Recensione: Lo strano caso dell'apprendista libraia - Deborah Meyler

by - settembre 30, 2014

Buona sera amici lettori!
Questa mattina ho terminato Lo strano caso dell'apprendista libraia di Deborah Meyler, quindi oggi pomeriggio mi sono messa bella comoda in giardino (si stava così bene!), pronta a scriverne la recensione. In realtà questa recensione ha un significato in più' per me perché segna anche l'inizio della mia collaborazione con la Garzanti. Non potete neanche immaginare come sia emozionata!! Ovviamente ringrazio la Casa Editrice per questa occasione e per avermi dato la possibilità di leggere questo libro. Ma bando ai sentimentalismo e iniziamo!!


Titolo: Lo strano caso dell'apprendista libraia
Titolo originale: The Bookstore
Autore: Deborah Meyler
Editore: Garzanti
Collana: Narratori moderni
Pagine: 348
Ebook: € 9,99
Cartaceo: € 16,40
Data di pubblicazione: 28 agosto 2014
TRAMA

Esme ama ogni angolo di New York e soprattutto il suo posto speciale: The Owl, la piccola libreria nell'Upper West Side. Un luogo magico in cui si narra che Pynchon amasse passare pomeriggi d'inverno. Un luogo che può nascondere insoliti tesori, come una prima edizione del Vecchio e il mare di Hemingway. Tra quei vecchi e polverosi scaffali Esme si sente felice. Ed è lì che il destino decide di sorriderle. Sulla vetrina della libreria è appeso un cartello: cercasi libraia. È l'occasione che aspettava, il lavoro di cui ha tanto bisogno. Perché a soli ventitré anni è incinta e non sa cosa fare: il fidanzato Mitchell l'ha lasciata prima che potesse parlargli del bambino. La più grande passione di Esme è la lettura, ma non ha nessuna idea di come funzioni una libreria. Eppure ad aiutarla ci sono i sui curiosi colleghi: George che crede ancora che le parole possano cambiare i mondo; Linda che ha un consiglio per tutti; David e il suo sogno di fare l'attore. E poi c'è Luke timido e taciturno che comunica con lei con la sua musica, con le note della sua chitarra. Sono loro a insegnarle la difficile arte di indovinare i desideri dei lettori: il Mago di Oz può salvare una giornata storta, il Giovane Holden fa vedere le cose da una nuova prospettiva e tra le opere di Shakespeare si trova sempre una risposta per ogni domanda. E proprio quando Esme riesce di nuovo a guardare al futuro con fiducia, la vita la sorprende ancora: Mitchell scopre del bambino e vuole tornare con lei...


RECENSIONE
A volte le cose vanno come devono andare, altre il destino ci mette lo zampino e un gesto semplice come entrare in libreria in un momento di sconforto ti cambia la vita. Questo succede a Esme, giovane inglese trapiantata a New York. Esme studia storia dell'arte alla Columbia, ha una relazione con Mitchell ed è incinta. La sua è una situazione tutt'altro che felice, dato che il papà del bimbo la lascia ancora prima di sapere della sua condizione. Ed è proprio ora, nel momento in cui si sente sola e confusa, abbandonata  e tradita, che Esme entra nella piccola libreria La Civetta, "schiacciata fra un negozio di Staples e uno di Gap", dove è solita farsi un giretto anche a tarda sera. E qui trova un lavoretto come apprendista che le consente di rimpinguare le sue finanze tutt'altro che floride.


Come si può non amare La Civetta fin dalla sua prima apparizione? Nella grande, caotica  e luminosa New York un piccolo negozio, poco più di una stanza stipata all'inverosimile di libri, cerca di portare avanti il vero amore per la lettura e per i libri. E non è importante la polvere, l'ordine che non c'è o la mancanza del caffè! La Civetta è perfetta così come è, con i suoi angoletti più isolati, la sua collezione di cartoline usate, i suoi espositori di tascabili sgualciti a 1 dollaro e i suoi clienti.

  Forse perché sembra così insignificante, la Civetta riesce a rimanere una vecchia libreria sgangherata. Staples e Gap, accecati dal loro stesso splendore, non si accorgono quasi della sua esistenza, esattamente come gli altri giganti a caccia di una sede adatta. Ma in realtà brilla come un gioiello scuro in una strada luccicante. 

