per un attimo il giallo, che francamente trovo piuttosto molto marginale. Un esercizio? Una sorta di divertissement per parlare di libri? Sempre meglio questo dei problemi di matematica, no? Un'analisi dell'essere umano e in particolare del filo sottile che corre tra amore, vendetta ed egocentrismo? Ammazza, Ciambella, come sei profonda oggi! Non lo so, sta di fatto che è stata per me una lettura sfuggente, che sono riuscita a seguire bene, che si legge anche piuttosto velocemente ma che alla fine ti frega e ti lascia li a grattarti la testa vuoi nocciolina? Pari primate oggi, eh! e a chiederti se l'hai capita fino in fondo o se ti sei persa qualche pezzo per strada noi per strada giusto le camicie ci perdiamo!

Qui invece potrete trovare la recensione di Laura commentata da me.

Alla prossima



Buongiorno a tutte le fanciulle che da tre mesi stanno giocando con noi, chi più attivamente chi meno... diciamo che qualcuna è proprio sparita, eh! Ma tranquille, abbiamo già allertato le troupe televisive e presto sentiremo parlare di loro a "Chi l'ha visto?".
Ok, facciamo le serie per un attimo (un attimo solo, perché di più non riusciamo!): con gli ultimi giri di ruota, alcune di voi hanno ricevuto una mail diversa dal solito, in cui vi veniva comunicato che, avendo saltato già 12 obiettivi, non avrebbe raggiunto la quota 30 letture da portare a termine entro settembre e che saranno necessarie per concorrere alla vittoria finale.
Nessuna di noi vuole cacciarvi, per carità! Però ci sembrava giusto informarvi e capire se avete ancora intenzione di giocare con noi o meno. Per chi non facesse parte del gruppo Facebook, vi ricordiamo anche che, ad inizio Challenge, tramite sondaggio, è stato deciso di creare una micro-challenge, che prenderà il via proprio a settembre e che vi permetterà, nel caso in cui non aveste completato i famigerati 30 obiettivi, di continuare comunque a giocare con noi. Ma non pensate di tirare i remi in barca, perché per poter essere ammesse alla micro-challenge dovrete aver portato a termine almeno 7 letture!

E adesso torniamo a noi (e quindi a fare le minchione!). Con la conclusione di questo primo trimestre di gioco, ci saranno alcune variazioni negli obiettivi generici. Abbiamo ritenuto giusto cambiarne alcuni, per non rendere il gioco troppo noioso e ripetitivo. Vi ricordiamo, inoltre, che con il giro di ruota del 27 giugno, tutti gli obiettivi generici saranno cambiati e anche gli altri spicchi della ruota subiranno qualche modifica.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono i cambiamenti che abbiamo deciso di apportare:
  • Obiettivo 1 - Leggi un libro di Andrea Vitali; sappiamo che molte di voi, anche inaspettatamente, hanno scoperto di amare Kate Morton, ma visto che il numero dei suoi libri è un tantino limitato, abbiamo deciso di cambiare autore! Quindi, da qui a giugno, cercate di procurarvi i romanzi di Vitali!
  • Obiettivo 2 - Leggi un derivato di Jane Austen: dite ciao a zia Jane e a tutte le sue emulatrici! Niente più derivati, ma un genere specifico: giallo/thriller. ATTENZIONE: non avendo noi potuto leggere tutto ciò che è stato pubblicato dall'alba dei tempi ad oggi, faremo affidamento per il genere alle schede Amazon (inutile che cerchiate su Google o sui siti delle Case Editrici, noi amiamo Amazon!)
  • Obiettivo 3 - Un libro il cui titolo inizi per ... S!!! Eh già, vi eravate procurate una sfilza di libri con la lettera F? Riportateli indietro e prendetene altri che inizino con la lettera S (S come Sì, Siamo Stronze!)
  • Obiettivo 11 - Un libro nella cui storia vi sia un giardino; visto che Laura ha finito di piantare bulbi ed aromatiche e di giardini non ha più bisogno, abbiamo deciso di portarvi in montagna!
  • Obiettivo 14 - Leggi il primo libro nella classifica iBuk. Eccola qui, la tanto vituperata classifica, quanto l'avete odiata? Ma non fatevi illusioni: rimarrà ancora con noi, anche se vi daremo la possibilità di scegliere uno dei libri presenti nelle prime 5 posizioni della classifica di narrativa italiana. Ovviamente, nel momento in cui vi dovesse toccare in sorte questo obiettivo, dovrete comunicarci quale sarà la vostra scelta, rispondendo alla mail degli obiettivi!
Benissimo! Questi sono i cambiamenti per il prossimo trimestre di gioco! Tutto il resto, invece, rimarrà invariato.

E ora veniamo alle tirate d'orecchie (che non mancano mai!). Capitolo recensioni: ci è capitato più volte, durante questi primi mesi, di dovervi chiedere di ampliare il vostro pensiero. Sappiamo che non tutte siete blogger (ma è successo anche con alcune di voi, eh!), sappiamo che non sempre è semplice scrivere il vostro pensiero, però... Poche regole base: una recensione NON DEVE RACCONTARE TUTTO IL LIBRO, ma dare un accenno di trama e soprattutto esprimere il vostro pensiero personale: cosa vi ha lasciato il libro, quali emozioni ha suscitato in voi, per quale motivo lo consigliereste, com'è lo stile dell'autore, cosa pensate dei personaggi, ecc.
Sino ad oggi siamo state abbastanza tolleranti, chiedendovi di ampliare laddove il vostro pensiero non veniva per nulla espresso; ma da questo momento, saremo meno flessibili, quindi controllate bene ciò che scrivete per evitare di dover riscrivere tutto mille volte (per controllate bene, si intende anche la grammatica, che io (e per io intendo La Libridinosa!) sono pronta a far partire denunce per vilipendio verso la lingua italiana!).

Come detto, da questo giro di ruota in poi, cambia il modulo per l'invio dei link delle vostre recensioni. I nuovi moduli (che trovate in fondo a questo post e al post di Laura) saranno validi da oggi al 27 giugno prossimo.
I vostri progressi rimangono monitorabili tramite i due fogli Drive (A-L ed M-Z).

Prima di lasciarvi, ripassiamo assieme le regole base per giocare con noi:
  • Essere Lettori Fissi di entrambi i blog: La Libridinosa e La biblioteca di Eliza. Mi raccomando: questa è l'unica regola fondamentale per partecipare. Spesso Blogger (infame!) rimuove i Lettori Fissi senza alcun preavviso. Magari ogni tanto, quando passate dai blog, controllate di essere ancora iscritti. Se avete problemi nell'iscrivervi, comunicatecelo e cercheremo di aiutarvi!
  • Per chi ha Facebook Cliccare mi piace ad entrambe le nostre pagine: La Libridinosa e La Biblioteca di Eliza
  • Condividere il banner dell'iniziativa (lo trovate in cima a questo post) sui vostri social network o sui vostri blog (sarebbe una cosa carina da fare!)
Prima di salutarvi e lasciarvi al nuovo modulo, vi rammento che in testa alla classifica abbiamo La Ropolo con -879428713649218763873264783264871697843647826348732... ovviamente, la classifica dei perdenti!




Buon lunedì lettori!
No aspettate un attimo...Lunedì?? E la Domenica dove è finita?? Qui tra un giro e l'altro mi sono completamente persa il fine settimana e babum... ecco che inizia una nuova settimana e manco te ne accorgi.
Ma torniamo a noi e ai libri. Oggi vi propongo al recensione di Assalto a Villa del Lieto Tramonto di Minna Lindgren, terzo e ultimo libro che chiude la Trilogia di Helsinki. E anche questa volta un grazie enorme a Sonzogno per la copia.

Assalto a Villa del Lieto Tramonto
di Minna Lindgren
Sonzogno | Romanzi | 231 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €16,50
16 marzo 2017 | scheda Sonzogno

Trama
Villa del Lieto Tramonto non è più la stessa. Un avveniristico progetto di teleassistenza, combinato alle stravaganti invenzioni della domotica, ha scombussolato ritmi e abitudini della residenza per anziani alla periferia di Helsinki. Che fare se il frigorifero parlante ripete all'infinito la lista degli alimenti in scadenza? Come intrattenere il robottino da compagnia per evitare la raffica dei suoi stupidi quiz? Tra una partita di canasta e un caffè solubile, sono questi i nuovi argomenti di conversazione di Siiri, Irma e Anna-Liisa, le tre arzille e affiatate amiche che mai avrebbero immaginato - a novant'anni suonati - di doversi difendere dai minacciosi prodigi della tecnica. Da quando il personale in carne e ossa è stato licenziato, gli ospiti del Lieto Tramonto comunicano con l'esterno attraverso sofisticate e irritanti pareti intelligenti, mentre le macchine si occupano di tutto. Ma chi controlla dal cloud questa fredda tecnologia e chi lucra sul suo massiccio impiego? I dubbi si infittiscono nell'impavido e inseparabile terzetto di nonnine dopo la comparsa di misteriosi volontari: si presentano come fervidi credenti, ma la loro ostinazione nel racimolare donazioni in denaro è a dir poco sospetta. Per fare luce sulle loro reali intenzioni serviranno tutto il sangue freddo di Siiri, la spensierata vaghezza di Irma, l'acume di Anna-Liisa... e un inatteso aiuto della cara, vecchia Madre Natura. Dopo "Mistero a Villa del Lieto Tramonto" e "Fuga da Villa del Lieto Tramonto", la Trilogia di Helsinki si chiude con una nuova commedia dolceamara, che ci trasporta in un mondo non troppo futuribile e dimostra, con intelligente e tenera ironia, che all'avanzata della tecnologia si può anche resistere.


Ho riflettuto sulla catastrofe di cui parlava Anna-Liisa e dico che potremmo far scoppiare una guerra qui a Lieto Tramonto. Su forza, cosa stiamo aspettando?

Per la terza volta varchiamo la porta di Villa del Lieto Tramonto. Insomma, varchiamo, grossa parola, perchè oramai per entrare nella casa di riposo bisogna essere muniti di apposito badge da sventolare davanti all'altrettanto apposito lettore. Stessa cosa vale per mangiare, pagare, entrare in casa. La grande ristrutturazione di cui è stato oggetto l'edificio ha portato anche l'arrivo della tecnologia e Lieto Tramonto è diventato un fulgido esempio, nonché progetto pilota, di teleassistenza, con la sparizione di infermieri, medici e personale vario e l'apparizione dei robottini. Potete ben immaginare come l'hanno presa Siiri, Irma e gli altri ospiti che, alla soglia dei 100 anni, non riescono proprio ad adattarsi alle pareti intelligenti che snocciolano dati e ai sensori sparsi ovunque pronti a rilevare qualsiasi cambiamento, decessi compresi. Dietro a tanta tecnologica efficenza, e alle sue grosse pecche, c'è però qualcosa di strano, legato alla setta di imbonitori il Risveglio della Fede, pronti a propinare il proprio fermento religioso... dietro ricompensa.