Non mi stupisco che Esme presa dai problemi e dalle ansie per un futuro quanto mai incerto capiti proprio qui e che qui sia felice. Infondo lei è proprio come questa piccola libreria: immersa in un mondo di luci e addobbi, ma anche di falsità e freddezza. Mitchell, la sua famiglia, non la vedono per quello che è, troppo presi dalla loro perfezione e altezza sociale, troppo snob per capire che presto un nuovo membro si aggiungerà alle loro famiglie.
Esme vuole una famiglia per suo figlio, un padre e una madre e fin da subito si sente legata a questo "grumo di cellule" che cerca con tutte le sue forze di proteggere dalle sue stesse paure, dalle tutt'altro che sottili spinte all'aborto che lo stesso Mitchell le fa una volta scoperta la gravidanza e dal caso che lo mette in pericolo. Il suo desiderio di creare una vera famiglia è tale da metterle il paraocchi davanti all'atteggiamento sprezzante e arrogante dell'uomo. I due si rimetto insieme, ma la loro è una relazione che ho trovato strana  e morbosa. Ogni volta che Mitchell entrava in scena ero tentata di chiudere il libro e lanciarlo lontano da me tanto era il nervoso che quest' uomo mi dava. Non capisco Esme, veramente non ci riesco: Mitchell la tratta da schifo, la prende e la molla, è accondiscendente, egoista, egocentrico, sbruffone, bugiardo. E lei? Gli muore dietro, lo cerca, gli da occasioni su occasioni. Perché?? Capisco la situazione, capisco che la gravidanza cambia tutto, ma mai, neanche per un secondo mi sono immaginata Mitchell con in mano un bambino. Uno così non potrà mai essere un buon padre (ma neanche uno mediocre), è troppo pieno di se!
In fondo il bello di questo libro sta anche un po' in questo. E' un romanzo d'amore, ma senza una storia d'amore. Parla dell'amore per un bambino non ancora nato, per libri che non solo raccontano una storia ma che sono loro stessi storia, per un gruppo di amici eterogeneo e sconclusionato, per una città. Quindi non cadiamo nel solito cliché lei, lui, l'altro e un grande amore.

Per la prima volta in un libro ho amato tutti i personaggi. Esme è dolce e fragile, a volte l'avrei voluta più combattiva e anche più testarda, ma ha comunque un cuore grande così! La scoperta della gravidanza all'inizio non la fa felice, anzi, si sente sola e triste, pensa di non avere il bambino, pensa a quello che perderebbe se lo tenesse. E c'è da biasimarla? No! Ha una reazione reale, vera, quella che una qualsiasi ragazza potrebbe avere. Capisce subito che un bambino non è solo dolci peluche sparsi per casa, sorrisi e coccole, ma molto di più. Nel suo percorso cade molte volete, si trova in difficoltà,  sbaglia, più volte si lascia trasportare dalla tristezza, ma alla fine non molla mai, difende se stessa e il bimbo.
I personaggi che gravitano intorno alla libreria sono molto diversi tra loro, ma in un certo i senso anche simili: sono persone dalle più svariate estrazioni sociali, dai senza tetto in su, ma hanno in comune la necessità di raccontarsi, alcuni in maniera diretta altri tramite un tratto o un oggetto distintivo, come può essere un asciugamano verde arrotolato in testa. Sono persone curiose e che incuriosiscono, che non lasciano indifferenti.
Neanche a dirlo quello che ho odiato con tutta me stessa è Mitchell, ma è comunque un personaggio importante nel racconto, che fa sentire la differenza tra ciò che è vero e tangibile e ciò che è solo una pia illusione, tra ciò che è casa e ciò che ci è estraneo.

In conclusione, mi è piaciuto! Ero un po' titubante all'inizio, un po' perché oramai i libri sui libri e sulle librerie sono un po' ovunque, un po' perché l'idea della gravidanza non è che mi piacesse. Però alla fine ho trovato una lettura ricca e interessante, forse con un po' troppe citazioni, anche dove non necessarie, ma comunque piacevole, soprattutto per l'atmosfera che l'autrice ha saputo creare. L'unico appunto che mi sento veramente di fare è il titolo che non ho trovato poi così coerente con la storia e anche troppo lungo (non amo i titoli lunghi... lo so, sono strana!); avrei preferito quello originale.

Voto...


Alla prossima
Eliza


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