Posso dirlo? Per me questo è il più riuscito dei tre libri della serie. I primi due, infatti, promettevano gialli che alla fine, tra un giretto in tram e l'altro, si rivelavano poca cosa e venivano messi da parte. Qui invece non ci viene anticipato un giallo e non lo abbiamo, ci viene garantito un "assalto" e quello in effetti c'è.
L'autrice, con l'ironia che ha contraddistinto tutta la serie, anche in questo terzo libro ci parla della vecchiaia. Chiuse nella loro prigione dorata Siiri e Irma mostrano al lettore non solo le carenze della società nei loro confronti, con famiglie menefreghiste e governi a dir poco sordi, ma anche gioie e dolori della tecnologia. Oramai robot e soprattutto tablet sono ovunque. Ma posso sostituire l'essere umano? Qual è il confine tra utilità e pericolo? Se queste domande poi ce le pongono vecchiette vicine a superare la soglia dei 100 capirete bene che la questione è anche più seria. Loro, nate quando la televisione era un'utopia, come posso inserirsi in un mondo fatto di schermi intelligenti, robottini dispensafarmaci e assistenza teleguidata? Con la sua ironica visione di un mondo fatto di schermi e sensori, la Lindgren ci mostra forse quello che potremo vedere fra pochi anni e ci ammonisce su un uso al paradosso di ciò che può aiutare ma non sostituire.
Solo tecnologia? No, perchè in questo terzo libro tocchiamo anche argomenti come la religione e i suoi eccessi. In anni in cui l'estremismo appare in tutti i tg e giornali anche a Lieto Tramonto fa la sua comparsa sotto forma della setta del Risveglio della Fede, più attenta ai testamenti e ai beni dei residenti che al loro spirito, pronti però a dispensare la buona novella e a riportare sulla retta strada le pecorelle smarrite. E anche qui, portando l'esempio all'eccesso, l'autrice strizza l'occhio anche verso argomenti più delicati come la sessualità e l'omosessualità in età avanzata.
La lettura è stata molto piacevole e veloce, ho però un appunto sul finale: so che è questo è l'ultimo libro della serie, è scritto anche in copertina, eppure il finale lascia quasi intendere, o almeno la speranza, che ci sia un seguito. Diciamo che non è proprio un finale aperto ma è come se aleggiasse nell'aria non un addio ma un arrivederci.

Alla prossima



Buongiorno lettori,
è tanto, taaaaaantissimo tempo che non vi propongo la rubrica delle segnalazioni ma tra una cosa e l'altra non sono più riuscita a prepararla. Scusate, spero di riprendere con più costanza e magari di proporvela non tutte tutte le settimane ma almeno una volta mese (minimo sindacale eh). Ok, iniziamo!


Il sapore delle lacrime
di Alessia Prestanti
selfpublishing | 460 pagine
ebook €2,99

Dove acquistare: Amazon

Trama. Linda, la protagonista adolescente di Non Ti vorrei, sta diventando una donna e si trova ad affrontare le sfide che la vita adulta le mette di fronte. Tutto è cambiato. Un drammatico avvenimento ha completamente rivoluzionato la sua esistenza. Di Daniele le è rimasto solo un amaro ricordo, mentre un altro ragazzo sembra farsi strada nel suo cuore straziato. Il sapore delle lacrime è il viaggio interiore di una ragazza alla riscoperta di se stessa e dei suoi sentimenti.




L'ultimo appello
di Ken Oder
selfpublishing | 324 pagine
ebook €3,07 | cartaceo €12,99
14 agosto 2016

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Trama. Cinque maggio 1968: quando due uomini si incontrano nel penitenziario di Stato della Virginia in una stanza per le visite di massima sicurezza, hanno solo una cosa in comune: entrambi vogliono le loro vite indietro. Da un lato del divisorio in vetro siede Kenneth Deatherage, condannato a morte per lo stupro e l'omicidio brutale di una giovane donna. La giuria ha concordato con l'arringa conclusiva del procuratore: tutte le prove indicano Deatherage come il killer. Ma Deatherage afferma che le prove sono state costruite ad hoc. Egli sostiene che il giudice e il suo stesso avvocato abbiano truccato il processo contro di lui. 
Dall'altro lato del divisorio siede Nate Abbitt, che era stato un procuratore di successo fino a quando provò a superare con l'alcool la crisi di mezza età che stava attraversando. Tornato finalmente in carreggiata, Nate aveva però ormai perso la sua carriera, il suo matrimonio trentennale e il rispetto di sé. Così si dedicò alla difesa penale, l'unico incarico che avrebbe potuto ottenere. 
Quando il tribunale lo nomina per rappresentare Deatherage in appello, Nate non crede alla storia del complotto dietro la decisione di mandare Deatherage alla sedia elettrica. Ma, nel momento in cui la sua indagine svelerà alcuni indizi di corruzione all'interno del sistema giudiziario della contea, egli stesso si ritroverà accusato di omicidio da parte degli stessi poteri che avevano dichiarato colpevole il suo cliente. 
Per salvare se stesso, Nate rischierà la propria vita e la vita degli altri, e nel corso del processo scoprirà che lui e Deatherage hanno in comune molto più di quanto egli non voglia ammettere.

Alla prossima


Buongiorno lettori!
oggi ho per voi un post speciale. Come vi ho annunciato quest'anno La Biblioteca di Eliza avrà un ruolo all'interno del Premio Bancarella. Insieme ad altri 8 blog, infatti, vi accompagneremo nel percorso che ci porterà alla proclamazione del 16 luglio del vincitore. Come? Prima di tutto con alcuni post dedicati al Premio e poi naturalmente con le recensioni dei libri della Sestina dei finalisti che è stata rivelata durante la conferenza stampa del 10 marzo (vi rimando ai post de La Libridinosa e de La lettrice sulle nuvole presenti all'evento). Io oggi vi proporrò la prima recensione (che in realtà è la seconda, il libro di Lorenzo Marone l'ho recensito in tempi non sospetti) di uno dei libri finalisti, ma prima sarà meglio ricordarvi quali sono i finalisti della 65esima edizione del Premio Bancarella:

- Gocce di veleno di Valeria Benatti, Giunti
- Il giardino dei fiori segreti di Cristina Caboni, Garzanti
- I Medici. Una dinastia al potere di Matteo Strukul, Newton Compton Editori
- La Locanda dell'Ultima Solitudine di Alessandro Barbaglia, Mondadori
- La guardia, il poeta e l'investigatore di Jung-Myung Lee, Sellerio
- Magari domani resto di Lorenzo Marone, Feltrinelli (QUI la mia recensione)

Oggi vi parlerò de La Locanda dell'Ultima Solitudine di Alessandro Barbaglia.

La Locanda dell'Ultima Solitudine
di Alessandro Barbaglia
Mondadori | Omnibus | 163 pagine
ebook €8,99 | cartaceo €17,00
17 gennaio 2017 | scheda Mondadori

Trama
Libero e Viola si stanno cercando. Ancora non si conoscono, ma questo è solo un dettaglio... Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell'Ultima Solitudine, per dieci anni dopo. Ed è certo che, lì e solo lì, in quella locanda tutta di legno arroccata sul mare, la sua vita cambierà. L'importante è saper aspettare, ed essere certi che "se qualcosa nella vita non arriva è perché non l'hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo". Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Bisogno, il minuscolo paese in cui abita da sola con la madre dopo che il padre è misteriosamente scomparso, le sta stretto, e il desiderio di nuovi orizzonti si fa prepotente. Intanto però il lavoro non le manca, la collina di Bisogno è costellata di fiori scordati e le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome floreale, si tramandano da generazioni il compito di accordarli, perché un fiore scordato è triste come un ricordo appassito. Libero vive invece in una grande città, in una casa con le pareti dipinte di blu, quasi del tutto vuota. Tranne che per un baule: imponente, bianco. Un baule che sembra un forziere, e che in effetti custodisce un tesoro, la mappa che consente di seguire i propri sogni. Quei sogni che, secondo l'insegnamento della nonna di Viola, vanno seminati d'inverno. Perché se resistono al gelo e al vento, in primavera sbocciano splendidi e forti. Ed è allora che bisogna accordarli, perché i sogni bisogna sempre curarli, senza abbandonarli mai. Libero e Viola cercano ognuno il proprio posto nel mondo, e nel farlo si sfiorano, come due isole lontane che per l'istante di un'onda si trovano dentro lo stesso azzurro. E che sia il mare o il cielo non importa. La Locanda dell'Ultima Solitudine sorge proprio dove il cielo bacia il mare e lo scoglio gioca a dividerli. La Locanda dell'Ultima Solitudine sta dove il destino scrive le sue storie. Chi non ha fretta di arrivarci, una volta lì può leggerle. Come fossero vita. Come fossero morte. Come fossero amore.


"SIAMO SEMPRE APERTI.
TRANNE QUANDO SIAMO CHIUSI, 
PER PRENOTAZIONI CHIAMARE ORE PASTI.
NON ARRABBIATEVI SE NON RISPONDIAMO: 
STIAMO MANGIANDO"
Non sempre parlare di un libro è facile, perchè ci sono quelle storie che, superata la parola fine e chiuso il libro, ti lasciano spiazzata e anche un po' stranita. Così è per il libro di Alessandro Barbaglia. L'ho finito nel pomeriggio di ieri e c'ho pensato per tutto il resto della giornata: cosa scrivere sulla storia di Libero e Viola? O meglio, sulla storia della Locanda dell'Ultima Solitudine?
Ragionando ragionando sono arrivata ad una soluzione, iniziare questa recensione con un consiglio: addentratevi nelle pagine di questo libro solo a mente libera e se anche a voi, come a me, piace sognare. Perché è questo che vi sembrerà di trovare, un sogno, in cui una Locanda, una nave mancata, che sorge su uno scoglio stretto tra mare e cielo, diviene un luogo non luogo, dove incontrarsi, dimenticarsi di vivere e ricordarsi di dover morire. Temi alti, profondi, di quelli che scavano l'animo del lettore e si annidano in lui ma che l'autore ha saputo trattare con leggerezza, quasi con gli occhi di un bambino.

La Locanda dell'Ultima Solitudine è punto di inizio della nostra storia ma anche fine, a creare un cerchio che unisce Libero, abitante della Città Grande, e Viola, vissuta da sempre a Bisogno. Non vi dirò cosa, come e perchè Libero e Viola si incontrano, ma vi dirò chi sono i nostri due protagonisti. Libero lo è di nome ma non di fatto, o meglio non più, perchè alla ricerca della sua Lei dalle labbra rosso Nebbiolo inciampa nell'errore  e sposa la persona sbagliata, che gli riempie la casa ma non la vita e il cuore. Viola vive con la madre Margherita e come tutte le donne della sua famiglia ha il nome di un fiore e l'abilità di accordare i fiori, un ruolo e una vita che le stanno strette. E se Libero ama le attese, ne assapora il gusto e ne apprezza lo svolgersi, Viola non riesce più a stare lì, ad aspettare un padre scomparso da tempo a cui scrive lettere mai spedite e una nuova, ennesima idea della madre.

Quella che mi sono trovata a leggere è una storia intensa e densa di sentimenti, una storia che sa parlarti di amore e morte, vita e ricordo senza lasciarti con l'amaro in bocca ma con quasi un senso di pace e giustizia. Ti accompagna in questa sorta di luogo magico in cui si può mangiare solo in due, dove nessuno da tempo immemore ha pernottato e in cui semplici cuor di patate si trasformano magicamente nei piatti desiderati. E ti ritrovi a sperare che un luogo del genere esista davvero, che seguendo un cane nero, che inspiegabilmente puff, sparisce, ti ritrovi alla sua porta, dove tutto ha inizio e fine.
Leggere questo libro vi farà entrare in una fiaba moderna, raccontata con dolcezza e buonumore, in cui il principe alla ricerca del vero amore c'è ma si perde dietro le lusinghe della donna sbagliata, un cane dal quanto mai azzeccato nome di Vieniqui sa sparire e la principessa di turno, praticamente orfana di padre, dovrà addentrasi nel bosco per trovare ciò che sta cercando in una Locanda su uno scoglio stretto tra mare e cielo.

Alla prossima





LL: Oh finalmente! Ce l’abbiamo fatta? Ci pagano? E quanto?

E: ci pagano? A chi?? A noi??? Ma vaaaaa….

LL: hai detto: “Caro blogger ti pago”. Menti!

E: tu sempre a non leggere tra le righe stai! E’ ironico

LL: No, io le righe leggo. E lì c’è scritto “ti pago”

E: ma a noi no fidati, anzi massimo paghiamo noi qua.

LL: #maiunagioia

E: finiti i tempi di #todajoia

LL: durati poco ‘sti tempi, eh. Vabbè, senti … facciamo petizione? Chiediamo stipendio?

E: poi versiamo pure i contributi. Sai come è felice l’INPS? No comunque spieghiamo un po’ di cosa vogliamo parlare 

LL: e di cosa vogliamo parlare? Del fatto che il mondo sia convinto che noi blogger veniamo ricoperti d’oro. Oh mondo, mica siamo tutte la Ferragni!

E: cappppellllii…. No? Siamo uguali eh! Sputate!

LL: precise! Io direi anche “per fortuna non siamo lei” ché a me dà l’impressione di una che non magna! Tu che dici?

E: dico che non vede una lasagna da anni. Comunque, sveliamo il mistero: no, non siamo pagati, per niente, nada, zero, anzi tra libri, connessioni internet, giri per Saloni, spedizioni, e chi più ne ha più ne metta teniamo alta l’economia italiana. 

LL: altissima! Il pil del Paese è tutto sulle nostre spalle ciambellose! Lallì, ti ricordi quando ci siamo messe con la calcolatrice (diciamolo che noi usiamo la calcolatrice) a fare i conti per vedere quanto abbiamo speso in libri in un anno? Che poi abbiamo pure speso di più, perché noi abbiamo calcolato il prezzo dei libri letti. Ti ricordi? Eh eh?

E: si mi ricordo, ah se mi ricordo. Anzi… ti sei ricordata di bruciare il foglio col totale?? Io ho seppellito le ceneri per sicurezza, perchè se si scopre il totale a 4 cifre qui a mucchietto di cenere ci fanno a me!

LL: Lallì, certo che ho bruciato, altrimenti io qui divorzio! Un MacBook mi ci usciva e mi avanzava pure qualcosa per andare a mangiare i tramezzini da Ugo!

E: no ti compravi pure Ugo, tesoro! Ugo tutto intero!

LL: Lallì…

E: eh?

LL: sei seduta?

E: Ti…. paura io

LL: Ugo è motto!

E: Azzo!!! E non si fa niente? Una commemorazione nazionale, un monumento al caduto, gli dedichiamo un ospedale… Presidente della Repubblica ci avanza una portaerei da intitolare ad un benefattore della patria?

LL: Ceeeeerto!!! Facciamo un bel tramezzino in bronzo e lo mettiamo in piazza a Cremona, al posto della statua di Stradivari, che tanto chi se ne frega?! Comunque, vogliamo spiegare all’umanità che ci legge (buongiorno, dottor Manzo!) chi sia Ugo?

E: ma chi se ne frega di Stradivari! Anzi, da oggi in poi non abiti più vicino a Cremona, abiti vicino ad Ugo, provincia UG. 

LL: vabbè, ve lo spiego io (E: meglio, io sto in lutto…)! Ugo, per gli abitanti di Cremona è un nome sicuramente familiare, è un posto piiiiiiiiiccolo piiiiiiiiiccolo, dove però fanno dei tramezzini buoni buonissimi, di quelli che, per intenderci, trovate anche nei libri del Dottor Manzo! E io ho avuto la bella idea di portarci Laura, che poi è passata in Comune e ha chiesto la residenza lì!

E: e il comune di Ugo ancora non mi ha risposto! Uffa… Che stiamo prendendo la tangente?

LL: nooooo!!! Senti, torniamo all’argomento centrale di questa chiacchiera (ci sarà mai una volta che non divagheremo per tutto il pianeta?). Allora, noi blogger non siamo retribuite. Io però una volta sono stata spesata, che vale?

E: certo! Che poi mica tutti non sono pagati. C’è chi si fa pagare…. ce li ricordiamo i 25€ per uno straccio di segnalazione? Ne abbiamo già parlato mi pare…

LL: vabbè, ma quello è lucrare, mica farsi pagare. Stiamo parlando di gente che fa recensioni e segnalazioni a pagamento e, guarda un po’, tutte le recensioni sono positive! Io parlo proprio di essere pagate dalle Case Editrici, perché, alla fin fine, noi offriamo un servizio, no?

E: qualcuna sicuro lo offre… No dai scherzo ( mica tanto). Beh comunque si, qualcuno possiamo dire che ce l’ha fatta, ha superato la barricata tra hobby e lavoro e ci guadagna qualcosina. E posso dirlo? Beato lui/lei! Io non pretendo di essere pagata, figuriamoci chi mi paga a me, mi piacerebbe giusto avere un pelino più di considerazione da alcuni Uffici Stampa. Visto? Sono donna morigerata io.

LL: morigeratissima! Poi, per carità, manco io vorrei essere pagata, anche perché già sono stata accusata di essere venduta per il fatto che ho recensito positivamente un libro ricevuto, pensa se venissi stipendiata di che mi si accuserebbe! Però una cosa la vorrei, che posso dirla?

E: ehm…. (*ok, mi sta minacciando per telefono, quindi meglio non dire quello che stavo per dire… aiuto… se state leggendo questo messaggio per me è troppo tardi, ma voi fuggite* (LL: onza!)) prego dilla pure

LL: vorrei che ci rimborsassero almeno i viaggi! Che io lo so che siete carini ad organizzare gli incontri negli uffici stampa tra noi blogger e gli scrittori, ma mannaggia della miseria immonda, c’è gente che pur di esserci dà fondo ai risparmi! Magari anche solo il viaggio potreste favorircelo! Poi, vabbè, glissiamo sul fatto che questi incontri siano sempre a metà settimana e nel primo pomeriggio, eh! Giusto per dire che il 95% delle CE è convinto che noi blogger siamo tutte donnine che vivono a Milano e che non hanno comunque un tubo da fare!

E: magari quello, soprattutto per chi come me non vive proprio ad un tiro di schioppo dal capoluogo lombardo. Tutte le volte che mi arriva un invito o una segnalazione per un incontro è un colpo al cuore perchè non è che posso fare tutti i giorni Cesenatico - Milano. 

LL: ecco! Non dico di pagare l’aereo a chi vive in Sicilia, per carità! Però noi che siamo quelle con collaborazioni assidue e che potremmo saltare su un treno… insomma, sarebbe carino, ogni tanto, agevolarci un po’!

E: ecco, ogni tanto, mica sempre. Va beh, credo che questo rimarrà un bel sogno… Mettiamola così, io mi sento già fortunata per le collaborazioni, perchè ora come ora non deve essere facile trovarne per blog più giovani. 

LL: ah sì, per carità! Aprire un blog adesso vuol dire non avere quasi nessuna chance. Ormai siamo invase e anche gli uffici stampa ti schifano a priori! Quindi, dici che l’abbiamo chiarito il punto centrale? L’hanno capito che non pigliamo un euro manco sottobanco?

E: uhm, secondo me ci sarà sempre chi pensa che ci pagano fior fior di soldoni per parlare bene di questo o quello… Ma se mi pagassero, secondo voi, non starei sempre a fare avanti e indietro per Milano? E invece sto ancora qui ad esaltarmi se uno scrittore si avventura nella lontana e selvaggia Cesena per una presentazione. Oh, roba da dover fare la profillassi antimalarica eh.

LL: e che vai a fare a Milano tu?

E: vengo da te! E poi tutte a guardare le palme… come se non le avessimo mai viste le palme

LL: oh ma se vuoi guardare le palme, ti ci porto io a prescindere. Sai che c’è Tiger lì vicino?

E: uh Tiger!! Eh si perchè qui dove la civiltà stenta ad insinuarsi manco quello c’è!

LL: e visto che divaghiamo, il punto è che non veniamo pagate!

Alla prossima


Buongiorno lettori!
Il mese scorso purtroppo il Si, No, Ni è saltato. Ma tranquilli, ora potete uscire dal vostro periodo di lutto per la sua assenza e tornare a splendere e sorridere perchè ecco qui l'appuntamento tanto atteso! Felici? Come? Sembra mi sia fumata la Nutella? Ehm... si è vero. Scusate, torno me stessa. Però la puntata del Si, No, Ni c'è veramente eh. Oggi vi parlo delle Biblioteche.

SI
- libri di qua e libri di là, libri su, libri giù. Qual è la cosa bella delle Biblioteche? Semplice, scaffali e scaffali di libri!! Certo, qualcuno non sarà nuovissimo e sarà pure un po' malconcio, ma il bello delle Biblioteche, grandi, piccole, di quartiere, scolastiche, tutte, è quello di entrare, spulciare e uscire con qualche bel romanzo tra le mani. E se non ci piace ciò che magari abbiamo scelto dopo tanto riflettere o bramato con infinito desiderio? Che problema c'è? Lo si riporta indietro, ognuno per la sua strada, come se non vi foste mai incontrati e non solo non dobbiamo tenerci sul groppone un libro che starà lì solo ad occupare spazio, ma non lo abbiamo neanche pagato! Gioia e giubilo!! Massima resa, minima spesa!

- non solo libri. Io quando vado in Biblioteca faccio sempre un salto in zona giornali e riviste, perchè il bello di questi luoghi è quello di non limitarsi ai libri ma di proporre alla sua utenza anche un'edicola mediamente fornita oltre a dvd e musica. Io ho il pallino delle riviste storico-archeologiche, ma vuoi il poco spazio in casa (come? E i libri? sentite non mettetevici pure voi che già ogni giorno devo impegnarmi a rimbalzare gli assalti di Madre che mira a buttare... Ma non ci riuscirà, perchè qui oggi noi facciamo la storia al grido di LIBERTÀÀÀÀÀÀÀÀÀÀÀÀÀÀÀÀ... ehm, scusate, non dovevo riguardare Braveheart settimana scorsa..) vuoi il fatto che il loro prezzo è mediamente assurdo preferisco approfittare della mia cara Biblioteca e leggermele lì, nella mia bella poltroncina sul ballatoio.

NI
- segno in agenda? Segno a penna eh! Anche le Biblioteche si devono saper vendere e di conseguenza  per attirare lettori spesso organizzano eventi. I più gettonati sono quelli per bambini e gli incontri con autori. Fortunati colori che hanno una di queste Biblioteche vicino, perchè magari non ci andrà il nome grosso, ma scoprire anche autori locali è bello. Io ovviamente abitando in via che-te-lo-dico-a-fa al civico 00, nel paesino di Qui-non-si-vede-nessuno-manco-la-particella-di-sodio non ho questa fortuna: di eventi per minori di 8 anni quanti ne vuoi, ma ahimè ho superato quell'età giusto da qualche annetto (pochi eh) e il costume da fata Turchina non mi dona.

- Media Library, bella eh, ma che fatica! Non è ancora diffusa ovunque ma da diversi anni alcune Biblioteche sono affiliate a MLOL, un simpatico e niente affatto difficile da pronunciare acronimo che sta per Media Library On Line, un portale che mette a disposizione agli utenti delle varie Biblioteche ebook e riviste digitali. Bello, fighissimo, fantasmagorico... Ni, perchè prima di tutto se siete segnati in Biblioteca da tempo immemore recuperare le credenziali di accesso è cosa mica tanto semplice (avete presente Indiana Jones che per raggiungere il Santo Graal deve comporre una parola sul quel pavimento che se sbaglia lettera lo fa sprofondare al centro della Terra? Ecco, siamo su quel livello) e una volta dentro, dopo tanta fatica, o l'ebook che cercate non c'è o c'è ma avete tutta la popolazione dell'America Latina in fila prima di voi e ti possano cecare se qualcuno mai si cancella....


NO
- Libroooo dove sei??? Dobbiamo fare la sinapsi!! (cit.). La cosa che più odio delle Biblioteche sono i libri spariti. Non è colpa delle Biblioteche, del personale, è colpa tua, homo sapiens sapiens che ti sei perso i due sapiens nella tazza del bagno! Ma che cavolo ti costa riportarlo indietro sto libro? Va bene tenerlo qualche giorno in più, ma porca di quella sdrucciola, prima o poi te lo ritroverai per le mani, ti verrà in mente! Non è che casa tua si chiama Biblioteca Comunale e tu passi le serate ad etichettare i libri! Perché se lo fai fattelo dire da una che passa la sera a litigare coi codici html, fatti una vita! Ma prima riconsegnalo quel cavolo di libro che lo hai preso in prestito che ci stavano ancora i dinosauri che mi scorrazzavano in giardino. 

- la fascia per Miss "Simpatia portami via" va a.... Una c'è sempre, no non fate finta che non sia vero, perchè sembra scritto nella Costituzione che lei debba starci per forza in Biblioteca. La Bibliotecaria antipatica! In un mare di bibliotecarie simpatiche, competenti e preparate lei sbuca sempre fuori, quella che piuttosto che aiutarti fa scattare l'antincendio millantando un'emergenza, quella che quando tu vai a chiedere "Scusi, dove trovo questo libro" ha due possibili risposte, quella rapida che mira a sbarazzarsi di te il più velocemente possibile "è là, dove sono gli altri 3000 libri, non puoi sbagliare" (precisa eh); e la risposta che invece porterà al tuo annientamento "allora, prendi la scala C, poi l'ascensore, non al primo piano, ma al secondo, oppure al primo e poi prendi la scala per l'ammezzato, quindi salti due volte sul posto, giri tre volte su te stessa, non serve a niente ma gli altri si divertono, prendi il quarto corridoio sulla destra, poi giri a sinistra nella quarta porta, no la terza che è il bagno, no la seconda che ci sta l'elfo domestico che dorme, dopo il distributore giri verso l'isola che non c'è, prendi la quarta porta interstellare, secondo scaffale, e trovi il libro. Non mi sembra complicato!". E tu, coi viveri, la bussola, maledicendoti per aver lasciato a casa sherpa e lama ti avii, trovi lo scaffale ma...il libro non c'è! Torni indietro e ... "ops, era qua in esposizione ma lo hanno appena preso in prestito"...


Alla prossima




Buongiorno lettori!
Per la terza giornata di fila vi propongo una recensione, ma devo dirlo, le ultime letture sono state tutte veramente belle, tanto da divorarle in un boccone. Non fa eccezione il libro di cui vi parlerò oggi, uscito giusto ieri per Giunti (che ringrazio per la copia in anteprima), Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato) di Virginia Bramati.

Tutta colpa della mia impazienza
(e di un fiore appena sbocciato)
di Virginia Bramati
Giunti | A | 240 pagine
ebook €5,99 | cartaceo €14,90
8 marzo 2017 | scheda Giunti

Trama
Il nuovo romanzo di Virginia Bramati, che racconta di Agnese, l'adorabile protagonista a cui improvvisamente muore la madre, e che si ritrova a fare i conti con i ritmi lenti della campagna, sullo sfondo di una Brianza sorprendente e rigogliosa, non lontano dal magico borgo di Verate che le sue lettrici hanno imparato ad amare. Agnese è una ragazza esuberante, autonoma, insofferente verso tutto ciò che frena la sua corsa, ma improvvisamente, la vita prende una piega terribilmente dolorosa e si ritrova scaraventata dal centro di una metropoli che non dorme mai, in una grande casa lungo un fiume, immersa nei ritmi immutabili della campagna. Una grande casa in campagna. Una madre morta troppo presto. Un giovane medico dagli occhi buoni e misteriosi. E un'estate in cui tutto sta per cambiare. Pagina dopo pagina, scopriamo insieme ad Agnese la saggezza nascosta nei gesti semplici della cura dei fiori: perché la felicità è più vicina di quanto pensiamo, se solo sappiamo rallentare e guardarla negli occhi.


Crescendo avevo affinato le armi per confutare la sua tesi dell'«ogni cosa a suo tempo», puntualizzando come l'impazienza sia veloce, frizzante, viva. Porta ad agire con vigore e coraggio, è fautrice dei grandi cambiamenti storici, ispiratrice delle grandi rivoluzioni.
E' così che, per la mamma, ero diventata «Agnese o dell'impazienza».
Io non so che cosa stia succedendo. Sarà l'aria di primavera, sarà che finalmente la vita in casa sta tornando a ritmi normali, sarà che aprile si avvicina e con esso la trasferta milanese, ma sta di fatto che questo è il terzo libro di fila che mi piace e che divoro alla velocità della luce. Anzi per la precisione non solo mi è piaciuto, ne sono proprio entusiasta. Non avevo mai letto niente di Virginia Bramati ma questo si colloca a piene mani tra le letture preferite dell'anno, quelle che consiglierò a destra e manca, che regalerò.
Perché? Semplice, per Agnese, la protagonista, per l'ambientazione brianzola e per una storia che mi ha fatto commuovere, ridere, stare con il fiato sospeso.

La storia si incentra su questa ragazza alle prese con la maturità che, dopo la morte improvvisa della madre e la conseguente depressione del padre, si ritrova a vivere da Milano a Terzi, paesino rurale della Brianza, in cui tutti si conoscono e in cui tutti sono grati al benefattore nobile del luogo, il conte Enrico Bonvicini. E partiamo proprio da questa ambientazione, da Terzi, un paesino immerso nella campagna lombarda, in cui gli inverni sono grigi, freddi e nebbiosi ma le primavere e le estati sono un'esplosione di vita e di colori: campi coltivati, orti, fiori che sbocciano. Questo territorio così vero, così tangibile si trova in ogni riga del romanzo, quasi coprotagonista del racconto. Vediamo la nebbia che da il benvenuto ad Agnese, ma anche il caldo torrido che le scotta la pelle, i profumi dei fiori, il ronzare delle api, i rumori dei trattori. L'autrice ci da un'immagine molto vivida del luogo e riesce a farcelo amare. Poi ci sono gli abitanti di Terzi, un vero e proprio spaccato di vita di provincia, quasi d'altri tempi, con il parroco scontroso e misogino, l'edicola che fa anche da libreria, rivendita di souvenir, cartoleria, emporio e tutti che hanno un debito di riconoscenza verso il signorotto della zona, sovvenzionatore di studi, munifico presidente di questa e quella associazione, proprietario dell'oramai chiusa cartiera di famiglia, che tanto bene ha fatto ai lavoratori del territorio.

Ma quello che mi è piaciuto di più è la protagonista Agnese. Divertente e ironica, coraggiosa  spregiudicata. E' stata certamente colpita dalla morte improvvisa della madre, le manca ogni giorno, eppure non è uno di quei personaggi che vorresti prendere a schiaffi urlandole "reagisci!". No, vuole ricordare la madre, che vede e sente nelle piccole cose della quotidianità, ma riesce comunque a vivere la sua vita. Magari non ha ancora un'idea precisa del suo futuro, università in primis, ma Agnese è una tosta, che si batte contro le ingiustizie e non si ferma davanti ad un no. E lotta Agnese, armata di quella lingua lunga, della sua faccetta di bronzo e anche di una sana dose di irriverente e dissacrante ironia.

Un pizzico di giallo, un bel po' di romanzo di formazione ma anche di storia d'amore, il tutto ben dosato ma soprattutto scritto con un stile fresco, mai banale, veloce e impaziente, proprio come Agnese.
Posso dirlo? Mi sono avvicinata a questo libro per la copertina (non è splendida?) dai colori intensi e estivi, che molto ricordano i colori della campagna estiva, di quelle giornate dal cielo terso, ma tra le sue pagine ho trovato molto, molto di più, ho trovato una storia e una protagonista di cui innamorarsi, ho trovato il profumo dei fiori ma anche la frizzante attesa di quello che verrà.

Alla prossima


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43 anni
Cesenatico♥
Datemi un libro, un tè e una giornata piovosa, mi farete felice. Ogni libro è un'avventura incredibile e io voglio viverla! Voi no?


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